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Il professionista dell’area legale, in particolare, è abituato a scrivere testi tecnico-giuridici: quindi atti, contratti, pareri, note a sentenza. L’esperienza più vicina alla scrittura divulgativa per un legale è rappresentata dalle slide preparate per un corso, oppure dalla dispensa da lasciare ai partecipanti ad un convegno, o per alcuni all’articolo scritto per il quotidiano o il magazine. Molti poi sono abituati a scrivere per riviste tecniche di settore, fiscali, tributarie, di dottrina forense oppure di giurisprudenza. Una parte dei professionisti, infine, ha varcato la soglia di una casa editrice ed è diventato autore di libri, il più delle volte tecnici rivolti ad un target pari al loro, quindi altri tecnici.
Conoscono bene le difficoltà di far scrivere testi in modo discorsivo, “semplice” e fruibile per un pubblico di non addetti, i giornalisti che in passato si sono interfacciati con gli specialisti del settore per avere articoli da pubblicare per il grande pubblico di un quotidiano o magazine.
Ebbene, con l’avvento del web lo scenario è cambiato.
La situazione che prenderemo in considerazione è la scrittura del professionista “in prima persona”, quindi:
- sul proprio sito Internet di Studio per descriverne i contenuti;
- sul proprio blog del sito, per diffondere contenuti;
- nella pagina del proprio sito dedicata agli articoli;
- sui social media per promuovere la propria attività, interagire col pubblico.
I primi passi da compiere consisteranno nel fare CHIAREZZA, secondo un classico percorso di coaching, su:
- quali siano le reali competenze, esperienze e interessi che abbiamo;
- quali sono gli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere con i nostri scritti;
- qual è il target principale a cui ci rivolgiamo;
- su quali argomenti/settori/competenze vogliamo essere riconosciuti (e ricordati) come esperti (il tuttologo non funziona).
Quale errore non va assolutamente commesso?
Ricordatevi che il web non è la carta. Dunque il più grande errore è pensare di prendere testi scritti su carta e fare il copia e incolla sul web; detto in altro modo, ciò che avete scritto un tempo su carta non va bene il più delle volte per il web. Non va bene quanto a stile, lunghezza, parole chiave, scopo, fruibilità, destinatari ecc. Se avete quindi materiali già pronti, dovete mettere in conto che un’operazione di rielaborazione ed editing ad hoc per il web andrà fatta.
Ricordatevi, infine, che la viralità delle informazioni sul web è tale per cui contenuti poco opportuni, poco curati, potrebbero velocemente danneggiare, invece che promuovere, la vostra reputazione on line e la vostra immagine (brand reputation, brand image). Meglio non mettere nulla, che mettere contenuti pieni di errori, inopportuni, confusi, troppo complessi da capire, fuori target, contraddittori, vecchi ecc.
Scrivere sul web dà molte soddisfazioni; la visibilità rende possibile una forte interazione con molteplici voci ed esperienze, che arricchiranno in diversi modi la vostra attività professionale. Infine, la scrittura efficace sul web ricordate che è un ottimo canale di engagement di nuovi clienti e quindi un ottimo canale di business development della vostra attività professionale.
Vediamo ora come approcciare i testi sul web. Chiarito che web e carta sono due mondi distinti con regole proprie per chi scrive, volgiamo ora lo sguardo a chi legge.
Se sulla carta la lettura è per lo più diretta all’apprendimento, sul web è diretta all’esplorazione.
Leggere su carta
Quando leggiamo su carta – con tutti i distinguo che ciascuna situazione pone – il tempo dedicato allo scritto è maggiore e la capacità di concentrazione pure. Lo sa bene chi trova sul web scritti interessanti e li stampa per leggerseli “con calma”, per ragionarci sopra, per rileggerli più volte. Ciò vale per tutti, in particolare per chi con la carta è nato ed è quindi abituato a studiare, dalle scuole in poi, su libri fatti di pagine, di copertine, di orecchie come segnalibro. La carta permette di intervenire sul testo, di sottolineare, di fare note interlineari e marginali, di evidenziare le parti su cui ritornare. La carta organizza da sé il testo suddividendolo tra le varie pagine e permette, sfogliandolo, di avere un’idea di insieme. La sensazione per chi ha davanti a sé un libro o una rivista è di “avere in mano” la situazione, di avere sotto controllo l’entità del lavoro da leggere o studiare. Non parliamo poi di chi ha la buona abitudine di ritagliare articoli di giornale e inserirli qua e la per rileggerli all’occorrenza. Insomma, la carta da sempre soddisfa insieme esigenze “psicologiche” di controllo, di contenimento, ed esigenze cinestesiche di tattilità e di olfatto. Sarà capitato a tutti di prendere in mano un libro appena stampato e sentire l’odore di carta o di inchiostro, piuttosto che goderne sotto i polpastrelli la porosità della stessa oppure la setosità di una bella carta lucida. Possiamo dunque affermare che nella lettura su carta vengono coinvolti un po’ tutti i sensi.
Cosa accade al lettore sul web
Quando entriamo su Internet è come se mettessimo il turbo. Tutto scorre via veloce, quasi frenetico. Sul web non si legge, nel senso classico del termine, si naviga. Sul web i click sono a portata di mano, la sensazione è di non avere confini spaziali e temporali. Sul web la sensazione non è più di controllo dei contenuti, di contenimento, ma di infinite possibilità, di libertà. Su carta se sto leggendo un articolo che non capisco, che richiede maggiore concentrazione, mi dedico con più assiduità; sul web, nella stessa situazione, la reazione è completamente diversa: un click e vado via, passo ad altro.
Sul web posso confrontare velocemente testi, opinioni, trovare alternative, cerco informazioni, soluzioni, idee, spunti. Sul web, inoltre, ogni click è come se fosse una curva a gomito su una strada di montagna: non sappiamo mai il panorama che troveremo. Il web è scoperta, laddove la carta è conferma. Il web è immediatezza, velocità, impazienza, laddove la carta è concentrazione, dedizione, ragionamento. Certo, un conto è leggere un romanzo e un altro è leggere una sentenza, oppure un articolo del codice civile, ma rifacendoci ad un discorso di approccio, i due mondi sono come due strade che si dipartono da un bivio e non si incontrano più.
Possiamo allora giungere alle prime conclusioni, che ci serviranno come humus su cui poggiare ciò che diremo nelle prossime puntate su stile di scrittura, organizzazione, tempi, luoghi, forma: chi si muove sul web lo fa velocemente, sempre con l’indice della mano pronto a fare “back” e tornare da dove si è venuti. Chi naviga sul web spesso non vuole ragionare troppo, non ha tempo per approfondire, non vuole concentrarsi (o non riesce proprio a farlo). Chi naviga sul web cerca informazioni, cerca soluzioni, cerca risposte.
La carta si legge, il web si usa
Il web parcellizza il sapere, frammenta e unisce. Il web trasmette un senso, (quasi un’euforia, potremmo dire) di poter fare tutto e in questo tutto spesso ci perdiamo. Partiamo con un’idea di ricerca e approdiamo da tutt’altra parte. Partiamo che ci interessa un’informazione e sulla nostra strada ne troviamo decine diverse, ma ugualmente interessanti, non cercate, ma trovate (sono loro che hanno trovato noi!).
Sul web l’approccio è: vediamo cosa trovo. Non so una cosa? No problem, interrogo l’oracolo di Mountain View, Google. Mi serve un consulente? No problem, vado su Google e digito parole-chiave di ricerca. Da lì si apre un mondo; abbiamo oltrepassato la curva sulla strada di montagna: nella vallata dei risultati di Google (la c.d. SERP, Search Engine Results Page) troviamo centinaia, migliaia di possibili soluzioni, risposte. A noi non resta che cliccare qua e là, cercare di capire cosa fa al caso nostro, confrontare, orientarci. Vi è mai capitato di dovervi orientare su un libro? No, quasi mai, immagino. Ebbene sul web è la sensazione costante: cercare di non perdersi nel mare dei contenuti che ci si parano davanti.
Di cosa ha bisogno chi naviga?
La prima esigenza di un navigante per mare vi siete mai chiesta qual è? Avere punti di riferimento. La costa, un faro, una stella polare, una rotta predefinita. Sul web il navigante ha bisogno di qualcosa di simile: di rassicurazione, semplicità, chiarezza, immediatezza, punti di riferimento, un percorso da compiere per non perdersi. L’albero di navigazione e il menù di un sito hanno la funzione del “filo di Arianna” o delle briciole di Pollicino: farci ritrovare la strada.
Dunque? Dunque testi troppo lunghi, troppo elaborati non funzionano, in quanto non rispondono alle esigenze del lettore tipo. Allo stesso modo, testi troppo tecnici spesso sono poco apprezzati e lasciati a metà dai lettori. Siti complicati da navigare mettono ansia e creano un blocco mentale. Troppo materiale in una sola pagina fa andare in stallo i processi decisionali dell’utente: non capisce e… se ne va.
Infine, se su carta abbiamo detto che sono coinvolti tutti i sensi, data la materialità dell’oggetto libro che, per alcuni, diventa quasi feticisticamente un piacere in sé (il semplice possesso già crea soddisfazione ed è appagante); sul web bisogna ricordarsi che è buona regola accompagnare i testi con immagini, video e quant’altro possa semplificare e velocizzare la comprensione e abbia funzione rappresentazionale dei concetti che vogliamo esprimere con i contenuti scritti. Possiamo così ricorrere a infografiche, fotografie, schemi di sintesi, video, insomma tutto quanto possa rendere più immediata la comprensione e generare emozioni nel lettore.