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1. Avvocato Perchinunno nella sua qualità di Presidente dei giovani avvocati italiani, ritiene che la nuova legge sull'equo compenso possa difendere i giovani avvocati nei rapporti professionali con le imprese?
Dopo l'emanazione del decreto Bersani e le misure di austerità adottate durante il governo Monti, si è reso a mio avviso necessario porre un argine nei confronti di una grave mancanza di tutela della dignità del lavoro degli avvocati, soprattutto nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Tale situazione ha colpito in particolare i giovani avvocati, che sono risultati essere i più penalizzati.
L'effetto cumulativo di queste riforme ha infatti impattato notevolmente sulla tutela della dignità del lavoro dei giovani professionisti: la concorrenza accresciuta, la riduzione degli onorari e le limitate opportunità di lavoro nella P.A. hanno accentuato la precarietà e l’incertezza professionale.
L’Equo compenso, in quest’ottica, può rappresentare un argine e una tutela a questo problema, ponendo un tetto sotto il quale il compenso non può scendere.
2. Qual è la sua percezione dello stato del mercato delle prestazioni legali nei confronti delle imprese?
Credo che la recente approvazione della legge sull'Equo compenso, sarà determinante nel far emergere l’importanza del tema delle competenze e, in particolare, la loro attestazione sarà cruciale nel rapporto tra professionisti e imprese.
L'Equo compenso, come misura legislativa finalizzata a garantire una remunerazione adeguata per i servizi professionali resi, pone l'accento sull'importanza di valutare e riconoscere il valore delle competenze dei professionisti, al di là del mero costo della prestazione. Questo implica che le imprese, posto un compenso equo, saranno chiamate a considerare in modo specifico e dettagliato le competenze del professionista necessarie per svolgere l’incarico da affidare.
Accreditare le competenze sarà sempre più cruciale in questo contesto, perché solo una competizione tra gli avvocati basata sulle esperienze oggettive e validate consente di superare una concorrenza che gioca esclusivamente sul massimo ribasso del compenso. Inutile sottolineare come questo aspetto si rivela fondamentale per le imprese che richiedono sempre più elevati standard di qualità e professionalità.
3. Prevede un grande numero di contenziosi per la rideterminazione dell'equo compenso?
Sulla base delle disposizioni legislative attualmente in vigore, ritengo che il numero di contenziosi per la rideterminazione dell'equo compenso non sarà elevato. La legge in materia è stata formulata in modo chiaro e dettagliato, fornendo indicazioni precise sui criteri da seguire per stabilire una remunerazione adeguata.
4. Come giudica l'istituzione presso il Ministero della Giustizia dell’Osservatorio nazionale sull’equo compenso, cui parteciperà un rappresentante per ciascuno dei consigli nazionali degli ordini professionali?
Mi sembra molto interessante. L'istituzione dell'Osservatorio nazionale sull'equo compenso rappresenta un importante sviluppo nel contesto della tutela della retribuzione adeguata per i professionisti. La partecipazione di un rappresentante per ciascuno dei consigli nazionali degli ordini professionali all'interno di quest'organismo offre l’opportunità di un osservatorio ampio e ben radicato sull’intero territorio nazionale, svolgendo un ruolo fondamentale nel monitorare l'applicazione della legge e nell'individuare eventuali criticità o lacune nell'effettiva tutela del diritto.
Inoltre, la possibilità per i consigli nazionali e per le associazioni maggiormente rappresentative di proporre azioni collettive rappresenta un importante strumento per affrontare le violazioni dell'equo compenso in modo più deciso. Le azioni collettive consentono di aggregare le risorse al fine di affrontare in modo più efficace situazioni di violazione sistematica o diffusa delle norme sull'equo compenso.