Fondatore e managing partner di P&A | Panetta & Associati Studio Legale
Avvocato Cassazionista, è internazionalmente riconosciuto tra i massimi esperti di diritto applicato alle nuove tecnologie, Internet, Privacy, cybersecurity e ambientale, anche in ragione dei numerosi e prestigiosi ruoli ricoperti ormai da anni nelle fila delle principali autorità ed organizzazioni di settore.
Scegliere le parole giuste non è mai stato tanto arduo come in questo momento. L’emergenza che noi tutti stiamo affrontando si connota di una brutalità capace di indebolirci non solo nel fisico e nella mente, ma anche nel linguaggio. Ogni espressione sembra apparire inadeguata. Perché nessuno, nemmeno il nostro vocabolario, era pronto a tutto questo.
Il contesto impone, pertanto, un uso ponderato di ogni termine, tentando il più possibile di rispettarne la natura descrittiva. A tal riguardo, nella narrazione della crisi, trovo con grande ricorrenza la parola “unione”. Nel suo più diffuso impiego, si tratta ormai di una sorta di licenza poetica che gli italiani appongono a conclusione dell’Inno di Mameli, con grande contagio di speranza. Ma l’“Unione” è anche quella Europea, e molto si discute sulla presenza (o l’assenza, dipende dai punti di vista) di una risposta comune, unita appunto.
Già dall’analisi lessicale della gestione e della risposta all’emergenza Coronavirus da parte della comunità europea emerge la prima tensione. E, tuttavia, non compete certo a me un’analisi geopolitica del momento attuale.
Ho quindi optato per una differente parola a guidare la presente riflessione. Ho scelto “contrapposizione”. L’ho fatto perché mi occupo di protezione dei dati personali e il termine, ultimamente, è salito velocemente alla ribalta.