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Una dei corsi di laurea più ambiti un tempo era proprio giurisprudenza. Le ragioni erano molteplici: era una laurea poliedrica che apriva le porte a molte possibilità di carriera e di occupazione; offriva una buona preparazione culturale; era socialmente riconosciuta come uno dei percorsi di laurea più completi sotto il profilo formativo.
È ancora così? Beh, assistiamo tutti ad un cambio di cultura anche per ciò che riguarda il valore di questo titolo nel mondo del lavoro. Le banche non assumono più, anzi riducono il personale; i concorsi pubblici latitano; la libera professione è cambiata e una volta laureati non si è ancora pronti ad affrontare il mercato legale.
Oggi sono gli studi legali a diventare datori di lavoro e svolgere quella funzione un tempo svolta dalla banca: lo studio sta cambiando pelle, si struttura, si organizza, si compone di professionisti e staff e ciò che accade è che si creano livelli di seniority nello studio, a cominciare dai fondatori titolari e partners, ai senior associate, agli associate fino ai trainee, cioè i praticanti. Se escludiamo i partners, che sono le figure più vicine all’idea dell’avvocato libero professionista per la libertà di azione in loro possesso, tutti gli altri sono figure “ibride”, una via di mezzo tra liberi professionisti (hanno partita iva) e dipendenti (hanno orari di lavoro, retribuzione mensile e sono inseriti in una gerarchia organizzativa ben definita).
Al laureato in giurisprudenza dunque oggi si apre la strada dell’azienda, dove avvierà carriera del giurista d’impresa, oppure quella della libera professione, dove, almeno per i primi anni, si troverà in un altro tipo di organizzazione che sempre di più assomiglia all’azienda: lo studio associato o la Stp.
In entrambi i casi l’università riesce oggi a formare figure professionali complete, pronte per il mercato in cui si inseriranno e andranno ad operare? La risposta al momento è “non proprio”. Ancora i corsi di laurea puntano sulla preparazione giuridica, poco sensibili alle esigenze pratiche del futuro giurista – d’impresa o del libero foro – che deve oggi avere anche competenze manageriali e imprenditoriali per poter svolgere al meglio la propria attività. Saper gestire il tempo e lo stress, saper negoziare e comunicare con efficacia, saper delegare e dare il feedback, saper lavorare in team (team working), saper definire una vision, un business plan e un business model sono skills fondamentali per un moderno avvocato e giurista d’impresa.
Il progetto di 4cLegal, l’Academy, vuole sensibilizzare e creare un ponte proprio tra queste due realtà, l’università e il mercato legale nelle sue varie accezioni, in modo da creare una sinergia tra i due momenti, formativo e lavorativo, a vantaggio dei giovani da un lato e delle aziende e studi professionali dall’altro. Nel percorso che affronteranno i neolaureati che supereranno le fasi di selezione in corso in questo momento, troveranno accanto alle materie giuridiche anche quelle soft skills che completano oggi il bagaglio culturale e gli “attrezzi di lavoro” del professionista legale. In giuria stiamo valutando ogni aspetto che possa farci intuire quale sarà il legal talent del 2018 e futura stella dell’avvocatura o del mondo giuridico d’azienda 4.0.
Seguiteci e scoprirete insieme a noi e ai nostri partecipanti cosa richiede oggi il mercato, come bisogna porsi, come creare il matching tra domanda e offerta di servizi.
Agosto è un ottimo periodo per dedicarsi al futuro!