Avvocato del Foro di Milano dal 2011, si è sempre occupato di diritto del lavoro, nei vari aspetti attinenti alla gestione dei rapporti di lavoro, sua genesi e risoluzione, ed ha maturato una esperienza specifica nel settore dell’informazione e del giornalismo.
La situazione contingente legata all’epidemia da Covid-19 ha trasformato lo smart-working (o lavoro agile, secondo la definizione del legislatore italiano) da modalità di svolgimento dell’attività lavorativa utilizzata da un numero tutto sommato contenuto (ancorché crescente) di aziende, perlopiù per alcune giornate alla settimana o al mese, a modus operandi principale o esclusivo in molte realtà aziendali.
Ciò anche in virtù della normativa del periodo di emergenza che, derogando alla disciplina sul lavoro agile contenute nel d. lgs. 81/2017 ha autorizzato uno smart working “semplificato", anche in assenza di previo accordo scritto tra datore di lavoro e lavoratore.
La diffusione capillare dello smart working ha portato alla ribalta tematiche su cui la dottrina si era già interrogata in anni passati, ed in particolare quelle relative al c.d. diritto alla disconnessione del lavoratore, e alla tutela della privacy dello stesso.