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Da settembre una delle frasi che sentiremo ripetere più spesso sarà “change management”. Detta all’italiana, parliamo della gestione del cambiamento. Nel periodo post emergenza (si spera!) che seguirà questo autunno ci troveremo a dover fare i conti con un mondo già in fermento da anni, ma che questa crisi sanitaria e poi sociale ed economica ora ha completamente stravolto. Senza ripetere quanto abbiamo già detto in altri scritti su questa rivista e che tutti abbiamo letto sui giornali o ascoltato in tv, il cambiamento sarà la costante dei prossimi mesi e anni. Un cambiamento radicale e repentino, da un lato imposto dalle nuove regole di vita sociale, dalle nuove esigenze del mercato e in parte spinte dalle nuove tecnologie. 5G, IoT, robotica, Intelligenza Artificiale, smartworking, learning machine, life long learning, blokchain, saranno solo alcune delle componenti che costruiranno il mercato del futuro, quel mercato in cui gli avvocati (come gli altri professionisti) si troveranno ad operare.
Parliamo di come gestire il cambiamento allora. Giudicarlo, cercare di opporsi o fare i nostalgici non risolverà certo le sfide che si presenteranno dinanzi; tanto meglio, allora, rimboccarsi le maniche e cercare di capire cosa ci sta aspettando per cavalcare l’onda invece di essere travolti.
Change management
Saper gestire il cambiamento in una organizzazione, sia esso lo studio professionale, l’azienda, oppure un contesto sociale, vuol dire saper identificare il cambiamento, saperlo conoscere, conoscere le resistenze individuali e sociali che ogni sistema organizzato oppone ad ogni sua modifica e introdurlo con i tempi e le modalità opportune, perché sia sostenibile dal sistema.
I temi della “sostenibilità” e della conoscenza diventano qui essenziali. Il cambiamento che viene dal basso di solito è una rivoluzione e in quanto tale rompe equilibri e schemi, cestina il vecchio per far spazio al nuovo. Il cambiamento introdotto dall'alto, invece, dovrebbe essere programmato, misurato e gestito per essere sopportato e assorbito, così che il precedente equilibrio si trasformi in un nuovo equilibrio e non lo spazi via.
Il ruolo del change manager
Per rendere concreta la possibilità di introdurre cambiamenti in una organizzazione, come uno studio legale, è necessario avere una persona o un gruppo di persone abili a facilitare tale cambiamento. Ricordiamoci che ogni sistema tende ad un proprio equilibrio – omeostasi – e reagirà ad ogni tentativo di modifica. Se il cambiamento viene introdotto senza un processo studiato a monte, che tenga conto dell’ambiente, delle novità, delle conseguenze, delle resistenze, probabilmente sarà osteggiato e fallirà. Se invece il cambiamento viene gestito, reso fruibile, assorbibile lentamente ed efficacemente (portando sin da subito risultati tangibili), ecco che entrerà poco alla volta nel tessuto organizzativo e nella mentalità delle persone e trasformerà l’organizzazione senza traumi. Il change manager è colui che facilità il cambiamento, che fa da ponte tra un prima e un dopo, che fa filtrare e supporta, che ascolta e motiva, che coordina e controlla. Questa figura potrebbe essere un avvocato “illuminato” e competente in studio, oppure una figura manageriale interna, o ancora una figura consulenziale esterna legittimata dai vertici e accettata da tutti.
Il coaching nel change management
Il cambiamento tocca le emozioni delle persone, suscitando incertezza per il futuro, paura del nuovo, e nello stesso tempo tocca le abitudini. Per questo la gestione del cambiamento non solo ha componenti tecniche di conoscenza di processi e delle novità, ma anche componenti emotive, cognitive e motivazionali. La mentalità gioca un ruolo centrale, come lo gioca la capacità di gestire lo stress, la paura e le emozioni in generale. Saper gestire i conflitti, saper motivare con una vision appetibile, saper fare squadra: sono tutte componenti centrali del change management. Per questa ragione, una figura ideale nella gestione del cambiamento è quella del coach, soprattutto di coach con competenze specifiche in ambito organizzativo, corporate e con esperienza diretta di dinamiche organizzative. Il coaching sarà una disciplina centrale nello sviluppo organizzativo degli studi professionali in futuro e il cambiamento sarà il tema intorno a cui si giocherà la partita una buona fetta di mondo professionale.
Cambiare è imprescindibile, come il flusso dell’acqua di un fiume. Si può scegliere di seguire tale flusso, oppure di definirne la direzione dando la propria impronta al cambiamento e diventandone attori. Lo studio legale ha una bella sfida davanti, che se da un lato può spaventare, dall’atro deve entusiasmare, perché è tutto di nuovo da creare ed è tutto nelle nostre mani.