19 Luglio 2023

Sostenibilità oltre le parole

MARCO IMPERIALE

Immagine dell'articolo: <span>Sostenibilità oltre le parole</span>

Abstract

Cosa vuol dire veramente "sostenibilità"? Una riflessione sui confini del concetto di ESG (Environmental, Social, Governance), all'interno delle realtà professionali, tra le definizioni più comunemente diffuse e la più recente nozione di innovability.

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Mi sono più volte chiesto che cosa voglia dire "sostenibilità" all'interno delle realtà professionali. Più che altro perché i confini del concetto di ESG tendono ad essere labili e piuttosto soggettivi

La definizione più comune è quella di un modello che permetta alle generazioni presenti di godere di determinati benefici senza intaccare il patrimonio delle generazioni future

Tuttavia, se dovessi dare una risposta, sarebbe quella di “percorso di consapevolezza”, la stessa che il Managing Partner della studio nel quale lavoro, nel nostro primo bilancio sociale, definì - a valle di un percorso che coinvolse l'intera firm – “coscienza di sostenibilità”. 

 

Alcune problematiche nella pratica della sostenibilità

Parlare di sostenibilità è certamente affascinante. Ma a volte si rischia di cadere nel vago, nonché in contraddizioni teorico-pratiche. 

Ho preferito pertanto focalizzarmi su tre problematiche con cui si interfacciano gli studi interessati al tema al momento della "messa a terra" dei progetti.

La prima problematica sono i costi. Questo è un tema di cui si parla poco, ma che risulta cruciale nel momento in cui vogliamo portare la sostenibilità su un orizzonte pratico. Essere sostenibili costa. E non si è sicuri di recuperare l'investimento. Che si tratti di rifiutare un particolare mandato, di concedere alle proprie risorse maggiori momenti di work-life integration, o di stampe biologiche, la sostenibilità pesa sui bilanci di una realtà più di quanto si creda. Bene pertanto essere allineati sulla mission, ma è necessario trovare un accordo anche sugli investimenti che ciò comporta - giacché se sul primo punto non vedo fatica a trovare allineamento anche a livello di strutture di vertice, sul secondo fattore sono maggiormente scettico. 

Una seconda problematica è la mancanza di realismo. Difficile che uno studio legale diventi in brevi termini una B Corp, e tantomeno che lo diventi in breve termine (poi qualche esempio c'è sempre - tanto su scala italiana quanto internazionale - ma qui vorrei porre l'accento sulla maggioranza delle situazioni). Progettare una struttura sostenibile richiede una definizione (o ridefinizione) della mission, della purpose, e del contributo fornito dalle risorse dello studio. Oltre ciò, contempla una serie di riflessioni sui valori fondanti e su quale tipo di servizio (o prodotto) si intende fornire ai propri clienti. Se poi a queste considerazioni aggiungiamo che difficilmente gli studi legali e i dipartimenti in house ragionano in ottica di dati, numeri, e metriche, vediamo come lo scenario si complichi notevolmente. 

Una terza problematica è quella dimensionale. Essere sostenibili in una realtà da 10, 100, o 1000 persone non vuol dire necessariamente lo stesso. A livello di costi, tempi, e complessità dal punto di vista operativo. Ma così come può essere maggiormente difficile portare un orizzonte di sostenibilità in una struttura da 1000 persone, anche l'impatto in determinati tipi di realtà può essere oggettivamente maggiore. Vale pertanto la pena di sforzarsi, seppur la mission sia - come direbbero gli americani - più challenging.

 

Da ESG a GPT: how about innovability?

Fare riferimento alla sostenibilità vuol dire rapportarsi ad un concetto variabile. La parità di genere rientra nella definizione di sostenibilità? E il coinvolgimento degli esponenti della Gen Z a livello propositivo, finanche decisionale? Cosa pensiamo della governance sostenibile (sul punto, poco conta che la "G" dell'acronimo ESG voglia dire governance, se il focus principale diventa quello ambientale)?  

Di certo, declinare la sostenibilità nel pratico vuol dire dare a questo termine un'accezione che si confà nella maniera migliore alla realtà nella/per la quale si lavora. Percorso facile a dirsi ma non necessariamente semplice dal punto di vista attuativo (ragion per cui consiglio una serie di riflessioni a livello di vertice sul punto, magari coinvolgendo nella conversazione tutte le risorse - incluse quelle più giovani).

Personalmente, una delle dimensioni che considero maggiormente interessanti è quella dell'innovazione, da intendersi non già come utilizzo di strumenti tecnologici, ma nel senso etimologico del termine (en e novare: ossia guardare alla realtà da un punto di vista diverso). Per questo, ormai tendo sempre più a parlare di innovability, più che di sostenibilità comunemente intesa. 

Come si può costituire una realtà solida senza avere un approccio innovativo al proprio lavoro? Come è possibile essere sostenibili se non si impara a guardare avanti, magari introducendo veri dipartimenti di ricerca e sviluppo? Come possiamo permettere alle generazioni future di dare il massimo se non affrontiamo il mondo di domani con paradigmi nuovi e diversi rispetto a quelli attuali? 

Magari, allora, sostenibilità vuol dire anche provare, approcciare, sperimentare nuovi modelli. Definire in maniera continua e dinamica il proprio modus operandi. E, perché no, strutturare percorsi che massimizzino i nostri sforzi. Auspicabilmente, il passaggio alla pratica non rappresenterà uno scoglio, ma un’opportunità da cogliere al volo per migliorare il nostro mondo e quello dei nostri collaboratori.

 

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