04 Aprile 2018

La reputazione aziendale online

STEFANO PREVITI

Immagine dell'articolo: <span>La reputazione aziendale online</span>

Abstract

Esistono metodi efficaci per tutelare la reputazione delle aziende nello sconfinato mondo della rete? Come si identificano i soggetti responsabili delle lesioni all'altrui reputazione in ambito digitale?

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Sempre più imprese investono ed investiranno in reputazione, consapevoli che la stima di cui si gode in rete è un fattore determinante per chi voglia operare sul mercato, tanto che la reputazione viene ormai, di fatto, equiparata ad un vero e proprio bene aziendale, il cui valore assume oggi rilievo primario.

È interessante osservare come la prevenzione da possibili minacce si attui a partire dall’interno (cosiddetta prevenzione in house), attraverso linee guida, procedure ed istruzioni operative (anche per l’utilizzo dei social media), che chiariscano prima di tutto a chi fa parte dell’organizzazione aziendale i valori e i principi che guidano l’azione della società, per garantire che tutte le attività aziendali siano svolte nell’osservanza delle norme di riferimento e delle policy interne. All’esterno, invece, la valorizzazione e protezione del brand si persegue, soprattutto, con la registrazione dei marchi e dei segni distintivi in generale dell’azienda e con l’apertura di canali social e profili internet, in grado di garantire, insieme al sito istituzionale, una presenza costante dell’azienda sul web e di far in modo che le opinioni dei clienti o utenti in genere siano sì incoraggiate, ma in qualche modo guidate e, comunque, regolate e moderate all’interno di spazi gestiti dall’azienda stessa.

Rilievo centrale assume l’attività di monitoraggio, finalizzata alla verifica della reputazione ed alla sua difesa. Le aziende più attrezzate non si affidano a verifiche e segnalazioni sporadiche, ma dispongono di software sviluppati ad hoc, che permettono la sorveglianza continua del brand all’interno delle pagine internet, consentendo all’azienda di venire tempestivamente a conoscenza di eventuali usi impropri e non autorizzati del medesimo brand, di commenti denigratori, di utilizzi abusivi dei nomi di dominio, di vere e proprie contraffazioni del marchio, nonché di eventuali depositi, da parte di soggetti terzi, di domande di marchio in potenziale conflitto con il proprio. L’attività di monitoraggio, se ben eseguita, è il presupposto necessario per poter mettere in atto una efficace azione di contrasto agli attacchi reputazionali.

L’ambiente online presenta, infatti, interessanti opportunità, ma anche potenziali minacce per le aziende. 

I fenomeni lesivi più pericolosi sono quotidianamente all’attenzione pubblica: fake news, diffamazioni, contraffazioni, furti di dati e di identità e aggressioni ai sistemi informatici. 

Certamente le aziende conoscono questi pericoli, ma possiedono il giusto grado di consapevolezza ed organizzazione per prevenire e combattere tali attività illecite?

La creazione di appositi gruppi di lavoro e di procedure dedicate è fondamentale in una materia che necessita del contributo di diverse figure professionali, adeguatamente specializzate, e nella quale la tempestività degli interventi risulta spesso decisiva.

Dal lato legale, attività stragiudiziali come diffide, richieste di rimozione o di delisting potranno portare risultati concreti o costituire il primo necessario passo per agire in giudizio. Considerata infatti la frequente difficoltà di individuare e colpire i responsabili diretti delle attività illegali, spesso protetti dall'anonimato, risulta cruciale il coinvolgimento dei c.d. internet service providers - ovvero i soggetti fornitori, proprietari e gestori dei portali che offrono i servizi attraverso cui vengono commessi gli illeciti – i quali, se debitamente posti a conoscenza dell’esistenza dei contenuti illeciti e messi in condizione di rimuoverli, deindicizzarli o inibirne l’accesso, sono giuridicamente tenuti ad attivarsi perché ciò sia fatto. Ed infatti, la prima esigenza in capo all'azienda che abbia subito un danno alla propria reputazione online, è l’urgenza di interrompere – quanto prima – la condotta lesiva, e, successivamente, ove ricorrano i presupposti, domandare il ristoro del danno, sia esso patrimoniale, ex art. 2043 c.c., che non patrimoniale, ex art. 2059 c.c..

In questo contesto, l’esperienza insegna che:

  • è possibile selezionare il materiale presente in rete, concentrando l’attenzione sulle fonti in grado di incidere in maniera significativa sulla reputazione; 
  • è possibile partecipare ad un dibattito in rete, incidendo significativamente sulla percezione del pubblico;
  • è possibile stroncare sul piano legale le diffamazioni;
  • è possibile, nei casi più gravi, ottenere il ristoro dei danni ingiustamente patiti.

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