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Lo strumento privilegiato per il raggiungimento di politiche di work life balance, è stato concordemente individuato nello smart working, fortemente sponsorizzato dall'Unione Europea nella risoluzione del 13 settembre 2016, dedicata per l'appunto alla creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all’equilibrio tra vita privata e professionale.
In linea con la legislazione europea, l'Italia con il decreto legislativo n. 81 del 2017, ha introdotto nel sistema nazionale questa nuova modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, già sperimentata nelle prassi aziendali grazie alla contrattazione di secondo livello, che ne aveva in un certo senso intuito le potenzialità.
D'altra parte, nonostante i limiti con i quali lo smart working è stato recepito nella normativa interna, a fronte di situazioni di crisi d'impresa, le nuove forme di lavoro costituiscono lo strumento attraverso cui contemperare diverse esigenze: maggiore efficienza e risparmio economico da un lato, mantenimento dei livelli occupazionali dall'altro.
Lo smart working riduce, infatti, i costi legati alla presenza in azienda del lavoratore, è in grado di abbattere il carico fiscale e contributivo, la possibilità di lavorare da remoto permette allo smart worker di sentirsi responsabile, di avere l'opportunità di investire meglio e di più sulla propria vita familiare e personale.
Per le aziende si riduce l'assenteismo, si riducono i costi per gli spazi: fare smart working vuol dire mettersi in discussione, avviare un percorso che necessita di un rapporto maturo tra le persone e le organizzazioni, tra capi e collaboratori.
Di fronte al cambiamento che ci si attende nel breve periodo nel mondo del lavoro, per l'impatto che la quarta rivoluzione tecnologica determinerà soprattutto sotto il profilo occupazionale, è necessario immaginare lo smart working come un'opportunità competitiva, capace di preservare il lavoro umano e garantire nel contempo una riduzione del costo del lavoro, realizzando, all'interno del contesto produttivo, quel giusto equilibrio tra innovazione tecnologica e capitale umano, che è la vera sfida del futuro industriale.
La destrutturazione delle categorie dello spazio e del tempo, rappresenta, infatti, la leva per un nuovo approccio all’idea di “fare impresa”, uno slancio in avanti che, grazie alla collaborazione dei sindacati ed attraverso lo strumento della contrattazione decentrata di secondo livello, possa consentire la sottoscrizione di accordi aziendali in cui intere quote della retribuzione dello smart worker godano delle misure di decontribuzione e detassazione tipiche delle erogazioni di welfare.
In tal modo si bilancerebbero le esigenze delle Imprese che richiedono una convenienza economica immediata associata ad una maggiore produttività nel breve periodo, e quelle delle Parti sociali, volte a garantire la tenuta economica ed occupazionale, in un’ottica comunitaria di life balance.