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Avvocato Cannella, ci può presentare brevemente lo Studio MFLaw e in cosa consiste la vostra specializzazione nel processo telematico?
Lo Studio è nato nel 2001 dall’idea degli Avvocati Massimo Mannocchi e Andrea Fioretti, ed è specializzato nel diritto bancario. Ha, dalla sua nascita, il pregio di cogliere il carattere di attualità del recupero dei crediti bancari, ed è molto innovativo per quanto riguarda l’assistenza dei clienti istituzionali, anche nel campo del contenzioso bancario passivo. I nostri punti di forza sono certamente la conoscenza profonda della materia, che ci è valsa anche diversi riconoscimenti, e la capacità di diversificare all’interno della nostra “nicchia”. Siamo in tutto 70 professionisti, organizzati in 3 sedi -Roma, Milano e Palermo- che ci permettono di operare su tutto il territorio nazionale.
Per quanto riguarda il processo telematico, nell’ottica di assistere sempre al meglio il cliente abbiamo stabilito internamente una figura di riferimento per ogni settore rilevante nell’esercizio quotidiano della professione, quali: IT, aggiornamento, welfare, biblioteca, crediti formativi e, appunto, la gestione del processo telematico. Concentriamo competenze e aggiornamento in una sola figura -nel caso del telematico la sottoscritta- che fa anche da coordinamento con gli altri professionisti per quella determinata materia.
Come giudicherebbe l’adattamento di tutto il sistema alla telematizzazione “di emergenza” posta dalla pandemia?
Il bilancio, data anche -come dice- la situazione emergenziale, è positivo: la pandemia ha costretto a spingere sull’acceleratore del processo telematico, soprattutto civile, che si stava sviluppando già dal 2014. Ormai la telematizzazione non è più solo un’alternativa ipotetica, “a piacere”, ma una necessità e un obbligo. Sta anche cambiando la mentalità, che è molto più aperta in merito. Oggi è possibile gestire un intero mandato completamente dallo studio. Le disfunzioni che abbiamo visto sono state tutto sommato fisiologiche per un sistema che ha dovuto adattarsi velocemente.
Quando si parla di processo telematico si guarda soprattutto al processo civile. È d’accordo con coloro che vedono la telematizzazione molto più problematica per il penale?
Personalmente non ho esperienza diretta nel penale, ma proprio a causa del ruolo a cui accennavo prima ho dovuto aggiornarmi molto. Sicuramente la telematizzazione del penale è meno “scontata” di quella del civile: gioca un ruolo importante la centralità dell’oralità -vero e proprio cardine del processo penale- cosa che pone un problema tangibile. Alcuni operatori ci vedono una lesione dei diritti di difesa, una questione delicata che va discussa debitamente.
C’è qualche elemento sul quale bisognerà tornare indietro dopo la fine della situazione pandemica, oppure i progressi nella telematizzazione fatti in questo anno saranno tutti irreversibili?
Dal momento che, come dicevo, il bilancio di questo anno è piuttosto positivo, penso sia pacifico dire che sarebbe impensabile tornare alle code e agli incartamenti del processo “analogico”: conosciamo bene le situazioni paradossali, come le udienze che durano due minuti dopo un’ora di attesa. Telematizzazione significa risparmio di costi e di tempi per tutta la macchina della giustizia. Pertanto, quando questo terribile periodo emergenziale finirà, non dobbiamo smettere di confrontarci con le arretratezze tecnologiche delle cancellerie ma, anzi, avere il coraggio di continuare a investire sia sulle infrastrutture della telematizzazione, sia sulla cultura degli operatori.