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Nonostante diversi limiti siano stati rimossi, la pubblicità per l’avvocato è ancora un terreno spinoso. Le regole deontologiche, per quanto riguarda la pubblicità dello studio legale, non consentono all’avvocato di promuovere la sua attività come farebbe un qualsiasi altro professionista, ma questo non significa che anche l’avvocato non possa sfruttare l’inbound marketing, vediamo come.
Inbound marketing, anche l’avvocato può sfruttarlo
L’avvocato può sfruttare l’inbound marketing, non ci sono dubbi. Anzi, l’avvocato dovrebbe sfruttare anche questa strategia di marketing, dato che il suo settore è sempre più concorrenziale. Molti professionisti, però, hanno ancora timore a pubblicizzare lo studio legale in questo modo perché temono non sia possibile. Facciamo un po’ di chiarezza a riguardo.
Un avvocato che vuole lavorare e guadagnare in modo soddisfacente deve necessariamente essere competitivo. Essere bravi non basta, e nemmeno essere i migliori. Quello che serve è farsi notare, ma non solo: nel mercato attuale è ancora più importante trovare i clienti prima che lo facciano gli altri.
A tale proposito l’inbound marketing è la soluzione. Ma torniamo al dubbio iniziale che si pongono numerosi avvocati: questo tipo di marketing è in linea con la deontologia della professione legale e, soprattutto, con le restrizioni inerenti alla pubblicità dell’avvocato?
Assolutamente sì, purché si rispettino i parametri imposti dalla legge.
Le regole deontologiche dell’avvocato e l’inbound marketing
Fare pubblicità allo studio legale non è più un tabù. Sono stati rimossi diversi divieti e oggi, anche l’avvocato, può promuovere la sua attività, purché si rispettino le regole deontologiche della professione.
Cosa si può e cosa non si può fare? Sicuramente ci si può pubblicizzare sul web così come si possono utilizzare le tecniche di marketing tradizionali, quello che conta non è il “cosa” ma il “come”.
Fondamentale è dunque rispettare i tre articoli del codice deontologico: il 17, 35 e 37.
I primi due articoli riguardano i doveri di corretta informazione, mentre il terzo riguarda il divieto di accaparramento della clientela. Stando a questa definizione sembrerebbe che l’inbound marketing non sia possibile per l’avvocato, ma non è così.
Il divieto di accaparramento della clientela, infatti, implica che l’avvocato non possa sfruttare l’ausilio di procacciatori o di agenzie specializzate nella ricerca di clienti e, per essere più precisi, non si possono nemmeno offrire omaggi o vantaggi che incentivino l’acquisto del servizio legale.
L’inbound marketing serve per attrarre clienti in modo da ottenere dei contatti utili mediante il web. Ma allora – ci si potrebbe chiedere – utilizzare un sito o un blog potrebbe essere interpretato come l’utilizzo di un intermediario?
Ebbene, il confine potrebbe essere labile, tuttavia, scrivere dei contenuti sul web, che verranno utilizzati per attrarre clienti, è consentito dalla deontologia della professione. L’inbound marketing è quindi in linea con i divieti e con i principi che riguardano la professione legale.
Tutto sta nel modo in cui si pongono le informazioni inerenti alla propria professione e veicolate sul web.
Come veicolare sul web le informazioni sullo studio legale per attrarre clienti
Abbiamo detto che l’inbound marketing serve per attrarre clienti e che il modo più sicuro per farlo per l’avvocato è quello di produrre dei contenuti che attirino l’attenzione degli utenti e che offrano loro del valore, da qui si innesca una sorta di relazione tra le parti che, se tutto va bene, sfocia nell’acquisizione del cliente.
I contenuti prodotti, però, devono rispecchiare il principio di verità, correttezza, non devono essere ingannevoli, non devono essere comparativi, quindi in buona sostanza non si può paragonare il proprio servizio a quello dei colleghi, non può essere in alcun modo denigratorio.
Ancora, i contenuti non devono suggestionare il cliente, secondo l’art 17. del codice deontologico. Non si può fare riferimento a casi realmente accaduti, né si deve far supporre alla clientela che si sia gli unici a poter risolvere il loro problema.
Il modo migliore per fare inbound marketing, quindi, è quello di scrivere contenuti che rispettino i limiti appena illustrati, che offrano consigli utili e che siano facilmente fruibili, quindi con parole comprensibili. Naturalmente non si può prescindere dal posizionamento del contenuto.
In buona sostanza, un testo ben ottimizzato in ottica SEO, pubblicato su un sito ben ottimizzato, riceverà sicuramente l’attenzione sperata e servirà per catturare l’attenzione degli utenti interessati a un servizio legale, il tutto, in perfetta sintonia con l’attuale normativa e codice deontologico.