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La sostenibilità è un concetto circolare: nelle aziende, lo sanno soprattutto la funzione acquisti e i legali in-house, ma…
Che la sostenibilità sia un concetto "circolare" -le aziende, per dirsi sostenibili, devono lavorare con fornitori a loro volta sostenibili- sembrerebbe ormai assodato.
Nella cultura d'impresa lo sanno soprattutto la funzione acquisti e le direzioni legali: la qualità della supply chain è una misura fondamentale della sostenibilità dell'azienda, e a 4cLegal ce ne siamo occupati direttamente producendo un video corporate sul percorso in questo ambito di IBSA Farmaceutici.
Quando si parla di "supply chain", però, si pensa ancora principalmente alla fornitura di beni o materie prime (e non di servizi), e principalmente al suo impatto ambientale – o al limite “sociale” nella sua declinazione più basilare (ad esempio con riferimento ai diritti umani dei lavoratori).
È un punto di partenza necessario e in un certo senso comprensibile, ma ormai non più sufficiente. Alcuni dei più usati standard per il reporting in tema di sostenibilità -come i GRI o il GRESB- includono esplicitamente anche i fornitori di servizi professionali come “suppliers” facenti parte della “supply chain”. Per questo, è urgente intensificare la riflessione su cosa rende può rendere “sostenibili” anche gli Studi legali e professionali in genere.
…la sostenibilità circolare non è ancora entrata nel procurement dei servizi, proprio a partire da quelli legali: il dato che lo dimostra.
Come individuato da Novartis e Coca Cola, citati in apertura, la diversità e l’inclusione all’interno degli Studi legali sono due degli elementi su cui si può giocare questa partita.
Il loro discorso: ci crediamo davvero quando diciamo che la minoranza di donne con responsabilità di Partner equity negli Studi non è giustificata da nulla se non da una disuguaglianza strutturale e inveterata che ne ostacola i percorsi di carriera?
Se sì, prima di tutto ci informiamo su com’è la situazione da questo punto di vista negli Studi con i quali collaboriamo, sia a livello generale sia a livello del Team che ci mettono a disposizione per un determinato caso. E se la situazione non rispetta degli standard minimi, le diamo un peso concreto in fase di selezione. Filippo Galluccio, Head of Corporate & Contracting – Legal Affairs di Vodafone Italia, ci ha raccontato di recente un’impostazione simile per la sua azienda e direzione legale.
Un discorso, in fondo, semplice nella sua ratio (per quanto poi altamente modulabile). Qui subentra la survey dell’ACC, pubblicata a giugno 2021 e intitolata “Law Department Management Benchmarking Report”: solo il 18% delle direzioni legali adotta delle metriche di diversità per monitorare le policy e le pratiche degli Studi esterni con i quali collabora (p. 26).
Un gap da colmare con strumenti concreti
Questo gap di attenzione tra la sostenibilità degli acquisti di beni/materie prime e servizi va colmato culturalmente, innanzitutto con una visione più comprensiva del concetto stesso di “sostenibilità”.
Come sempre, però, la teoria può essere aiutata della pratica: occorrono strumenti sia agili sia solidi per monitorare il record ESG delle terze parti, inclusi gli Studi legali. 4cLegal ha fatto una prima mossa, impostando per le aziende il servizio “ESG Accreditation” e, per gli Studi che vogliano valorizzare in proprio le proprie best practice, il servizio “Autodichiarazione di Sostenibilità Validata”.
L’invito è quello a scoprirli e prendere contatto se possono rappresentare un abilitatore di sostenibilità.