05 Dicembre 2017

Beauty (contest) and the best. Lettera aperta al Direttore di Legalcommunity.it Nicola Di Molfetta

ALESSANDRO RENNA

Immagine dell'articolo: <span>Beauty (contest) and the best. Lettera aperta al Direttore di Legalcommunity.it Nicola Di Molfetta</span>

Abstract

Il Direttore di Legalcommunity Di Molfetta indica alcune caratteristiche e potenziali criticità del software che gestisce beauty contest per la selezione degli studi legali. L’unico software per beauty contest è oggi quello di 4cLegal, da qui la necessità di alcuni nostri doverosi chiarimenti, per non lasciare spazio a equivoci maldestri.

* * *

Caro Nicola,

ho letto con interesse il Tuo articolo “Beauty (contest) and the beast”, pubblicato lo stesso giorno del nostro Congresso Annuale dedicato alla presentazione del Mercato Legale 4.0 presso l’Auditorium di Assolombarda (26 giugno scorso).

Ti ringrazio anzitutto perché la Tua testata giornalistica ha deciso di dedicare attenzione a questo tema formulando considerazioni e avanzando dubbi che credo assolutamente meritevoli di approfondimento e confronto.

Provo a sintetizzare di seguito le considerazioni che ho trovato nel Tuo articolo, permettendomi di riportare il relativo link per lettura completa da parte degli interessati (Articolo LC). Le evidenziazioni che seguono sono mie e riguardano i punti cui è necessario prestare a mio avviso maggiore attenzione:

  • l’“evoluzione tecnologica” rende il ricorso al beauty contest “sempre più facile” ma non è detto che lo renda più “efficace”; “Un utilizzo troppo disinvolto dello strumento” reca due rischi: per gli avvocati, il rischio è di “essere considerati più adatti per seguire una pratica solo perché più economici”, “per i legal counsel o i responsabili di queste selezioni, il rischio è quello di perdere il controllo sulla gestione della spesa legale dell’azienda e sulla sua regia. Infatti, risparmiare sulle spese di assegnazione di un incarico può essere utile nell’immediato per far quadrare i conti del budget annuale. Ma in seconda battuta, si rischia di pagare con gli interessi le conseguenze di un lavoro poco accurato o non adeguato alle esigenze dell’azienda”;
  • se si avvalora l’idea che certi processi di selezione delle competenze professionali possano essere affidati a un software o ad altri sistemi capaci di gestirli in maniera più o meno automatica, il rischio è che il ruolo stesso del giurista d’impresa possa essere ritenuto superfluo (almeno in parte).” Tuttavia, poche righe dopo, “Perché, al di là del software, chi sceglie e si assume le relative responsabilità è un professionista in carne e ossa.”;
  • è vero che il grande pregio dei beauty contest è quello di allargare il mercato, creare occasioni per chi diversamente rischierebbe di rimanere escluso dalle assegnazioni dirette degli incarichi. Ma questo accade in un mondo ideale. Nella realtà, a valle di un processo di selezione ci saranno sempre delle scelte che favoriranno alcuni e penalizzeranno altri operatori”. 

Come anticipato, credo che le Tue osservazioni si riferiscano al software 4cLegal, posto che non vi sono altri operatori che abbiano proposto sul mercato un software per la gestione dei beauty contest. Doverosa quindi qualche precisazione, affinché anche il Tuo magazine possa esprimere commenti basati su una corretta comprensione della realtà:

  1. Il beauty contest non è una procedura che premia il prezzo più basso. Rimettendo per un momento i panni dell’avvocato professionista, lasciati quasi tre anni fa, credo che scegliere uno studio legale perché fa dei prezzi più bassi degli altri sia una scelta che denota, semplicemente, la mancata conoscenza di che cosa sia effettivamente l’assistenza legale, di quali competenze, assunzioni di responsabilità e complessità essa implichi. Credo che questo sia ben noto ai General Counsel italiani e non posso immaginarne alcuno che si troverebbe a proprio agio nello spiegare al proprio CEO che qualcosa è andato storto ma nell’affidamento dell’incarico…. Era stato ottenuto un “bel risparmio”.
  2. Il beauty contest, al contrario, è la procedura per scegliere il miglior studio legale in relazione a un mix di competenze, esperienze, capacità organizzative e competitività degli onorari, da accertare con specifico riferimento a una determinata area del diritto, industry o tipologia di business. Solo comparando una pluralità di studi legali negli aspetti rilevanti è possibile disporre di evidenze documentali che possono supportare la bontà della scelta. Altri percorsi selettivi puntano sulle relazioni, aspetto importante ma che non credo dovrebbe essere l’asset competitivo di uno studio legale. L’asset competitivo dovrebbe essere la qualità del servizio legale, ben capisco quindi che il beauty contest -finalizzato appunto a scegliere (davvero) il migliore- non piaccia a tutti.
  3. Dire che esiste un software in grado di gestire una procedura di selezione “in maniera più o meno automatica” non corrisponde semplicemente al vero. Chi sceglie gli studi legali da invitare? Chi decide i parametri, qualitativi, esperienziali, organizzativi e di compenso che guidano la valutazione delle offerte? Chi seleziona gli studi che, alla luce delle loro offerte, pare utile incontrare per confronto e maggiore conoscenza? Chi decide, infine, a quale studio affidare l’incarico? La risposta è semplice: il General Counsel, o chi gestisce la selezione in azienda. Su questo, peraltro, tu stesso concludi l’articolo affermando che chi sceglie, alla fine, è un “professionista in carne e ossa”. Beh, non potrei essere più d’accordo. Mi chiedo quindi su cosa si fondi il rischio “che il ruolo stesso del giurista d’impresa possa essere ritenuto superfluo (almeno in parte). Il software aiuta il giurista d’impresa, non è ontologicamente in grado di sostituirlo (né, peraltro, vuole farlo).
  4. Il beauty contest allarga il mercato -sono d’accordo con te- ma non soltanto in un mondo “ideale”. Lo allarga in un mondo estremamente vero e concreto, che ho la fortuna e l’onore di osservare tutti i giorni sul nostro software. Le distanze sono azzerate e il merito fa la differenza. L’ideale alle volte è molto più vicino di quanto si immagini. Servono solo ottimismo e desiderio di migliorare le cose.
  5. Nel nostro Congresso Annuale abbiamo contestualizzato il significato e la portata del beauty contest digitale nell’ambito del Mercato Legale 4.0. Questo per spiegare agli operatori che questa procedura è una sintesi di valori e principi di valenza ben più ampia e generale: compliance, concorrenza, managerialità e reputation. Concetti complessi che può valere la pena di approfondire rinunciando a etichettature e pregiudizi fondati talora sulla non conoscenza di qualcosa, talaltra -ma non è certo il Tuo caso- sulla precisa volontà di “deformare” le cose per poi criticarle più agevolmente.

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