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Mi chiamo Filippo Renò e nel 2011 ho fondato uno spin off accademico, l’Epinova Biotech Srl.
Tutto iniziò quando l’incubatore di imprese della mia Università mi chiese se volessi creare uno Spin-off, magari partendo da un brevetto. Ne avevo depositato uno l’anno prima per arrivare a creare una pelle artificiale. Scoprii cosi l’abisso della mia ignoranza: spin-off, start up, business plan, benchmark, ROI, revenue…
Nel Settembre del 2011 partecipammo alla Start Cup Piemonte Val d’Aosta vincendo un premio minore e un business plan che oggi definirei imbarazzante. Così nacque la Epinova Biotech (Epidermide nuova) e la storia del nostro prodotto, l’Epigel. Cominciammo a cercare finanziatori e ne incontrammo diversi, tutti interessatissimi ed entusiasti, ma con nessuna reale capacità imprenditoriale. Imparammo che quando ti dicono “non c'è problema!” vuol dire che ce ne sono molti, moltissimi.
Settembre del 2012.
Contatto l’incubatore di imprese Filarete a Milano, parlo a un loro incontro per Healthy Startup, mi presentano alcuni possibili investitori a cui piace l’idea, ma a novembre 2012 mi dicono che non finanziano aziende cosi giovani. Intanto ci iscriviamo ad una competizione organizzata da Italia-Camp. Veniamo selezionati per partecipare agli Stati Generali del Centro Nord Italia.
1 Dicembre 2012, Verona.
Veniamo ascoltati da una giuria di docenti universitari e manager. Applausi scroscianti, vinciamo la selezione come prima startup piemontese. Appuntamento a Roma per febbraio a Palazzo Chigi. Mi si sloga la spalla per le pacche, ma dopo poco cade il governo Monti e l'incontro si sposta a data da destinarsi.
Non ci perdiamo d'animo, pensiamo a una prima applicazione in vitro, solo per ricerca. Mettiamo in vetrina il brevetto su una rete europea che ci ha indicato Finpiemonte. Incontriamo un grosso player francese, che ci cerca, analizza e dopo un mese ci dice che per la nostra applicazione in vitro non c'è mercato.
Febbraio 2013.
Cerco contatti con aziende del biomedicale nei dintorni di Novara. Ne trovo una, un mese per un incontro. Nasce l'idea di un cerotto. Un altro paio di mesi per trovare un produttore. Non se ne fa nulla, manca la capacità finanziaria. Intanto ricontatto Filarete, ci iscriviamo a Intesa Startup. Siamo tra le dodici startup selezionate, si impara a tenere un elevator pitch e a programmare il nostro sviluppo. Poco dopo entriamo con altre 18 start-up nell’acceleratore di imprese Seedlab a Milano. Ci avviciniamo al mondo della cosmetica per alcune applicazioni del nostro gel e creiamo un piccolo network con piccole aziende lombarde. Nel frattempo ci iscriviamo al Premio Marzotto. Più di 900 idee in competizione! Creiamo un Epigel, cosmetico, e poi una formulazione spray, ci evolviamo. Poi tutto accelera.
A Settembre 2013 siamo tra i finalisti del Premio Marzotto, a fine ottobre siamo invitati ad Italiax10 al Festival della Scienza di Genova, ci invitano per marzo-aprile 2014 per partecipare a Cosmoprof a Bologna.
Novembre 2013. Arriva la finale del Premio Marzotto.
Vinciamo 100.000 euro. Impossibile descrivere tutte le emozioni. Interviste, articoli di stampa, arriva un articolo su “Le Scienze” l’edizione italiana di American Scientific. Parto per un corso di Innovation Managment presso il CUOA di Vicenza. Vinciamo un altro premio negli Usa. Facciamo il punto della situazione: abbiamo un brevetto internazionale di proprietà che sta per venire approvato, un’idea di prototipo per un cerotto, un possibile prodotto cosmetico innovativo, una montagna di dati scientifici, altri due brevetti depositati, ma siamo solo uno spin off universitario.
L’ambito biomedicale non è una passeggiata. Il primo passo è trasformarsi in startup innovativa con una legislazione favorevole. Fatto. Cerchiamo un Business Angel che ci aiuti e lo troviamo in un giovane imprenditore che entra in società e ci porta in dote una vasta rete finanziaria e bancaria.
È arrivato il momento di aumentare il nostro valore: più evidenze cliniche e più conoscenza della normativa, più denaro da investire. Ogni volta però che tentiamo di chiedere denaro a qualche fondo specializzato riceviamo due risposte:
- “Siete in una fase troppo early per noi, noi investiremmo volentieri anche 3 milioni di euro in voi, ma tornate quando sarete più vicini al mercato!”
- “Siete in una fase troppo advanced per noi, avremmo investito volentieri 500k in voi se foste arrivati prima”
Intanto Epigel viene usato da alcuni medici e guarisce pazienti inguaribili. Non importa a nessuno, a me si.
Dopo una girandola di spese e consulenti abbiamo un prototipo testato, sicuro ed efficace. Cerco un partner industriale per arrivare al mercato.
È il 2015, non so quante ore ho passato in autostrada. Mi contatta un importantissimo studio professionale milanese per partecipare al programma Golden Gate, che porta le start up promettenti a contatto con le aziende più importanti. Una azienda italiana leader del settore è interessata a noi. Tre giorni dopo espongo la mia idea all’amministratore delegato e al responsabile ricerca e sviluppo. L’idea piace moltissimo e dopo un mese incontro tecnico di due ore con tutti i loro specialisti, sono tutti soddisfatti. Restiamo d’accordo per un altro incontro entro un mese per definire la collaborazione. Passano tre mesi, cambia il management, chiedo un incontro, passano altri mesi, lo ottengo. Si ricomincia, ma stavolta “la vostra pur interessante innovazione non rientra nei nostri piani”.
Chiunque a questo punto si sarebbe ritirato dal gioco, ma venendo dal mondo della ricerca scientifica sono abituato a vedere fallire progetti e crollare ipotesi e ricominciare da capo. È la scienza, bellezza!
Per questo, già un anno prima, avevo chiesto di essere ammesso a un finanziamento del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), lo Smart&Start, per un finanziamento di 200.000 euro da restituire in comode rate in 10 anni. L’Epinova è stata una delle primissime startup italiane ad essere finanziata, ma questo finanziamento è garantito all’80% dal Fondo di Garanzia e vediamo i primi soldi dopo sette mesi. Assumiamo una tecnica ed una amministrativa, investiamo denaro che Smart&Start ci ridà a consuntivo. Intanto altri pazienti guariscono, ma abbiamo bisogno di un trial clinico multicentico su almeno una delle patologie che l’Epigel guarisce. All’estero sono interessati a noi, in Galles, in Turchia, nel Sud Est Asiatico, ma non abbiamo la massa critica e lo stadio di sviluppo per poter entrare in quei mercati. Ce lo dice anche il programma H2020 in cui riceviamo un ottimo punteggio, ma non sufficiente per essere finanziati. Nell’ultimo anno un operatore di Banca Intesa che si occupa di innovazione ci mette in contatto con una azienda con capitali e competenze tecniche molto interessata all’Epigel. Tutto sembra andare bene, ma dopo due mesi e qualche incontro tecnico positivo, ci dicono che in questo momento sono troppo presi con la redefinizione di alcuni dei loro prodotti in base alla nuova normativa europea. Viva l’Europa!
Siamo arrivati alla seconda metà del 2018. Cosa fare ora?
Ci contattano medici e pazienti per il nostro gel sotto controllo medico, ci chiedono dove poterlo comprare, il tam tam è infinito. Non so cosa rispondere. Incontriamo un giovane avvocato che ci fornisce suggerimenti importanti per questa fase della nostra vita aziendale. Ormai siamo una PMI innovativa che guarisce.
C’è qualcuno che vuole guarire noi portando sul mercato qualcosa che ancora non c’è?