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La notizia
Negli ultimi anni la crisi dei rendimenti, la diffusione della conoscenza mediante strumenti di informazione e formazione digitale, la ricerca della disintermediazione e il rifiuto di incomprensibili strumenti finanziari sintetici hanno comportato l’esplosione della c.d. finanza alternativa, cioè di soluzioni di investimento sempre più orientate verso l’economia reale.
I trend internazionali dimostrano infatti che il private capital si sta affermando come strumento sempre più diffuso di finanziamento dell’impresa e al contempo come asset class che catalizza crescente interesse da parte di investitori sia professionali che al dettaglio, innovando drasticamente i tradizionali processi di corporate finance.
Private capital: cos'è e come è diventato un trend
Per private capital, s’intende l’insieme degli strumenti, non negoziati su mercati pubblici, destinati al finanziamento dell’economia reale e cioè alle imprese non quotate.
Le imprese destinatarie sono interessate non solo per avere alternative al credito bancario, ma anche per diversificare le fonti di finanziamento, per guadagnare prestigio e visibilità, ma soprattutto per acquisire competenze complementari in materia di corporate finance e familiarizzare con soluzioni di investimento che possano accelerare la crescita e l’espansione, agevolare il passaggio generazionale, accompagnare un percorso di quotazione.
Il trend di interesse crescente nel private capital per gli investitori è determinato prevalentemente dai seguenti fattori:
1) Gli asset alternativi offerti dal mercato privato rappresentano, innanzitutto, un’interessante opzione di diversificazione degli investimenti, che consente di introdurre nel proprio portafogli elementi slegati dai rischi che connotano i mercati finanziari, ed in particolare la volatilità.
2) Sebbene l’investimento in private capital determini un’immobilizzazione degli importi più duratura rispetto al mercato pubblico, le prospettive di rendimento sono molto interessanti, con indici che, secondo report di KPMG, nel private equity si attestano stabilmente, sopra il 10%.
3) Ulteriore stimolo agli investimenti nell’economia reale provengono direttamente dalla legislazione nazionale e dalla previsione di incentivi. In materia di Piani Individuali di Risparmio a lungo termine (PIR), in particolare, il D.L. 34/2020 ha previsto esenzioni fiscali sui redditi derivanti da investimenti a sostegno dell’economia delle PMI italiane ed europee, così come sono previste significative detrazioni e deduzioni fiscali per investimenti in società innovative.
4) L’elevata richiesta da parte delle imprese di accedere a finanziamenti determina la necessità per l’investitore di operare una forte selezione, che può determinare una maggiore sicurezza dell’investimento, oltre a prospettive di crescita maggiori.
5) La caratterizzazione in termini di sostenibilità è generalmente più trasparente rispetto a prodotti finanziari sintetici, frequentemente soggetti a greenwashing.
6) Gli investimenti in economia reale rappresentano anche una scelta interessante e consapevole sotto il profilo etico, consentendo la crescita ad operatori economici che, diversamente, difficilmente potrebbero crescere ed introdurre apporti innovativi al mercato.
Gli strumenti di private capital, riconducibili a due macrocategorie di strumenti finanziari, ossia quelli di private equity e di private debt, in maggior dettaglio sono:
- Private Equity e Venture Capital;
- Private Debt;
- Club Deal;
- Crowdinvesting;
- Investimenti infrastrutturali ed immobiliari.
Nell’ambito dei primi, l’investimento consiste in quote societarie e partecipazioni, sicché si va ad incidere sul capitale di rischio della società; nel secondo caso, con il private debt, si acquistano invece strumenti di debito, che vanno ad ampliare appunto il capitale di debito dell’azienda. Attraverso l’equity, dunque, l’investitore beneficia degli aumenti di valore della società partecipata; all’esito del periodo previsto, nella fase di disinvestimento, l’imprenditore potrà optare per diverse strategie, scegliendo di rivendere la quota ad un socio o a diversi investitori, o di accedere alla quotazione in borsa, introducendo le azioni nel mercato pubblico. Con riferimento al private debt, invece, si distinguono diverse tipologie di strumenti, quali i fondi di private debt, prestiti direct lending e società di sviluppo aziendale; le erogazioni, ad ogni modo, sono generalmente volte al finanziamento di specifici progetti e piani di sviluppo e vengono remunerate con un tasso di interesse e talora con una partecipazione al risultato dell’iniziativa finanziata.
Club Deal e crowdinvesting si rivolgono generalmente ad operazioni più contenute e a target in fase precoce di sviluppo, raccogliendo crescente interesse negli investitori al dettaglio.
Gli investimenti infrastrutturali ed immobiliari, poi, si presentano spesso come meno rischiosi in quanto correlati ad asset fisici facilmente valutabili e talora suscettibili di essere contro-garantiti.
Caratteristica distintiva degli investimenti in mercati privati, rispetto all’acquisto di titoli classici negoziati su quelli pubblici, è la durata dell’investimento; dal momento che tali strumenti finanziari sono tendenzialmente volti a sostenere l’impresa in progetti di ampliamento o rinnovazione, l’investimento determina un’immobilizzazione del capitale più duratura, con previsione di recupero della somma anche a distanza di qualche anno. L’importo addotto, dunque, non sarà soggetto alle fluttuazioni del mercato, ma sarà ancorato all’andamento dell’impresa partecipata o finanziata.
Secondo alcuni studi, in futuro, le scelte di investimento saranno sempre più protese verso questo tipo di soluzioni, con una potenziale perdita di interesse da parte degli investitori nei tradizionali strumenti finanziari azionari ed obbligazionari. Una ricerca di Preqin del 2022, nel prevedere l’andamento dei mercati finanziari entro la fine del 2027, aveva prospettato un raddoppiamento dei capitali investiti nel 2021 in assets under management, ossia di fondi gestiti da istituzioni finanziarie, con un passaggio da 9,3 a 18 trilioni di dollari.
Tale virata nelle scelte finanziarie potrebbe essere incentivata, almeno parzialmente, dal fenomeno del “Great Wealth Transfer”; si stima, infatti, che entro la fine del 2045 circa 84 miliardi di dollari saranno trasferiti dalla generazione attuale a quella successiva, attraverso il più grande passaggio generazionale di ricchezza cui si è mai assistito. Si prospetta, quindi, che i nuovi clienti avranno esigenze ed interessi differenti da quelli dei propri genitori, con maggiore propensione ad investire in alternative asset piuttosto che nei mercati tradizionali.
Ruolo centrale, in tale contesto, sarà acquisito dalla digitalizzazione dei processi di investimento, che dovranno consentire al cliente un accesso diretto alle informazioni sul proprio portafoglio, nonché la possibilità di eseguire transazioni a distanza in modo veloce e sicuro.
Conclusione
La grande disponibilità di capitali privati ed il crescente interesse all’investimento in economia reale stanno incidendo fortemente sull’evoluzione del mercato nazionale delle operazioni straordinarie, determinando una crescita rilevante delle operazioni di private capital e allargando l’attenzione degli investitori anche alle imprese di piccole dimensioni, che presentano significative prospettive di crescita.