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Il comparto assicurativo in Italia. Una rapida overview
Secondo l’ultima Relazione annuale sull’attività svolta dall’Ivass, l’Autorità di Vigilanza sulle Assicurazioni, in Italia, alla data del 31 dicembre 2020, operavano 96 imprese di assicurazione nazionali e 3 rappresentanze di imprese con sede legale al di fuori dello Spazio Economico Europeo (c.d. SEE).
Ad esse devono essere aggiunte 103 rappresentanze di imprese SEE e 1048 imprese in regime di libera prestazione di servizi.
A latere, risultavano iscritti quali intermediari 242.396 soggetti.
Nello stesso arco temporale il comparto assicurativo italiano ha rappresentato, da solo, l’8,2% del Pil, raccogliendo premi (fra ramo danni e ramo vita) per un valore complessivo di 135 miliardi di euro.
La debolezza digitale del sistema Italia
Ogni anno la Commissione Europea pubblica un rapporto in cui valuta le performance dei Paesi membri in materia di digitalizzazione, il c.d. DESI (acronimo di Digital Economy and Society Index).
L’Italia è – ad oggi – nel cluster dei Paesi a minore digitalizzazione sebbene l’Europa riconosca lo sforzo del nostro Paese nella volontà colmare il gap rispetto agli altri Paesi UE.
Scarso l'utilizzo dei big data (utilizzati dal 9% delle imprese italiane rispetto a una media UE del 14%), così come l'uso di tecnologie basate sull'intelligenza artificiale (18% delle imprese italiane a fronte di una media UE del 25%).
L’evoluzione digitale del mondo assicurativo
Benché, come detto, il comparto assicurativo abbia un peso significativo nella valorizzazione e nella crescita del nostro Paese, anche in questo mondo il tema della digitalizzazione fa fatica a diventare prioritario.
Non va sottovalutato che un cambiamento di paradigma effettivo può essere dato, soprattutto, dall’impianto normativo sotteso.
Va da sé che norme rigide rendono meno fluido il processo e, a contrario, norme di immediata e facile fruibilità lo accelerano virtuosamente.
Proprio su questo punto la regolamentazione delle tematiche digitali in Italia sconta il paradosso di essere, al contempo, giovane e vecchia.
Giovane in quanto il primo atto di regimentazione formale da parte dell’Ivass è di appena 21 anni fa, una circolare di ampio respiro, la n. 393/D del 17 gennaio 2000, in cui si disciplinava il collocamento di prodotti assicurativi tramite internet.
Vecchia in quanto, sebbene da quella circolare ci siano stati numerosi interventi istituzionali (e normativi) per disciplinare con maggior livello di dettaglio il fenomeno, con norme ad hoc inserite nel Codice delle Assicurazioni e Regolamenti da parte dell’ Ivass che si sono succeduti (e che già appaiono drammaticamente obsoleti), ad oggi il comparto dell’assicurazione digitale (il c.d. insurtech, crasi di insurance e technology) non ha ancora una sua disciplina propria, chiara e dettagliata.
A che punto siamo ? La sandbox assicurativa del Regolamento Ivass 49/2021
Lo scorso aprile, con il Decreto 100/2021, entrato in vigore nel luglio scorso, è stata formalizzata a livello istituzionale la necessità di implementare una sperimentazione per un’attività di innovazione tecnologica che incide sul settore bancario, finanziario o assicurativo.
L’Ivass ha dato attuazione a questo Decreto con un Regolamento di pochi giorni fa, il n. 49 del 3 novembre 2021, in cui invita gli operatori del settore ad esprimere manifestazioni di interesse per una c.d. sandbox, ovvero un contesto di prove informatiche per lo sviluppo e il test di nuove progettualità ad alto contenuto tecnologico.
Certamente la strada per disciplinare e regolamentare i mille fenomeni che si osservano nel web e per cercare di innovare, semplificare e rendere più “sexy” un tema così (apparentemente) grigio e noioso come quello delle assicurazioni è ancora lunga.
L’obiettivo comune è, naturalmente, quello di ponderare collettivamente nuove modalità distributive, contemperando l’esigenza di rendere i clienti consapevoli di quello che possono fare per beneficiare dei vantaggi di una copertura assicurativa, senza però travolgerli dalle sofisticazioni normative che sono state concepite e implementate in tempi diversi, per modelli distributivi diversi, più lineari e meno strutturati.
Insurtech e normativa. Che fare, nel frattempo?
Al netto della banale constatazione che le Istituzioni, in questo momento storico, sono già consapevoli che serve – ed anche in tempi rapidi – una regolamentazione del settore, va detto che talune modalità distributive che si vedono in giro (sia sufficiente uno sguardo attento ad alcuni portali del web o ad alcune app) lasciano ben comprendere la difficoltà di adattare vecchie regole e nuovi modelli.
Talvolta si osservano - proprio per impossibilità oggettive di far collimare puntualmente norme vigenti e processi tecnologici con tratti innovativi di stupefacente originalità - storture operative che si risolvono in processi di vendita decisamente non compliant.
Certamente il mancato rispetto di regole per un’operatività nuova, pur creativa, efficace e virtuosa, non costituisce mai un’esimente in ottica di valutazioni ispettive dell’Ente di Vigilanza…
Il consiglio più pratico ? Nel dubbio, ed in attesa di una regolamentazione ad hoc, vale sempre la pena presentarsi presso gli Uffici di Via del Quirinale e spiegare, prima di metterle a terra, quali siano le proprie progettualità.
E’ proprio questo, infatti, il momento storico più giusto per farlo.