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Secondo Source Digit, portale dedicato a sistemi operativi e internet, ogni giorno vengono spedite più di 180 miliardi di mail. Non esiste modo di calcolare quante di esse vengano effettivamente lette, ma è stato stimato che il 70% circa è formato da spam e contenuti indesiderati.
Ogni secondo arrivano a destinazione più di due milioni di mail.
In questo mare magnum, nessuno può permettersi di rimanere indietro e non comunicare costantemente con i propri stakeholder: il pubblico sceglierà sempre il professionista o l'azienda di cui ha toccato con mano la preparazione e la qualità rispetto a chi ha deciso di rimanere in silenzio. La newsletter è talvolta vista come un mezzo di comunicazione obsoleto e poco potente rispetto ai social network. Ci si dimentica, in questi casi, che un post su LinkedIn ha un'aspettativa di vita di pochi minuti, prima di essere inghiottito da altri contenuti più recenti. Per non parlare di Facebook, dove i minuti diventano secondi. Una newsletter ha, come tutti i mezzi di comunicazione, punti di forza da sfruttare e debolezze da colmare con altri strumenti, come i social, appunto.
Cosa scrivere in una newsletter
La prima cosa da fare è calarsi nei panni delle persone a cui stiamo inviando la comunicazione, per rendere il corpo della mail invitante per chi legge. Colori e metodo di scrittura sono le prime scelte da operare. Di questo ho già parlato nei miei contributi precedenti.
Concordata la forma, si passa alla sostanza. Un marchio di moda o un negozio di hobbistica possono facilmente catturare l'attenzione degli iscritti alla newsletter, mostrando nel corpo della mail immagini e dettagli degli ultimi arrivi. Quando si parla di uno studio legale, invece, il discorso si fa molto più complicato. Con i propri collaboratori occorre concordare una serie di contenuti che possano risultare gradevoli per il pubblico (perché, non dimentichiamocelo, il pubblico deve leggere quanto abbiamo da comunicare!) e, contemporaneamente, possano fidelizzarlo e convincerlo della professionalità e della costanza con cui gli avvocati dello studio si mettono a disposizione dei propri clienti.
L'attenzione di un essere umano davanti a un computer è di gran lunga inferiore a quella che la stessa persona avrebbe davanti a un giornale. Affinché l'audience legga le nostre newsletter per intero, evitiamo quindi i testi eccessivamente lunghi. Inseriamo piuttosto alcuni elementi cliccabili, che rimandino al nostro sito internet, così che i destinatari più interessati possano proseguire la lettura sui nostri canali di comunicazione o contattarci tramite un indirizzo mail o le nostre pagine social.
Ci sono diversi altri dettagli da analizzare: cosa scrivere nell'oggetto e nel sommario della mail? In che giorno e a che ora spedire una newsletter? Quale indirizzo impostare come mittente?
Non c'è un'unica soluzione a queste domande. Si tratta di problemi che devono, di volta in volta, essere discussi con gli addetti alla comunicazione, in modo da massimizzare le possibilità che il destinatario legga quanto abbiamo da dire. Curare poco questi dettagli, o non curarli affatto, produce una mail che poca gente deciderà di aprire, che meno gente ancora penserà di leggere, o peggio, che sarà bloccata dal software antispam del destinatario e mai nemmeno consegnata. Significa perdere tempo, energie e risorse per un risultato insufficiente.
E non finisce qui
C'è il lavoro di monitoraggio costante dei risultati di una newsletter. Come si può sapere se la nostra comunicazione ha avuto successo?
Vi do appuntamento al prossimo articolo!