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L’Italia è stata una degli ultimi paesi europei a introdurre nel proprio ordinamento una categoria di visto e permesso di soggiorno basata su investimenti, di vario tipo, in Italia.
Anche se l’obiettivo è sempre stato quello di attrarre capitale straniero per contribuire allo sviluppo dell’economia italiana, le caratteristiche e i requisiti previsti per l’ottenimento di questo visto non erano in alcun modo comparabili con quelle di altri programmi offerti in altri Paesi UE (per esempio, il Portogallo con il c.d. “Portuguese Golden Visa” o Malta con il “residence and citizenship program”) e questo ha avuto come conseguenza il fatto che ci sono state un numero estremamente ridotto di richieste.
Tutto ciò ha portato il Governo italiano a prendere una decisione radicale e introdurre nel corso del 2020 diverse novità per rafforzare e rendere molto più attraente il programma per potenziali investitori stranieri anche nell’ottica di aiutare a risollevare l’economia italiana che ha sofferto, come tutto il mondo, le conseguenze della pandemia da Covid-19.
Le caratteristiche fondamentali del programma sono rimaste le medesime così come le tipologie di investimento: società di capitali operative in Italia, start-up innovative operative in Italia, progetti di ricerca e filantropici e obbligazioni dello Stato. Resta inoltre la possibilità per gli investitori extra-UE che richiedono il visto e spostano la propria residenza fiscale in Italia di accedere al c.d. “flat tax regime” che prevede il pagamento di imposte per un importo fisso di Euro 100.000,00 indipendentemente dai ricavi generati in qualsiasi parte del mondo.
Nuove soglie di investimento
Le categorie di investimento disponibili sono sempre le medesime ma le soglie minime sono state ridotte del 50% per le tipologie più importanti: l’importo minimo per l’investimento in equity di società di capitali operative in Italia è sceso a Euro 500.000 mentre quello per l’investimento in partecipazioni nel capitale sociale di start-up innovative a Euro 250.000.
Altre novità
A causa di una interpretazione restrittiva della norma da parte del Ministero dello Sviluppo Economico – che è l’autorità principalmente coinvolta nel processo per il rilascio del visto per investitori – fino a settembre 2020 le domande di visto potevano essere presentate unicamente da persone fisiche che fossero disponibili a realizzare personalmente un investimento.
Con la Legge 120/2020 questo limite è stato espressamente rimosso e oggi è possibile anche per il legale rappresentante di una società straniera richiedere un visto per investitori sulla base di un investimento realizzato dalla società straniera di cui è rappresentante.
In questo caso l’Investor Visa for Italy Committee, l’organismo che deve valutare la richiesta di visto, richiederà al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale una verifica preliminare della domanda per controllare che la c.d. condizione di reciprocità, prevista dall’Art. 16 delle preleggi al codice civile, sia soddisfatta: tale condizione prevede, infatti, che un cittadino straniero è ammesso al godimento dei diritti e delle libertà riconosciute ai cittadini italiani solo se i medesimi diritti e libertà sono garantiti ai cittadini italiani nel Paese straniero di provenienza della persona.
Un altro fondamentale cambiamento riguarda il fatto che non è più previsto alcun limite minimo di tempo che il titolare di un visto per investitori deve trascorrere nel territorio italiano per poter mantenere il visto e il permesso di soggiorno. Evitare di imporre agli investitori stranieri di trascorrere un numero minimo di giorni o settimane nel territorio italiano per poter mantenere il proprio permesso di soggiorno è sicuramente una delle armi migliori per attrarre investimenti stranieri e rendere questo tipo di visto molto più attrattivo per potenziali investitori stranieri che molto spesso sono interessati ad avere la possibilità di trascorrere del tempo in Europa (e in Italia) senza tuttavia essere disposti ad accettare l’imposizione di un periodo minimo di soggiorno, prediligendo la più ampia libertà da questo punto di vista.
Infine, i titolari del visto per investitori non devono più sottoscrivere il c.d. Accordo di Integrazione, che richiedeva loro la dimostrazione della conoscenza della lingua italiana e principi civici e sociali italiani per poter essere in grado di rinnovare il permesso di soggiorno una volta raggiunto il termine di scadenza dello stesso. L’obbligo di sottoscrivere l’Accordo di Integrazione e sottoporsi al test è stato rimandato solo al momento in cui la persona ha già trascorso 5 anni di residenza legale nel territorio dello Stato italiano nel caso in cui intenda convertire il proprio permesso di soggiorno per investitore in una tipologia diversa di permesso di soggiorno (p.e. lavoro o studio).
Il programma “Investor Visa for Italy” sin dalla sua introduzione ha avuto come obiettivo quello di attrarre talenti, investitori e i c.d. “high net worth individuals” e i relativi capitali, anche attraverso la possibilità di usufruire di agevolazioni fiscali, e le novità recentemente introdotte sono state sicuramente pensate per aumentare quanto più possibile l’attrattività del programma e far sì che sempre più persone scelgano l’Italia come una solida opzione nel panorama europeo su cui proiettare i propri investimenti, soprattutto in questo momento storico in cui tutte le economie mondiali sono state intaccate dalla pandemia da Covid-19.