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Non solo la quotazione in Borsa
Quello che manca è pensare a come sviluppare una vera e propria strategia di sviluppo del private equity a favore delle PMI. Sicuramente servono tutti gli sforzi che si stanno facendo a livello legislativo e fiscale per favorire l’ingresso delle società che rappresentano il tessuto imprenditoriale del nostro paese sul mercato dedicato alle PMI (Euronext Growth Milan – EGM). È necessario però convogliare in questo percorso anche gli investitori istituzionali quali banche, compagnie di assicurazione, fondi pensione, aperti o chiusi, casse di previdenza.
Quindi, senza dubbio ulteriori regole più leggere a cui si sta lavorando anche dopo l’avvenuta approvazione della Legge Capitali rappresentano un buon incentivo per convincere gli imprenditori sempre restii ad aprirsi alla finanza degli investitori, istituzionali e privati. Tuttavia è evidente che manca ancora qualcosa se molte aziende continuano a preferire di quotarsi altrove. Manca una adeguata spinta a far crescere il supporto allo sviluppo di queste imprese attraverso il growth capital di cui in Italia c’è ancora una scarsa offerta.
L’impiego del risparmio privato a favore dello sviluppo delle PMI
Quando si parla di “investitori pazienti” su cui puntare non bisogna guardare solo a quelli istituzionali ma anche al risparmiatore privato, superando quel preconcetto, ormai forse non più attuale e fondato, che lo vede come impreparato e immaturo.
Diventa essenziale impiegare il risparmio privato a favore dello sviluppo delle nostre imprese rispondendo al forte bisogno di equity, piuttosto che di debito, senza il quale non è possibile fare la transizione energetica, non si costruiscono le infrastrutture digitali e fisiche e non si sviluppa la nostra industria che necessariamente deve passare dalla crescita dimensionale delle aziende. Gli elementi chiave per ottenere quest’ultima sono le aggregazioni strategiche e/o di filiera così come l’utilizzo di venture capital, private equity e quotazione sui mercati regolamentati. Per alimentare tutti questi strumenti va creato però il collegamento diretto tra investimento e sviluppo nelle sue declinazioni principali e tangibili di occupazione, innovazione e sostenibilità.
Una riforma ad ampio respiro per collegare il risparmio all’economia reale
È necessario mettere in atto una riforma che incida sulle scelte strutturali di investimento lì ove esiste il maggior tesoro del nostro paese che è rappresentato dal risparmio privato. Così come già avvenuto in altri paesi europei diviene fondamentale che i fondi pensione e le casse di previdenza abbiano tra i loro obiettivi una percentuale di investimento nel capitale di rischio. Allo stesso tempo, il risparmiatore privato va educato a comprendere che una percentuale del suo fondo pensione va investita per creare benessere, sviluppo e occupazione a beneficio proprio e della collettività.
In questa riforma “di sistema” un ruolo di primo piano lo deve giocare la leva della fiscalità la quale, superando la logica dell’incentivo a breve termine, introduca aliquote agevolate di tassazione oltre che sui titoli di stato anche sull’investimento in venture capital, perché poi è questo che crea innovazione e sviluppo dando la possibilità alle nostre imprese di crescere e di creare occupazione.
Le PMI sono veramente l’opportunità da non sprecare
I dati appena pubblicati dell’Osservatorio sul Private Equity per il 2023 in Italia ci parlano di un mercato per fortuna stazionario ma che, purtroppo, non cresce in termini quantitativi di numero di operazioni (406 operazioni complessive che rappresenta -8% rispetto alle 441 del 2022).
Siamo quindi veramente di fronte ad un bivio epocale riguardo a quale tipo di visibilità intendiamo dare al nostro paese nei prossimi anni e al nostro mercato dei capitali che ha un urgente bisogno di equity a cui, diciamo la verità, fino ad oggi non si è guardato con la dovuta attenzione.
Occorre pertanto comprendere che la messa al centro del risparmio a favore della crescita e dello sviluppo è diventata una vera e propria responsabilità sociale. Adottare le riforme e gli strumenti necessari per convogliare una parte di questa ricchezza, anziché sugli investimenti esteri, sulla parte migliore della nostra industria rappresenta una scelta imprescindibile per rispondere ad un bisogno non solo italiano ma anche europeo verso la costruzione di un mercato comune che promuova crescita, innovazione e sostenibilità.