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I doveri di competenza, aggiornamento professionale e formazione continua
Gli artt. 14 e 15 del Codice Deontologico Forense prevedono il dovere dell’avvocato di:
- accettare incarichi che sia in grado di svolgere con adeguata competenza;
- curare costantemente la preparazione professionale.
Tali doveri, come puntualizzato dal Consiglio Nazionale Forense con la sentenza 242/2018, hanno un fondamento normativo (si vedano artt. 12, comma primo, e 38 RDL n. 1578/1933, art. 2, comma terzo, DL 4/07/2006, conv. L. n. 248/2006) e non contrastano con gli artt. 23 e 33 della Costituzione.
Molteplici sentenze del Consiglio Nazionale Forense (quali 231/2013, 50/2014, 35/2015, 2/2016, 62/2017, 150/2018, 193/2020, 197/2021 e 211/2022) hanno inoltre affermato che il dovere di competenza garantisce al cliente che l’avvocato possegga la preparazione necessaria per l’incarico, preparazione “acquisita, appunto, con la regolare frequenza delle attività di aggiornamento”. Il dovere di competenza è dunque posto “a tutela della collettività”.
Molto interessante è anche la sentenza 331/2016 secondo cui il dovere di formazione continua assurge a principio etico della professione forense in quanto “è condizione per l’espletamento di una prestazione professionale confacente alle aspettative ed ai bisogni dei singoli e dell’intera comunità, sicché è preciso dovere dell’avvocato accrescere costantemente il proprio sapere”.
Ma questa sentenza va oltre. E precisa che il dovere di aggiornamento non concerne solo le materie strettamente giuridiche ma, per quel che qui ci interessa, anche “l’apprendimento di materie nuove o solo in parte trattate nei corsi universitari, come […] l’informatica giuridica amministrativa, le scienze sociali e del comportamento, l’organizzazione e gestione dello studio legale […]”.
Il Tecnodiritto
Negli ultimi decenni, l'avanzamento delle tecnologie esponenziali ha portato a una rapida trasformazione della società. Questo cambiamento ha avuto un impatto significativo su molte professioni, tra cui quella degli avvocati. Nel contesto legale, l'integrazione della tecnologia è diventata essenziale per rimanere al passo con le sfide che la società moderna presenta. Questo ha portato alla nascita del concetto di "tecnodiritto" e all'emergere di una nuova responsabilità deontologica per gli avvocati.
Il tecnodiritto, dunque, è un campo relativamente nuovo che si occupa dell'applicazione del diritto alle tecnologie esponenziali, come l'intelligenza artificiale, la blockchain e l'Internet delle cose. Queste tecnologie hanno il potenziale per trasformare interi settori di impresa, incluso il modo in cui vengono condotte le attività legali e l'erogazione dei servizi legali. Pertanto, gli avvocati devono padroneggiare nuove conoscenze e competenze al fine di meglio assistere i propri clienti e di adottare queste tecnologie per offrire servizi di alta qualità.
La Cyberethics
Un aspetto importante del tecnodiritto è la cosiddetta "cyberethics" o etica informatica, con triplice significato anche in virtù di quanto visto sopra.
Innanzitutto, in un mondo digitale sempre più complesso, gli avvocati devono essere consapevoli delle implicazioni etiche che l'uso delle tecnologie esponenziali può comportare. Devono essere in grado di affrontare questioni complesse legate alla conformità legale delle nuove tecnologie, alla privacy, alla sicurezza dei dati e alla responsabilità nell'uso delle stesse. Ciò richiede una comprensione approfondita delle leggi e delle normative di settore - e l’Unione Europea ne ha già approvate diverse - e una costante formazione per rimanere aggiornati sulle nuove sfide che emergono.
In secondo luogo, in sede di accettazione dell’incarico professionale, gli avvocati devono essere in grado di valutare se sono in grado di fornire un servizio di qualità in un determinato campo tecnologico. Questo richiede una valutazione, con onestà intellettuale, delle proprie competenze e capacità, nonché una consapevolezza dei propri limiti. Di conseguenza, gli avvocati devono essere pronti ad acquisire nuove competenze, anche quelle non giuridiche, in ossequio ai doveri deontologici sopra visti. Ma non solo: devono essere pronti a collaborare - imparandone linguaggio e forma mentis - con figure professionali diverse quali ingegneri e sviluppatori informatici, esperti di analisi dati, modelli linguistici e interfaccia utente, grafici ed esperti di comunicazione.
Infine, per assicurare qualità delle prestazioni professionali, gli avvocati sono tenuti ad adottare soluzioni basate su nuove tecnologie, e non solo conoscerne i riflessi normativi. L'uso delle tecnologie esponenziali può infatti migliorare l'efficienza e l'efficacia dei servizi resi dagli avvocati in termini di gestione del tempo e dei documenti, processi interni più precisi e rapidi. A tal fine, gli avvocati devono, da un lato, selezionare i programmi più adeguati - si pensi ai gestionali e all’intelligenza artificiale generativa - e, dall’altro, premurarsi di usarli in modo consapevole per garantire risultati affidabili (per esempio, questo articolo è stato inizialmente redatto con l’ausilio di IA generativa e poi integrato manualmente). Questo richiede, inevitabilmente, un costante controllo di qualità.
Conclusioni
Il tecnodiritto e la cyberethics rappresentano una sfida e un'opportunità per gli avvocati.
L'uso delle tecnologie esponenziali può migliorare l'efficienza e l'efficacia dei servizi giuridici, ma richiede una comprensione approfondita delle implicazioni etiche e una costante formazione per rimanere al passo con i rapidi sviluppi tecnologici.
In conformità ai doveri deontologici di competenza, aggiornamento professionale e formazione continua, gli avvocati sono dunque tenuti ad aggiornare le proprie competenze giuridiche per fornire ai clienti una consulenza legale adeguata e ottenere nuove competenze per un corretto uso delle tecnologie: il tutto per garantire qualità, efficienza e affidabilità delle prestazioni professionali, cogliendo dunque sfide e opportunità di questa fase di sempre più rapida digitalizzazione e automazione.
E infatti, sono personalmente convinto che saranno i clienti stessi che chiederanno agli avvocati di dotarsi di programmi informatici di varia tipologia per fornire risposte rapide, sintetiche, intelligibili e pragmatiche.