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Il numero indica l’evoluzione di un trend partito a fine anni ’80, con Internet che si affacciava timidamente alle porte del futuro per cambiarne le sorti completamente.
Si è passati dal web 1.0, il web televisione – come viene chiamato – dove si poteva solo fare da spettatori, come per la TV appunto, in cui pochi grandi player pubblicavano contenuti e notizie e noi comuni mortali potevamo solo decidere se leggerle, oppure se cambiare canale.
Si passa poi al web 2.0 dei primi anni 2000, dove il mondo cambia davvero, complice la comparsa dei social network. Facebook, Linkedin, Twitter, Youtube, My Space e poi a seguire centinaia di altri, cambiano il nostro modo di agire, interagire, pensare, lavorare, vivere. Con i social network si diventa protagonisti: insieme si è consumatori e autori, produttori di contenuti e loro fruitori. Maria posta una foto, io la commento, lei mette un “like” al mio commento, Gennaro la condivide, Teresa la commenta di nuovo, e così via. Facebook sta a guardare e ci regala un bel giochino con cui (loro) fanno i soldi e noi ci divertiamo. Ecco i “consumattori”, o “prosumer” che si affacciano al mercato. Dal gioco al business il passo è breve ed ecco che gli utenti cominciano chiedersi come possono fare business con questi strumenti che crescono vertiginosamente giorno dopo giorno. Ecco che nasce il web marketing, il social media management, gli influencer e non ci si ferma più.
Il tempo passa ed è un attimo che ci troviamo nel periodo 3.0, dove le informazioni ci raggiungono senza che le cerchiamo, dove tutto passa attraverso una App e tutto diventa smart, veloce, portatile, fluido. Di nuovo la mentalità cambia e il modo di interagire e di agire pure.
Ed eccoci ai giorni nostri, dove siamo alle porte della connessione 5G, dell’Internet of Things, dove tutto sarà sempre accessibile qui ed ora. La specializzazione diventa un must; la velocità di interazione e reazione fondamentale; la comunicazione fa la differenza e i contenuti non sono più un valore da possedere, ma l’utilizzo diventa il vero valore. 4.0 vuol dire continua innovazione, trasparenza nei processi, lavoro in rete e in team, sostenibilità delle scelte, condivisione di valori nella stessa rete e tra cliente e consulente, libertà di scelta, consapevolezza, condivisione. 4.0 vuol dire continua formazione, continuo cambiamento, cultura ampia formata da hard skills tecniche e soft skills manageriali.
E gli avvocati? Saranno i protagonisti, almeno coloro che sapranno interpretare e intercettare questo trend e farlo un asset del proprio futuro professionale.