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Erano gli anni ’90 quando frequentavo l’università e il diritto era ancora quel concetto tradizionale di norme e regole da conoscere per il buon vivere civile. Erano gli anni in cui nel percorso di un laureando in giurisprudenza non si parlava certo di soft skills o di lingue straniere. Dal percorso di studi giuridici uscivano futuri avvocati, magistrati, notai e giuristi d’impresa.
Completati gli studi, alcuni intraprendevano la carriera d’azienda, mentre altri si inerpicavano sulle strade della pratica legale, fatta di ore spese sui libri e altre in cancelleria o al seguito del dominus in giro per aule giudiziarie per apprendere l’arte della professione forense. Il dominus rappresentava un mentore, un maestro da cui trarre insegnamento sia per la parte giuridica del mestiere, che per quella pratica della sua gestione. I clienti erano entità lontane dal praticante, erano competenza del dominus, rappresentandone il patrimonio economico e di relazione.
In quegli anni l’avvocato era ancora visto come figura sociale di spicco, guardato con riverenza e dai giovani visto come un punto di arrivo di una carriera di studi, che avrebbe coronato tanti anni di sacrifici sui libri con soddisfazioni economiche e morali.
Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e l’avvocato, come il giurista d’impresa, ha subìto l’evoluzione che i tempi portano con sé. Con la crisi economica mondiale del 2008 il cambiamento ha poi preso un’accelerazione importante, finendo per ridisegnare la figura del professionista legale, sia del libero foro che interno all’azienda. Le istanze sociali ed economiche sono mutate e con esse anche le competenze e il ruolo richiesto al professionista del diritto. Da mero tecnico del diritto, oggi il professionista forense è diventato sempre più un partner di business dei propri clienti, in particolare delle aziende.
Oggi all’avvocato è richiesta la conoscenza del mercato, la capacità di gestione della comunicazione, la capacità di condurre negoziazioni. Oggi il cliente business vuole che il proprio consulente conosca l’organizzazione dell’azienda, sappia comunicare con i propri legali interni con il medesimo linguaggio aziendale, conosca i prodotti e servizi dell’azienda cliente e sappia consigliare sulle scelte migliori non solo in ottica normativa, ma anche di business. Non basta più, quindi, solo la conoscenza del diritto, ci vuole ben altro per completare la figura del moderno avvocato.
Allo stesso tempo, al giurista d’impresa è richiesta una preparazione molto più manageriale di un tempo. Chi vuole entrare in azienda deve conoscere le lingue, deve avere contezza di come funziona un’azienda, deve saper leggere un bilancio e saper interpretare un business plan. Il giurista d’impresa deve saper interagire con tutte le funzioni aziendali, rispettandone i tempi e coordinandosi con esse. Deve essere un manager a pieno titolo.
Torniamo al nostro laureato in legge. Cosa deve sapere oggi per essere pronto al mercato legale? Innanzitutto deve avere una preparazione che vada ben al di là della conoscenza normativa e contenga anche aspetti di managerialità, quali la capacità di gestire il proprio tempo, di saper organizzare le attività, di sapere programmare e pianificare; il neo giurista deve saper gestire le proprie energie (lo stress in primis) in un mondo che tenderà sempre più a sfibrare con i mille input quotidiani e una velocità febbrile; deve saper lavorare in team, fare squadra, perché il libero battitore e l’individualista avranno sempre meno spazio in un mondo così complesso come quello che ci si prospetta davanti; deve saper fare scelte che tengano conto di una molteplicità di aspetti, non solo giuridici, che considerino l’impatto mediatico di certe scelte e l’impatto organizzativo. In altre parole, il futuro giurista d’impresa, come il futuro avvocato, dovrà essere sempre più manager del diritto, portando con sé una visione imprenditoriale accanto a quella del tecnico del diritto.
Con l’Academy di 4cLegal parte una nuova era del diritto, dove si vogliono valorizzare i giovani laureati in legge che dimostreranno non solo una solida preparazione giuridica, ma anche una nuova mentalità manageriale e un’attitudine al team working. Dopo oltre vent’anni di lavoro nel mondo legal della comunicazione, del coaching e della formazione è per me un onore e un piacere dare il mio contributo a questo meraviglioso progetto, che premia con meritocrazia i migliori laureati in giurisprudenza dotati di talento e destinati a lasciare il segno nel futuro della professione.
Il mio compito sarà di valutare le soft skills presenti in ciascun candidato, quindi l’attitudine di ciascuno alla comunicazione interpersonale, le doti da negoziatore, l’intuito per instaurare relazione empatiche, la capacità di gestione dello stress, la capacità di gestione del tempo, la leadership, la capacità di parlare in pubblico e di lavorare in team.
Che vinca il migliore!