17 Aprile 2020

Il vaccino al tempo di COVID-19: quale il procedimento per la messa in commercio?

TIZIANA FIORELLA

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Abstract

                                  Aggiornato al 17.04.2020

In tempi di pandemia, in cui la luce in fondo al tunnel non sembra poi così vicina ed in cui politici e tecnici sono impegnati in accese discussioni sulle modalità per il ritorno alla “normalità”, forse l’unica vera soluzione è e rimane il vaccino contro il Coronavirus. I tempi per la messa in commercio di un vaccino non sono brevi, spesso si tratta di anni, ma considerata la situazione di emergenza che ci troviamo ad affrontare, le Autorità nazionali ed europee stanno approntando soluzioni tese a ridurre drasticamente i tempi per poter mettere il vaccino a disposizione della popolazione nel minor tempo possibile, senza rinunciare alle dovute garanzie di sicurezza per la salute umana.

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Le procedure per l’immissione in commercio di un vaccino

Innanzitutto, si rileva che i vaccini, diversamente dai farmaci, sono medicinali che, esercitando un'azione immunologica, prevengono una o più malattie infettive attraverso la produzione di anticorpi.

Per rendere disponibile un vaccino ai singoli, è necessario seguire un processo molto lungo e complesso elaborato a garanzia non solo dell’efficacia del vaccino stesso, ma della sua non tossicità rispetto alla salute umana.

Di seguito forniamo una brevissima sintesi di tale processo.

Lo sviluppo del potenziale vaccino, una volta identificato, parte dalla c.d. sperimentazione pre-clinica, vale a dire studi in laboratorio, tramite colture di cellule (in vitro) e modelli animali (in vivo).

Conclusa la sperimentazione pre-clinica, si dà avvio alla c.d. sperimentazione clinica (c.d. trial clinico, vale a dire sull’uomo), ripartita in 4 fasi.

Le prime tre fasi della sperimentazione clinica precedono l’immissione in commercio del vaccino e coinvolgono un numero sempre crescente di volontari, vale a dire soggetti sani che, volontariamente, accettano di essere trattati con il potenziale vaccino, in sperimentazione. Tali fasi hanno quale principale obiettivo quello di definire la c.d. posologia (vale a dire il numero di dosi necessaria) , l’efficacia del vaccino (la capacità di stimolare una risposta specifica e sufficiente), la sicurezza e le eventuali reazioni avverse.

La quarta fase della sperimentazione si svolge solo in seguito all’avvenuta immissione in commercio, con l’obiettivo di verificare l’efficacia e la sicurezza del vaccino nelle sue reali condizioni d’uso e confermare che il beneficio per la popolazione trattata sia indiscutibilmente  superiore al rischio cui si sottopongono, a scopo preventivo, soggetti prevalentemente sani.

La sperimentazione, sia pre-clinica, sia clinica, è guidata da standard ben precisi di etica e qualità, stabiliti dalla comunità scientifica internazionale e codificati a livello globale in precise norme di buona pratica clinica (cc.dd. Good Clinical Practice, GCP).

Terminate le prime tre fasi di sperimentazione clinica, i risultati sono soggetti ad un attento vaglio tecnico-regolatorio che, se si conclude con un parere positivo sul rapporto tra rischi e benefici della somministrazione del vaccino, conduce all’approvazione dello stesso e dunque al rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) del vaccino da parte delle Agenzie regolatorie, che in Italia è l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).

Ciò sinteticamente riepilogato in termini di sperimentazione, la fase autorizzativa può seguire due tipi di procedure: quella comunitaria e quella nazionale.

a. La procedura comunitaria: può essere (i) centralizzata e dunque coinvolgere tutti i Paesi Membri; in tal caso, la procedura è regolata dal Regolamento UE n. 726/2004 e la regia è rimessa al CHMP (Comitato per i Medicinali per Uso Umano) dell'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA); ovvero (ii) di mutuo riconoscimento e decentrata, in cui uno Stato Membro agisce come Stato di riferimento; in tal caso, la procedura di approvazione è regolata dalle norme nazionali (in Italia, il D.Lgs. 219/2006) e coordinata dall’Autorità regolatoria dello Stato di riferimento.

b. La procedura nazionale: in cui l’autorizzazione coinvolge un solo Stato con efficacia limitata al relativo territorio. Per quanto riguarda l’Italia, la disciplina di riferimento è il D.Lgs. n. 219/2006 e l’autorità competente al rilascio dell’AIC, come detto, è l’AIFA.

 

Le azioni poste in essere alla luce dell’emergenza sanitaria COVID-19

Come facilmente immaginabile, la pandemia da COVID-19ha indotto tutte le istituzioni sanitarie a livello mondiale ad avviare ricerche e sperimentazioni tese alla ricerca non solo di una cura post-contagio, ma anche di  un vaccino che, in termini di prevenzione, consenta di interrompere la diffusione del virus.

Oggi non è dato sapere quando un vaccino, efficace e sicuro, potrà essere autorizzato all’immissione in commercio e dunque somministrato alla popolazione; quel che è possibile affermare è che le agenzie regolatorie mondiali stanno collaborando senza sosta per scambiare informazioni sugli studi in corso e sui relativi risultati, impegnandosi ad un approccio globale in termini di sperimentazione e ricerca, nonchè a determinare protocolli e procedure che contemperino due necessità apparentemente opposte: quella di raggiungere un risultato in tempi rapidi con quella di rispettare quelle fasi di ricerca che consentano di ottenere dati sufficientemente affidabili per il processo di approvazione.

A livello europeo, l’EMA ha di recente istituito una Task Force (COVID-ETF) il cui scopo è quello di assistere gli Stati membri e la Commissione Europea nella gestione dei piani di sviluppo e delle procedure di autorizzazione e monitoraggio della sicurezza delle terapie e dei vaccini destinati al trattamento o alla prevenzione del COVID-19. COVID-ETF vorrebbe raccogliere le competenze della rete delle agenzie regolatorie europee ed assicurare una risposta rapida e coordinata alla pandemia.

Sotto il profilo regolatorio, EMA ha già sottolineato la possibilità per gli sviluppatori di ricorrere a procedure accelerate per ridurre il più possibile i tempi di sperimentazione ed approvazione dei possibili vaccini.

In particolare, gli sviluppatori potranno ricorrere a:

  • Programma PRIME: si tratta di un programma volontario, che si basa su una maggiore interazione e dialogo sin dalle prime fasi tra EMA e gli sviluppatori, per ottimizzare i piani di sviluppo e accelerare la valutazione. Il ricorso al programma aumenta le possibilità di ammissione alle procedure di valutazione accelerata.
  • Procedura di valutazione accelerata: si tratta di una procedura specifica che consente di ridurre i tempi necessari al rilascio dell’autorizzazione all'immissione in commercio da parte dell'EMA.
  • Autorizzazione all’immissione in commercio condizionata: è possibile ricorrere a tale procedura qualora il beneficio della disponibilità immediata superi il rischio di dati meno completi di quelli normalmente richiesti, sulla base dei criteri pre-definiti dalla legislazione applicabile.

Sotto il profilo della sperimentazione, già da qualche tempo a livello mondiale (con il coinvolgimento dell’OMS e dell’EMA), sono state avviate numerose collaborazioni con gli sviluppatori per individuare potenziali vaccini contro COVID-19.

In base alle notizie divulgate di recente, tre vaccini sono già in fase di sperimentazione clinica, mentre oltre 70 sono in fase di sviluppo.

Per quanto riguarda gli sviluppatori italiani, è di questi giorni la notizia di un'azienda italiana che, in collaborazione con lo Jenner Institute dell’Università di Oxford, avvierà a fine mese una sperimentazione clinica accelerata su 550 volontari sani. L’obiettivo è quello di poter mettere a disposizione il prodotto entro settembre per somministrarlo al personale sanitario e forze dell'ordine ricorrendo al c.d. “uso compassionevole[1].

Al di là dei rush della sperimentazione, l'EMA ha comunque stimato che i tempi per l’autorizzazione all’immissione in commercio e la distribuzione di un vaccino anti COVID-19 in quantità sufficienti per consentirne un utilizzo diffuso potrebbero comunque essere relativamente lunghi (anche 1 anno).

In ogni caso, tutti gli operatori e le istituzioni sanitarie a livello mondiale sono febbrilmente impegnati nella ricerca di un vaccino che possa essere messo a disposizione della popolazione in tempi rapidi, ma compatibili con l’esigenza di garantire efficacia e sicurezza. Non ci resta dunque che attendere gli sviluppi di tali sforzi globali e augurarci di vederne presto risultati positivi.

 

 

[1] vale a dire, la messa a disposizione, per motivi umanitari, di un medicinale ad un gruppo di pazienti affetti da una malattia considerata, tra l’altro, potenzialmente letale, e che non può essere curata in modo soddisfacente con un medicinale autorizzato. Il medicinale somministrato per uso compassionevole deve essere oggetto di una domanda di autorizzazione all'immissione in commercio o essere sottoposto a sperimentazione clinica.

 

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