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Il concetto di sostenibilità è passato da considerazione marginale a fattore mainstream all’interno del nostro studio in modo graduale e anche naturale, grazie a un’iniziale predisposizione, che potremmo definire congenita, verso i valori della sostenibilità. Per spiegare meglio questo punto è opportuno chiarire che il rispetto delle persone e delle cose che ci circondano erano valori fondanti del piccolo studio professionale in cui sono entrato 28 anni fa e lo sono oggi per la società per azioni con 200 persone in cui l’allora piccolo studio si è trasformato. Avere come base fondante questi valori ci ha consentito e ci consente di relazionarci meglio con il mondo che ci circonda, di migliorare le relazioni interne che sono alla base del nostro successo e anche di attirare nuovi talenti che siano in grado di guidare la società verso nuovi importanti traguardi.
Chiaramente, una struttura più grande come quella di oggi ci impone una maggiore formalizzazione dei parametri di sostenibilità che, in forma del tutto embrionale, ci sono stati tramandati attraverso l’esempio di chi ci ha preceduto. Questi valori di sostenibilità necessitano di essere declinati secondo gli specifici parametri di uno studio professionale quale siamo.
Nel nostro piccolo, sul tema della sostenibilità ambientale, adottiamo, e lo diamo per atto dovuto e quasi scontato, una raccolta differenziata e abbiamo protocolli specifici per i rifiuti elettronici. Non abbiamo pratiche cartacee ma solo digitali, protette da sistemi di disaster recovery, e questo ci ha permesso di eliminare dallo studio gran parte della carta. Inoltre, abbiamo installato distributori di acqua con filtrazione della stessa, un piccolo passo per avere uno studio plastic free. In tema ambientale, potremo fare anche meglio quando cambieremo la nostra sede principale adottando misure per il risparmio energetico, scegliendo di acquistare la ridotta quantità di energia da fonti rinnovabili e organizzando stazioni di ricarica per le biciclette elettriche per una mobilità più sostenibile.
Per quanto concerne la sostenibilità in ambito sociale, promuoviamo l’inclusività e la parità di genere, con un approccio che ci consente di valorizzare al meglio i nostri talenti, svolgiamo attività pro-bono e sosteniamo enti no-profit con donazioni annuali. Siamo inoltre molti attenti al work-life balance: in via sperimentale abbiamo introdotto l’obbligo di presenza in studio per soli due giorni a settimana e in via definitiva un programma di welfare flessibile che prevede aiuti mirati in funzione delle esigenze del dipendente.
In tema di governance, dal 2012 il nostro statuto prevede che tutti i soci abbiano un eguale numero di azioni e che il CdA sia eletto dall’assemblea dei soci. Abbiamo una carta dei valori e un codice etico.
Per quanto riguarda invece la relazione con i clienti abbiamo implementato un sistema di condivisione delle informazioni relative alle pratiche tramite un servizio di extranet, protetto e riservato. Investiamo moltissimo in tutto ciò che concerne la riservatezza e la protezione dei dati con particolare attenzione alla cybersicurezza, avendo valutato che il lavoro da remoto potrebbe facilitare gli attacchi informatici e prendendo, pertanto, gli opportuni provvedimenti. Abbiamo infine introdotto un ERP (Enterprise Resource Planning) con controllo di gestione.
Tutte le azioni intraprese sono state grandemente condivise ed apprezzate da parte dei soci, dei professionisti e delle persone di staff, segno che la sostenibilità è un tema sentito, diffuso e che porla come uno dei cardini della crescita e dell’organizzazione dello studio porta a un processo di sempre maggiore coinvolgimento e sviluppo.
A questo punto è però fondamentale porre l’accento anche sugli elementi esogeni che spingono uno studio come il nostro ad interrogarsi sulla sostenibilità e su come porre in essere i criteri ESG nella propria organizzazione. Infatti, è giusto ricordare che un invito a precedere nella direzione della sostenibilità arriva dai clienti.
Noi siamo un piccolo tassello nel complesso mosaico della supply chain dove tutti sono allo stesso tempo clienti e fornitori ed è evidente che quando i nostri clienti ci sensibilizzano su questo tema, è doveroso allinearsi, cosa che, non ha richiesto un eccessivo sforzo, piuttosto ha impresso un moto positivo a sistematizzare alcune iniziative.
Indubbiamente, condividere con i clienti i valori della sostenibilità contribuisce a fidelizzare il rapporto cliente - consulente e ad attrarre nuovi clienti, o perlomeno ad avere una ulteriore leva e “selling point” dei servizi professionali.
Una delle attività sempre più frequentemente richieste, negli ultimi anni, è infatti quella relativa a questionari da compilare, interviste da rilasciare su richiesta dei clienti - in particolare quelli più grandi e strutturati - per definire come lo studio è organizzato e come risponde alle crescenti richieste di essere fornitori sostenibili. Si rileva, tuttavia, che molto frequentemente non è necessario fornire alcuna evidenza di ciò che facciamo in ambito ESG. Potremmo anche omettere o addirittura mentire per risultare più sostenibili di quello che siamo.
Questo accade perché oggi la sostenibilità è un must, ma purtroppo, ancora percepito come una moda e, in quanto tale e in assenza di certificazioni ufficiali, è anche possibile inseguire più le apparenze che la sostanza, sebbene siano noti a tutti i limiti e i pericoli del cosiddetto greenwashing o del green wishing, dove desiderio e realtà si confondono.
Qualora le operazioni di facciata, o greenwashing, non vengano scoperte si saranno ottenuti benefici temporanei senza realmente investire in sostenibilità. È inutile negare che essere sostenibili ha un costo o meglio, richiede un investimento se si fanno le cose sul serio.
Tuttavia, in assenza di certificazioni, chi vigila che effettivamente uno studio professionale sia sostenibile?
Negli ultimi bandi di aziende pubbliche e private non è ancora emerso, in modo significativo, l’aspetto della sostenibilità come elemento dirimente o perlomeno rilevante nell’aggiudicazione di un contratto di fornitura di servizi.
Secondo la mia esperienza questi bandi prevedono parametri per valutare le competenze e l’esperienza professionale e parametri per valutare il costo dei servizi. In molti casi si tratta di gare al massimo ribasso con valori di partenza molto bassi.
Risulta pertanto complicato investire in sostenibilità ed essere competitivi su gare al massimo ribasso, perché chi non investe in sostenibilità, a parità di offerta, avrà una marginalità superiore rispetto a chi ha investito in sostenibilità.
Le esperienze riportate rilevano e indicano che molte attività professionali sono sempre più trattate come commodities dove l’aspetto economico prevale rispetto ad altri parametri di valutazione, e questo approccio, imposto nel settore pubblico sulla scorta della legge che disciplina gli appalti, ha preso piede anche nel settore privato.
Affinché gli investimenti in sostenibilità forniscano un effettivo ritorno sul capitale investito è necessario che i clienti siano disposti a pagare di più a parità di offerta qualitativa o che i fornitori giudicati non sostenibili non siano neanche presi in considerazione.
Ma come si fa a valutare che il fornitore abbia effettivamente adottato misure di sostenibilità?
Non so dare una risposta precisa ma sono grato a 4cLegal che fornisce delle autocertificazioni validate; al momento Studio Torta ne ha ottenute nove, il che ci permette di approfondire i molteplici temi declinati per gli studi professionali consentendoci di migliorare progressivamente su tutti gli aspetti ESG.
In conclusione, l’impegno dello studio nell’ambito della sostenibilità allo stato attuale porta maggiori risultati sul fronte interno che sul fronte clienti, ma confido e mi auguro che in futuro possa divenire un valido parametro di selezione dei fornitori da parte dei futuri clienti e che lo studio sia effettivamente all’altezza delle loro aspettative.