30 Luglio 2020

Le sfide dei General Counsel nell'emergenza COVID-19: intervista a Ferdinanda Tanganelli, Head of Legal di Kruk Italia

GIACOMO GIUDICI

Immagine dell'articolo: <span>Le sfide dei General Counsel nell'emergenza COVID-19: intervista a Ferdinanda Tanganelli, Head of Legal di Kruk Italia</span>

Abstract

Il ruolo dei General Counsel e delle direzioni legali è stato fondamentale, per le aziende, nelle fasi 1 e 2 dell'emergenza coronavirus. Sono stati i legali in-house, infatti, a dovere posizionare le imprese in un quadro legale e fiscale in continua evoluzione, con rischi senza precedenti. In questa intervista, parliamo di problemi e soluzioni operative con Ferdinanda Tanganelli, Head of Legal di Kruk Italia. Operando nel settore del recupero crediti, l'azienda si è trovata in situazioni delicate. Quali azioni sono state messe in campo?

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Avvocato Tanganelli, Kruk, quale investitore nel settore NPL, opera nel settore del recupero crediti. Un tema che, nella "tempesta" COVID, è stato (ed è tuttora) fondamentale. Come descriverebbe quindi la sfida legale-aziendale che avete dovuto affrontare durante l'emergenza coronavirus, e come avete risolto i problemi più urgenti che avete dovuto affrontare?

Di certo questa emergenza mondiale non ha escluso nulla e nessuno: in tale contesto, ogni settore produttivo si è trovato costretto a capire e decidere, peraltro in tempi rapidissimi, come affrontare il proprio business salvaguardando certamente la propria produttività ma anche la propria reputazione in un periodo storico dove l’attenzione generale ha alzato di molto la propria soglia.

È quindi facile capire come, in un settore come quello del recupero crediti – che giunge ad avere un contatto diretto con le persone- sia stato importante avere un approccio equilibrato e allo stesso tempo allineato al momento di grave incertezza e difficoltà economica.

La nostra società, che già è improntata a una filosofia di piena attenzione verso le esigenze dei propri debitori, ha avuto modo di concretizzare ancor di più questo approccio anche grazie agli interventi legislativi e di settore che ci hanno accompagnato sin dall’inizio. Senza dimenticare al contempo che, al pari di tutte le società, la primaria esigenza è sempre stata -e rimane tuttora- quella di tutelare i propri dipendenti quali soggetti esposti al rischio di infezione.

Tutto meritava un serio coordinamento tra i vari dipartimenti aziendali, esigenza immediata da cui è scaturita la costituzione di un Business Continuity Committee al fine di apporre, ognuno per le proprie competenze e responsabilità, il proprio contributo e tutelare l’azienda da ogni rischio. Tale comitato, allo stato ancora attivo, è costituito dai responsabili HR, della Logistica, del Business Improvement e Security Department, della direzione legale (nella persona della sottoscritta) e dal CDA di Kruk Italia.

Per quanto riguarda il mio ruolo, insieme all’Avvocato Federica Parlacino, il mio compito era -e rimarrà fino alla fine dell’emergenza- quello di monitorare costantemente la pubblicazione dei decreti, DPCM e ordinanze regionali (viste le sedi dislocate sul territorio nazionale); “scremare” le misure applicabili al nostro business spesso trovandoci ad interpretare  -con non poche difficoltà- i passaggi più oscuri, frutto di una legislazione d’emergenza e a tratti lacunosa.

Spesso ci siamo trovati tutti insieme a dovere prendere decisioni impattanti in un breve lasso di tempo, adattandoci quindi allo scenario in continua evoluzione sperimentando una flessibilità mai incontrata prima.

 

Su quale fronte vi siete trovati già preparati e avete dovuto applicare processi già in vigore; su quale fronte, invece, avete dovuto "innovare" di più?

Trattandosi di un’emergenza senza precedenti, la stessa ha colto tutti di sorpresa, ma abbiamo reagito con prontezza e ci siamo preparati ad affrontare le molteplici sfide che si sono avvicendate su base quotidiana. Sicuramente abbiamo dovuto innovare sul fronte del “çhange management”: in alcuni casi per adottare nuovi processi necessari a  fronteggiare l’emergenza; in altri, per adattare quelli già in vigore ma rendendoli più snelli e flessibili, in grado di rispondere velocemente alle mutate esigenze operative e professionali di tutta l’organizzazione.

Qualche esempio:

  • implementare in tutti i i dipartimenti aziendali lo smart working, ivi compresi quelli che mai si sarebbe immaginato di far lavorare da remoto;
  • Una improvvisa accelerazione sul fronte “digitale”, portandoci a promuovere con successi tra i nostri debitori alcune cruciali iniziative e processi quali, ad esempio, il potenziamento dei pagamenti online sulla piattaforma EKRUK;
  • Accelerazione digitale anche tra tutti i dipartimenti che si sono visti improvvisamente catapultati in meeting virtuali anche con numerosi partecipanti, rafforzando quindi il confronto diretto che viene sempre limitato dal semplice scambio di corrispondenza elettronica, seppur con un impatto sui contatti diretti in ufficio.

 

Queste innovazioni di processo sono destinate a rimanere anche nel post-emergenza, come un "new normal"? Ci sono stati altri cambiamenti rilevanti?

Ci auguriamo che molte delle innovazioni di processo possano restare e trovare terreno fertile anche nell’era “post-COVID”, che ha contribuito a far cambiare rotta e pensiero verso alcuni processi e mindset prima considerati insormontabili. Un esempio che riteniamo essere preponderante nelle realtà lavorative di tutto il mondo sia la piena consapevolezza dei benefici dello smart working che, insieme al rafforzamento del work-life balance, certamente contribuisce ad abbattere i costi aziendali con collaterale e conseguente abbattimento dell’impatto ambientale (meno trasferte, meno spostamenti = meno inquinamento). Anche il nostro Gruppo è attento alla sostenibilità.

 

Crede che ci sia qualche intervento di tipo istituzionale-politico che potrebbe essere utilmente fatto per migliorare il quadro generale della gestione del credito e del debito in Italia in questa congiuntura, magari a livello normativo?

Il recupero crediti è, da sempre, un tema da trattare con attenzione per il necessario bilanciamento di diversi interessi e tutele, ratio che accompagna l’intero settore da diversi anni.

Questo è il motivo per cui KRUK Italia è membro di UNIREC, l’associazione che riunisce oltre 200 imprese del settore, rappresentando l’80% del mercato italiano della gestione dei crediti e che impone ai propri associati regole ben chiare da rispettare nel rapporto con i debitori per mantenere vivi i principi di correttezza e trasparenza nella gestione del credito. A tale obiettivo concorre anche il Forum Unirec-Consumatori, un tavolo di lavoro strutturato e permanente tra imprese e associazioni dei consumatori  che ha steso un  Codice di condotta che si pone come obiettivo la promozione della coregolamentazione, la tutela dei consumatori e della professionalità degli addetti del settore.

Anche durante l’emergenza, UNIREC è stata certamente una guida importante per addivenire a processi allineati alle relative esigenze degli attori principali di questo processo, con cruciale supporto e aggiornamento quotidiano circa gli interventi legislativi più vicini a tale nostra realtà: il tutto per soddisfare il primario scopo di tutelare il business senza impattare sulle parti debitrici anch’esse stravolte dal momento di congiuntura.

Tornando alla domanda specifica, riteniamo che questa attenzione e bilanciamento di interessi -da cui sono sempre scaturite e scaturiranno normative ad hoc- sia qualcosa di persistente e concreto e che, come tale, non verrà affievolito dal venir meno dell’emergenza, con nostra conseguente fiducia circa il pari approccio da parte delle istituzioni.

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