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Il dialogo tra generazioni è centrale nella sua visione. Come possono le aziende italiane coinvolgere in modo efficace i giovani più sensibili ai temi della sostenibilità, valorizzando al contempo l’esperienza delle generazioni precedenti in un’ottica di collaborazione intergenerazionale?
Le differenze generazionali rappresentano un’opportunità strategica per affrontare le sfide della sostenibilità. La generazione del dopoguerra e quella dei Boomers hanno vissuto un periodo di ricostruzione economica orientato alla crescita, talvolta tralasciando gli impatti sociali e ambientali, mentre i giovani di oggi crescono in un contesto in cui la sostenibilità è centrale.
Per creare un dialogo intergenerazionale efficace, le aziende dovrebbero valorizzare il contributo unico di ogni generazione. I giovani, maggiormente sensibili e preparati grazie alla formazione e all’esposizione alle tematiche ESG, possono portare nuove prospettive e una forte attenzione all’inclusione e alla sostenibilità. Le generazioni più mature, invece, offrono un patrimonio di esperienze prezioso, aiutando a evitare errori del passato e trasferendo competenze fondamentali per affrontare la complessità del mondo aziendale.
Questo scambio può essere facilitato attraverso strumenti concreti, come programmi di mentoring reciproco, workshop e spazi di confronto strutturati. Un linguaggio comune e il riconoscimento del valore di entrambe le prospettive diventano quindi essenziali per costruire un terreno fertile per innovazione e crescita sostenibile.
Nel suo libro emerge una forte attenzione alla sostenibilità come cultura nativa e consapevolezza condivisa. A che punto ritiene che sia l’Italia in questo percorso? E quali strumenti possono aiutare il nostro Paese ad accelerare verso una vera transizione sostenibile?
L’Italia sta avanzando verso la sostenibilità, ma il livello di maturità delle imprese è ancora disomogeneo. Buona parte delle aziende italiane non ha avviato alcun percorso di transizione sostenibile o si trova a uno stadio iniziale, mentre poche realtà aziendali hanno raggiunto uno stadio avanzato. Tutto ciò sottolinea l’urgenza di interventi strutturati per accompagnare le imprese nel cambiamento.
Per accelerare questa transizione, è indispensabile adottare una governance della sostenibilità, capace di integrare nella propria strategia di crescita uno sviluppo economico, ambientale e sociale, rispondendo in modo concreto alle esigenze degli stakeholder. Le imprese devono tradurre gli obiettivi ESG in azioni misurabili, assicurando trasparenza e responsabilità nei processi decisionali.
La sostenibilità non deve essere vista solo come un obbligo normativo. Può e deve diventare una leva strategica per trasformare il tessuto economico italiano, migliorare la competitività internazionale e costruire un sistema imprenditoriale più etico, inclusivo e resiliente, al fine di coniugare innovazione e impatti positivi per la società e il pianeta.
Passare dalla «customer satisfaction» all’«ESG Stakeholder Satisfaction» implica un modello di management più inclusivo e consapevole. Quali sono, secondo lei, i principali ostacoli che le aziende italiane devono superare per abbracciare questa visione più ampia?
Il principale ostacolo è rappresentato dall’avversione al cambiamento, in particolare tra le generazioni più mature che spesso occupano posizioni di vertice nelle aziende. Per superare questo limite è necessario adottare una prospettiva più ampia, evolvendo dalla tradizionale «customer satisfaction», incentrata esclusivamente sul cliente, verso un approccio di «ESG Stakeholder Satisfaction», che pone al centro tutti i portatori di interesse di un’impresa, come collaboratori, fornitori, azionisti, clienti e territorio.
Per attuarlo, è fondamentale una mappatura chiara degli stakeholder, identificando le loro priorità in ambito ESG e integrandole nei processi aziendali. Si tratta di integrare attivamente ogni interlocutore nel processo decisionale, dando valore alle loro aspettative e costruendo rapporti basati sulla fiducia reciproca. Diversità, inclusione e sostenibilità non devono essere percepiti solo come valori etici, ma come strumenti concreti per attrarre talenti, stimolare l’innovazione, sviluppare una mentalità aperta e garantire la competitività a lungo termine.
Le aziende devono adottare una visione strategica, anticipando le trasformazioni del contesto economico e sociale. In questo scenario, il dialogo e la collaborazione tra stakeholder possono diventare un “moltiplicatore virtuoso”, contribuendo alla creazione di valore condiviso. Ogni interlocutore, attraverso il proprio contributo, rafforza l’intero sistema, dando vita a un effetto domino positivo che alimenta crescita e sostenibilità, generando impatti concreti per tutti gli attori coinvolti.
Tornando a questo preciso momento storico, le Generazioni Zeta e Alpha, cresciute con l’emergenza climatica, mostrano una forte preferenza per aziende impegnate nella sostenibilità e responsabilità sociale. Ritiene che le imprese debbano adattare le proprie strategie per attrarre e coinvolgere i dipendenti del domani?
Assolutamente sì.
La Generazione Z (1996-2010) attribuisce grande valore all’impegno delle aziende per la sostenibilità e la responsabilità sociale. Anche se la Generazione Alpha è ancora giovane (2010 in poi), già si percepisce che crescerà con un’attenzione maggiore verso l’ambiente, l’equilibrio tra vita privata e professionale e l’impatto sociale delle imprese.
I giovani di oggi sono influenzati dalle difficoltà che i loro genitori hanno affrontato e desiderano un cambiamento, cercando un benessere che vada oltre la semplice produttività. Essi aspirano a un equilibrio che valorizzi non solo il successo professionale, ma anche la qualità della vita, l’impatto sociale e l’ambiente. Le aziende devono rispondere a queste esigenze, adottando una cultura più attenta al benessere individuale e collettivo, basata su principi di flessibilità, inclusività e sostenibilità.
Non basta più misurare il successo in termini di performance economica: i giovani talenti cercano ambienti di lavoro che riflettano i loro valori e che promuovano un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. In questo contesto, le imprese devono essere consapevoli che le nuove generazioni non sono solo il futuro delle organizzazioni, ma anche consumatori e ambasciatori dei brand. Creare un dialogo autentico e impegnarsi in azioni concrete per il bene comune è fondamentale per attrarre i migliori talenti e costruire un futuro aziendale solido e sostenibile.