08 Gennaio 2020

Avvocati specializzatevi! Sì, ma in concreto che significa?

MARIO ALBERTO CATAROZZO

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Abstract

Specializzarsi per l’avvocato sarà necessario per rimanere protagonista in un mercato in evoluzione. Non parliamo solo della specializzazione universitaria, ma della specializzazione di fatto nel diventare esperti di una determinata materia a cui si dedica tutta o la maggior parte del proprio tempo. Diventare specialisti non vuol dire impoverire la propria cultura perdendo conoscenza del diritto nel suo insieme, bensì arricchire una cultura giuridica di base generalista, con esperienza, pratica e studi mirati ad un determinato settore o materia. Il mercato legale richiederà sempre di più queste figure professionali.

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Dal diritto fallimentare al recupero crediti, dal diritto d’autore alla causa di lavoro. Un tempo l’avvocato spaziava quantomeno all’interno delle grandi macro-aree del diritto: civile, penale e amministrativo. Non era tra l’altro difficile incontrare avvocati che navigavano a trecentosessanta gradi tra i codici civile e penale, amministrativo e tributario. Insomma, il plus era avere una competenza ampia e il più delle volte necessariamente generalista. Il mercato per decenni ha chiesto quello e il tessuto imprenditoriale italiano, costruito sulle pmi locali si rispecchiava nelle competenze generaliste del consulente legale, che soprattutto nelle località più piccole doveva poter spaziare nella sua consulenza sia per poter rispondere alle richieste variegate del mercato domestico, sia per poter arrivare a fine mese. E fin qui nulla quaestio.

La vera domanda che oggi l’avvocato, di provincia come di grandi città, dovrebbe porsi è se è ancora così, se ancora il cliente business, quindi l’azienda, richiede una consulenza generalistica, oppure se le cose stanno cambiando.

Le aziende oggi si trovano a doversi districare tra normative stringenti dalle tematiche più varie: dal rispetto della privacy, con il GDPR che incombe su tutti, alla normativa sul commercio elettronico, alle norme comunitarie e internazionali, per chi esporta o produce all’estero, al diritto doganale, al diritto del web e così via. Per non parlare delle norme amministrative per chi svolge una attività commerciale, della normativa sulla sicurezza sul lavoro, igiene e tutela dei consumatori. Insomma, le norme si sono moltiplicate, si incrociano con norme comunitarie e internazionali, mutano di frequente e non sempre sono coordinate tra loro. Se poi entriamo nel mondo del fisco e tributi non ne parliamo proprio.

Cosa richiedono dunque oggi manager e imprenditori? Beh, sicuramente necessitano di competenze specifiche, in modo da poter avere risposte veloci, certe (per quanto il diritto lo permetta), e mirate.

La relazione tra cliente e professionista è cambiata decisamente: se prima si affidava un incarico, spesso ampio e di lunga durata, con fidelizzazione dettata da molteplici fattori che non stiamo qui a ripetere, oggi la relazione è molto più take away, prendo e porto via ciò che mi serve. Oggi il cliente valuta più di prima la qualità della consulenza, la velocità di reazione del professionista e il rapporto qualità prezzo. Finita una consulenza è come se si ripartisse ogni volta daccapo col cliente, va riconquistato nuovamente.

Anche la gestione della relazione è cambiata: prima si prendeva appuntamento, ci si incontrava e si discuteva e valutava. Oggi la relazione è polverizzata in mille contatti toccata e fuga: la email, il messaggio Whatsapp, la telefonata, la videochiamata e solo a volte ci si incontra. Incontrarsi, infatti, costa tempo, spazio mentale e richiede organizzazione, cose che non sempre si hanno a disposizione facilmente.

Quindi cosa richiede oggi il mercato business? Avvocati specialisti, esattamente come il mercato dei medici. Utilizziamo in questa sede il termine “specialista” in modo ampio e non riferito solo alla qualifica conseguente ai relativi master universitari.

Il cliente ragiona così: oramai che devo rivolgermi a qualcuno, cerco chi si occupa specificamente di quella materia e così mi offre maggiori garanzie di conoscere a fondo la materia, perché ne ha esperienza continua. So che molti avvocati di fronte a questa affermazione alzano subito il dito per puntualizzare che così l’avvocato non ha più una visione di insieme del diritto e conosce solo a compartimenti stagni la sua materia. Non è esattamente così, o almeno non dovrebbe esserlo. Vi risulta che un ortopedico non abbia le basi della medicina generale? Oppure che un dermatologo non sappia l’abc dell’apparato digerente? Spero proprio di no! Quindi specializzarsi non vuol dire impoverirsi. Specializzarsi vuol dire avere una cultura di base ampia giuridicamente parlando (e non solo, sarebbe auspicabile) e dedicarsi in modo specifico ad una determinata materia che impegna il proprio tempo, in modo da avere particolare esperienza e dimistichezza con quella materia più che con altre. Quindi invece di essere disfattisti, spesso perché chi ha fatto tutta la vita il generalista oggi si trova spiazzato e non sa come affrontare il futuro, sarebbe meglio capire dove va il mercato per adattarsi velocemente e avere nuovamente soddisfazioni economiche e morali.

La logica degli studi legali associati, delle stp e sta è proprio questa: aggregare in una unica struttura tanti specialisti che lavorano in sinergia e possono così offrire alla clientela un ventaglio ampio di prestazioni di alto livello, così da coniugare specializzazione e ampia offerta di servizi.

 

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