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Le persone non sono fatte di ragione, sono fatte di emozioni. Tanti anni fa, in uno dei master in coaching questa fu la frase che mi colpì e suscitò in me l’esigenza di approfondire, di capire cosa questa verità nascondesse. La scuola ci insegna a ragionare, ci trasmette contenuti, punta sulla nostra capacità di accumulare sapere e di gestire questo sapere, fino a quando siamo chiamati a metterlo in pratica nel lavoro. Siamo adulti, professionisti, e siamo allenati a gestire il sapere, a trovare soluzioni, a dialogare con l’arte della dialettica e retorica, fuori e dentro le aule giudiziarie, le sale riunioni e il nostro studio. Scopriamo così, un po’ alla volta, che non è tutto lì, che un professionista completo non sa solo maneggiare il diritto e le parole; scopriamo che servono altre competenze per poter avere successo e che gli insegnamenti che abbiamo ricevuto, dalle elementari all’università e poi nella pratica professionale hanno puntato solo su un aspetto: la gestione del sapere. C’è un grande assente in tutto questo e sono le emozioni. Un grande avvocato deve essere dotato di grandi doti umane. Nel Legal talent della 4cLegal Academy, in onda in questi giorni, dove ho il compito come giudice di scoprire il talento umano e non solo quello professionale dei 5 finalisti, questo principio rappresenta la stella polare del mio agire come giudice.
Un ottimo avvocato non sarà mai davvero completo, eccellente, se non è anche ricco di aspetti umani quali l’empatia, la capacità di gestione dello stress, il carisma, la capacità relazionale, la gestione della paura, del fallimento e del successo.
Tutto questo non viene mai insegnato nei percorsi di studio, è un tema tabù lasciato al caso, al nulla, all’iniziativa del singolo, quando invece dovrebbe essere un tema centrale nella formazione.
Bisognerebbe prima di tutto conoscere meglio se stessi, le proprie paure, le proprie aspirazioni e ambizioni, il proprio sistema di valori che ci guida.
Quali sono dunque le emozioni di fondo dell’animo umano che guidano il, nostro agire quotidiano? Fondamentalmente due: la paura e il desiderio.
PAURA
La paura è l’emozione decisamente dominante nell’essere umano. C’è una ragione ben precisa per cui la natura ci ha dato una dotazione simile: siamo organismi viventi in un ambiente potenzialmente ostile e la paura è stato lo strumento con cui la natura ha cercato di proteggerci dai pericoli e darci così maggiori possibilità di sopravvivenza. La paura ci deve tenere lontano dai pericoli ed evitare di metterci in situazioni dove potremmo essere danneggiati o uccisi, questo è stato lo scopo primario e ancora è così.
DESIDERIO
Sotto il desiderio ricomprendiamo tante emozioni positive che ci spingono a fare le cose perché ci piacciono, ne siamo attratti. Poiché il “gene egoista” che regola la nostra vita ha come scopo la sopravvivenza nostra e della specie, ecco che dentro il desiderio troviamo principalmente aspetti legati alla riproduzione della specie, il sesso quindi. Non è un caso che le pubblicità e il marketing puntino moltissimo su questi aspetti per invogliare le persone a comprare prodotti.
DUE LEVE MOTIVAZIONALI
A queste due emozioni di fondo corrispondono le due LEVE MOTIVAZIONALI, cioè le ragioni per cui siamo portati nella nostra vita a fare le cose che facciamo. Tutto ciò che facciamo può essere riportato sotto la LEVA “VIA DA” oppure sotto la LEVA “VERSO”.
La prima corrisponde ai nostri comportamenti RE-ATTIVI rispetto a tutto quanto ci faccia paura, per cui siamo portati ad andare “via da”, lontani, dalla fine del disagio e della paura. La seconda corrisponde ai nostri comportamenti PRO-ATTIVI, per cui siamo attratti come una calamita da tutto ciò che ci piace.
Entrambe le leve comportamentali sono importanti, solo che poiché la paura è dominante (il rapporto tra paura e desiderio è 9 a 1) ecco che molte vite sono reattive, fatte cioè non di scelte verso una meta, un obiettivo, la costruzione della felicità, ma come fuga continua da qualcosa (di reale o semplicemente pensato) che ci fa paura. Così facendo ci troveremo a fare lavori che non ci piacciono, a vivere con persone che non desideriamo, a condurre una vita che non sentiamo nostra.
La leva che dovrebbe, invece, dominare le nostre scelte è la leva verso, quella del desiderio. Noi siamo i costruttori del nostro futuro, questo va sempre ricordato. Ok, il caso ci mette lo zampino di tanto in tanto e qui non ci possiamo fare nulla, ma fuori dal caso, il resto lo costruiamo noi. Certo, per fare ciò dobbiamo avere contatto con i nostri desideri, dobbiamo saperli riconoscere, saper creare una vision che ci attrae, essere positivi, crederci. Qualcuno ci ha insegnato questo?
La frase più frequente dei nostri genitori quando uscivamo da casa al mattino era “stai attento”. Ok, va bene, certo. Ma come posso affrontare la giornata con l’approccio dello “stare attento”? E’ come guidare con il freno a mano costantemente tirato o comunque con la mano sul freno a mano pronti a tirarlo in ogni momento. Secondo voi quanto lontano andremo? E quanto saremo scomodi nel guidare con una mano sola?
Le emozioni vanno riscoperte, conosciute, imparate a gestire. Nella vita privata, come nella professione, sono la base di ogni cosa. La paura del fallimento, la paura del giudizio, la paura dell’errore spesso ci paralizzano riducendo le nostre chance di successo.
È il momento di allenarci a riconoscerle per poterle gestire e fare in modo che siano una risorsa e non un ostacolo nella vita. Questo è quanto faremo nel seminario residenziale PUNTOSUDIME di 3 giorni il 25, 26, 27 aprile 2019 sul Lago di Garda, presso il West Garda Hotel dove tratteremo la gestione delle emozioni, l’autostima, il carisma, la leadership. Per informazioni e iscrizioni visita il sito www.puntosudime.it