20 Marzo 2019

La contraffazione dei prodotti tessili e degli articoli di abbigliamento e moda in Italia: quale evoluzione

PAOLA GELATO

Immagine dell'articolo: <span>La contraffazione dei prodotti tessili e degli articoli di abbigliamento e moda in Italia: quale evoluzione</span>

Abstract

Il mercato del falso in Italia vale circa 7,2 miliardi di euro e il tasso di crescita, rispetto al 2015, è del 3,4%, con 1,7 miliardi di euro di perdite fiscali. Il 2018 ha registrato più di 13.000 sequestri per un totale di 31,7 milioni di articoli contraffatti sequestrati. Alla contraffazione sul campo si affianca quella non secondaria per importanza su Internet. Vediamo in che modo sta evolvendo la lotta a questo fenomeno.

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Il mercato reale e quello virtuale delle merci contraffatte

Il primo posto delle merci contraffatte in Italia è detenuto dagli articoli di abbigliamento, dagli accessori e dalle calzature, con un valore di mercato di 2,4 miliardi di euro, seguono i giocattoli, per un valore di 34 milioni di euro e le apparecchiature elettriche, in particolare componenti di telefoni cellulari, con un valore di 816 milioni di euro. Cina e Turchia sono i principali fornitori di merci che violano la proprietà intellettuale, che entrano in Italia principalmente via mare, ma anche via aerea. Gli articoli di abbigliamento, i prodotti tessili e gli accessori sono sequestrati particolarmente a Napoli e Roma, ma anche a Milano, dove esiste una produzione di articoli di abbigliamento contraffatti, ma di livello superiore, oltre che in Toscana, a Prato, dove esiste una produzione diretta da parte di ditte cinesi, stabilite in Italia, della maggior parte degli articoli tessili, di abbigliamento e accessori, in contraffazione di famosi marchi francesi (ad esempio, Dior, Chanel, Longchamp, Vuitton, ecc.), ma anche italiani, come Gucci.

Parallelamente alla contraffazione sul campo, la contraffazione su Internet ha subito un cambiamento significativo dal 2013, trattandosi oggi di un mercato globale: per combattere questa nuova ondata di contraffazione, è necessario agire contro l'autore di questo crimine, ma anche contro i padroni di casa e tutti gli intermediari a conoscenza dell'attività illegale, stabilendo – prima di tutto – una rete di cooperazione tra il proprietario dei marchi e tutti i fornitori dei servizi, al fine di scoprire la fonte della contraffazione. Ne consegue che, se un intermediario riceve un prodotto, della cui originalità non è certo, deve immediatamente informare il titolare dei diritti, per verificare l'autenticità delle merci.

Un altro modo per combattere più efficacemente la contraffazione, proteggendo i consumatori online, consisterebbe nella semplificazione del sistema di segnalazione delle piattaforme di grandi dimensioni (Amazon, Facebook, E-bay), che potrebbero accettare di attivare immediatamente, non solo il ritiro di prodotti contraffatti offerti sui siti, ma anche un sistema di sorveglianza diretta, per evitare qualsiasi ripetizione dell'offerta di prodotti contraffatti.

Un altro problema, che si pone riguardo la contraffazione sulle piattaforme e sui social network, è la difficoltà di identificare i contraffattori, dal momento che, in effetti, nell'ultimo periodo, sono stati sequestrati 27 milioni di articoli contraffatti a carico di sconosciuti. A questo proposito, in Italia, è essenziale l'intervento della Guardia di Finanza, in collaborazione con l’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza, i quali hanno la possibilità di oscurare i siti web visibili in Italia, sulla base di segnalazioni/denunce/reclami dei soggetti interessati.

La lotta alla contraffazione online

In queste circostanze, è fondamentale responsabilizzare sempre di più gli hosting provider, con l'introduzione della nuova figura del content provider, che non è solo un hosting che ospita i siti illeciti, ma che svolge un ruolo attivo, perché organizza e indicizza i contenuti, filtrando le informazioni, ciò implicando la responsabilità degli hosting provider di monitorare e di essere a conoscenza dei contenuti illeciti, con l'obbligo di “take down” (vale a dire rimuovere dal sito il contenuto illecito).

La Commissione europea incoraggia l'accordo tra le piattaforme e i titolari dei diritti, compresi i siti e le piattaforme di e-commerce, i social network, i motori di ricerca, i trasportatori fisici di prodotti, i sistemi pubblicitari, gli shipping e gli advertising, senza dimenticare i circuiti finanziari dei metodi di pagamento, la cosiddetta payment processing, creando una procedura più semplice, che potrebbe monitorare l'attività illecita, rafforzando anche il duty of care dell’hosting. A tal proposito, l'Italia, rappresentata dal Ministero delle Finanze e dall'associazione italiana del commercio elettronico Netcomm, ha firmato una "Carta italiana", a cui partecipano le società, gli hosting e i servizi bancari, proponendo di sviluppare le best practices per contrastare la contraffazione online, con l'impegno di tutte le parti firmatarie ad eliminare le merci contraffatte da siti e dalle piattaforme di e-commerce e di monitorare le offerte di contraffazione online.

Inoltre, sarebbe altresì necessario razionalizzare i sistemi di pagamento, finalizzati a bloccare l'accesso ai pagamenti online, con la collaborazione delle Associazioni bancarie, Interbancarie e dei titolari di carte di credito (Visa, Mastercard, ecc.), applicando il così detto diritto d'informazione, recepito in Italia, grazie alla Direttiva Enforcement, che prevede la possibilità di risalire alla fonte della contraffazione, con la divulgazione di tutti gli elementi in possesso dei soggetti interessati tramite le Associazioni Bancarie, che conoscono i dati dei contraffattori e dei loro conti correnti, sui quali hanno ricevuto il pagamento, hanno i mezzi per decifrare questi dati, aiutando così a rintracciare la fonte dell'illecito.

Infine, sul piano procedurale, per combattere la contraffazione in modo più efficace, si dovrebbero utilizzare i mezzi offerti dalle azioni civili e penali, utilizzando, ad esempio, nel civile, le prove ottenute durante le indagini penali, nelle procedure penali, al fine di ottenere risarcimenti dei danni più importanti e dare esecuzione, anche facendo ricorso, in modo sommario e in via di urgenza, al sequestro conservativo dei beni del contraffattore, a fronte del pericolo dimostrato di perdita della garanzie dei beni del contraffattore; si tratta, segnatamente, di un mezzo sempre più utilizzato dai giudici italiani ed efficace per scoraggiare la contraffazione, sul piano economico.

 

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