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Il lascito della pandemia
Nel post pandemia (ottimisticamente vogliamo pensare di essere lì oggi) il digitale, almeno da un punto di vista di conoscenza e di accettazione collettiva, è un fatto. Si tratta ora di metterlo in pista ovunque su due livelli: creando le infrastrutture e creando la cultura del digitale, che comporta nuovi ritmi, temi, luoghi, processi e modalità di lavoro e di vita. I giovani se ne sono subito accorti e negli ultimi mesi è boom di dimissioni volontarie nel desiderio di trovare lavori più appaganti e luoghi con prospettive di crescita professionale e clima interno vivibile. Insomma, il primo lascito della pandemia, oltre ad una esigenza di digitalizzazione, è anche la richiesta di un work-life balance migliore e di un mercato del lavoro più moderno e incline alla qualità verso la quantità. Il rapporto di lavoro, paradossalmente rispetto ai timori di molti, è oggi più fondato sulla relazione, che sulla transazione; la fiducia è alla base e non più il controllo; gli obiettivi dirigono la relazione e non il tempo.
Verso il Web3
Se il digitale è oramai accettato universalmente come parte integrante della realtà analogica, così come le auto elettriche stanno diventando il nuovo standard che sostituirà il motore termico da qui a qualche anno, ora la sfida si gioca su un nuovo terreno, che non è più il digitale, ma il virtuale. La realtà aumentata delle videoconference, dove sotto le nostre facce c’è il nome, oppure dove possiamo affiancare le slide, o evidenziare le parole, non sono più una novità per nessuno (o quasi). Diverso è invece se parliamo di avatar, di aule virtuali in 3D dove potersi muovere dare la mano al vicino, sedersi al proprio posto, bere un caffè e decidere quale outfit mettere. Vi sembra che stiamo parlando di un videogioco? Beh, in un certo senso può sembrare così, ma non stiamo giocando, stiamo facendo formazione, oppure stiamo facendo una riunione di studio, o un cda di una azienda. Questo sarà il Web3, la terza epoca del web. Avremo molti mondi virtuali aperti e accessibili, che percorreremo con il nostro “altro me”, il nostro avatar. Lo potremo vestire come vogliamo, comprandogli i vestiti, magari delle più famose griffe, per essere alla moda anche lì, in questa seconda vita. Potremo andare in palestra (virtualmente con il nostro avatar), vedere film e ascoltare musica; potremo comprare opere d’arte, terreni, case e investire i nostri soldi. Le transazioni avverranno con le criptovalute, Bitcoin, Ethereum o altro, oppure in soldi veri. Il mondo analogico dove ci siamo tradizionalmente noi con i nostri soldi si fonderà con il mondo digitale che ci permette di superare le barriere spazio-temporali e con il mondo virtuale, che ci farà vivere una seconda dimensione. Pensate che ci sarà la possibilità di interagire con gli avatar di persone che non esistono più; sì avete capito bene, persone morte. Magari sarà l’occasione per dialogare con Dante o con un parente. Potremo viaggiare, visitare musei, entrare in location che non avremmo mai visto di persona. E tutto questo godendo dei tre sensi: vista, udito e tatto. Infatti, basterà indossare gli occhiali adatti e dei guanti con sensori per essere catapultati in questi mondi. Se ci pensate bene, la realtà che ora noi oggi viviamo (analogica) è già la ricostruzione che crea il nostro cervello stimolato dagli impulsi derivanti dagli organi di senso; non sarà molto diverso, dunque: guanti, occhiali e auricolari ci daranno gli input che il cervello processerà utilizzando gli stessi cablaggi neuronali che utilizza ora. L’effetto non sarà dunque molto diverso dall’attuale e ben presto ci abitueremo a questa realtà sintetica: analogico+digitale+virtuale.
E il Diritto?
Nuove tecnologie creano nuove interazioni, nuove opportunità e nuovi rischi e responsabilità. Sarà compito del diritto cogliere, interpretare e tradurre in regole il nuovo mondo. Ciò che stiamo vivendo è come la scoperta dell’America, il Nuovo Mondo, appunto, che con le opportunità portò con sé nuovi rischi ed esigenze. La giurisprudenza, la dottrina e le università faranno ben presto i conti con i problemi crescenti e sempre nuovi della privacy, dei reati informatici, delle nuove modalità di transazione economica con le cryptovalute, della responsabilità oggettiva e soggettiva, dell’eredità digitale, della mancanza di confini e territori e conseguentemente di leggi applicabili. Tutto ciò comporterà nuove competenze legali, nuove specializzazioni, nuove modalità di interazione con i clienti, nuove organizzazioni di studi professionali. Anche il diritto si trova di fronte ad una Second Life e da qui a qualche anno il diritto che conosciamo noi sarà solo una piccola parte di quello che ci servirà per vivere.
Avvocati, avete un nuovo mondo da conoscere, gestire e costruire.