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Il settore del private equity italiano ha vissuto una significativa espansione negli ultimi anni, con un flusso di investimenti che ha interessato una vasta gamma di settori, dall'industria all'energia. Questi ambiti si sono distinti come poli di attrazione per gli investitori, riflettendo un forte interesse verso aziende dal notevole potenziale di crescita e capacità innovative. Nel contesto europeo, il mercato del private equity ha mantenuto una traiettoria di crescita, con un aumento sia nel numero delle operazioni sia nel capitale raccolto, raggiungendo cifre record. L'attenzione si è concentrata su imprese con prospettive di sviluppo considerevoli e su operazioni di buyout di medie dimensioni.
Il rallentamento post-pandemico
Nonostante la crescita complessiva, le ultime indagini evidenziano un calo significativo delle attività di investimento rispetto al boom post-pandemico del 2022.
Il 15° report annuale di Bain & Company ha rilevato una riduzione del 60% nel valore e del 35% nel numero delle operazioni rispetto ai picchi del 2021, con un leggero miglioramento nella seconda metà dell'anno. I buyout hanno registrato una diminuzione del 37% su base annua, mentre le exit hanno subito una contrazione del 66%. Questa flessione è attribuibile a vari fattori, tra cui l'incertezza macroeconomica, l'instabilità geopolitica, le tensioni commerciali e l'aumento dei tassi di interesse, che hanno spinto gli investitori a una maggiore prudenza.
L'attività di investimento in Italia nel 2023
Il 2023 si è concluso con una conferma dell'attività di investimento in Italia, spesso attraverso operazioni di add-on (operazioni di aggregazione aziendale). Nel corso dell’anno, le operazioni di buyout hanno rappresentato il 78% dei deal totali; gli add-on hanno costituito il 49% del mercato. Le survey indicano che sono state concluse circa 1210 operazioni, con target in Italia per un controvalore di 58,6 miliardi di euro, segnando un calo del 37% rispetto al 2022. Il ruolo del private equity come investitore ha guadagnato ulteriore terreno, rappresentando il 40% del totale delle operazioni.
Gli investimenti degli operatori internazionali nelle aziende italiane hanno raggiunto una quota significativa, rappresentando il 51% del totale delle transazioni concluse. Questo dato sottolinea l'attrattiva crescente e riaffermata del tessuto imprenditoriale del nostro Paese, confermando un trend positivo e consolidato nel panorama degli investimenti internazionali.
Prospettive per il 2024
Nonostante le sfide macroeconomiche, la liquidità accumulata dai fondi di private equity negli ultimi anni e la contrazione dei multipli, che cerca di bilanciare l'aumento dei tassi, lasciano presagire una ripresa positiva nel flusso delle operazioni per il 2024.
L'avvio dell'anno ha visto oltre 30 deal annunciati già a gennaio, alimentando le voci di una pipeline robusta.
Le prospettive economiche si tingono di un cauto ottimismo nel panorama degli affari, con stime che anticipano la chiusura di approssimativamente 240 deal entro la fine del primo semestre. Questo fervore nel mercato degli affari è ulteriormente rafforzato dal rinnovato interesse verso le operazioni di grandi dimensioni, come dimostra l'acquisizione di La Piadineria da parte di Cvc Capital Partners, un’operazione che sembrerebbe segnalare un ritorno in grande stile dei "grandi deal".
Inoltre, tenendo in considerazione il vintage di numerosi asset nel portafoglio, specialmente quelli appartenenti al segmento mid-cap, si prevede l’avvicinarsi delle fasi di exit nel corso del 2024, anche a seguito di alcuni ritardi accumulati nel 2023. Pur essendo la previsione futura un esercizio complesso e incerto, sembrerebbero dunque esserci indizi convincenti che lasciano presagire un periodo di effervescenza nel settore degli investimenti e dei disinvestimenti.
L'impatto dell'intelligenza artificiale e delle tematiche legate alla sostenibilità
Le prospettive per il private equity in Italia e in Europa sono incoraggianti, con previsioni di crescita continua. Un fattore chiave di questa crescita sarà la trasformazione digitale guidata dall'intelligenza artificiale. L'IA sta rivoluzionando molti settori, offrendo opportunità di efficienza, innovazione e creazione di valore senza precedenti. Le aziende che sapranno cogliere queste opportunità saranno quelle che attireranno maggiormente l'interesse degli investitori di private equity. Infatti, le aziende che integrano l'intelligenza artificiale nel loro core business sono viste come gioielli di alta tecnologia, per il loro potenziale di crescita, il vantaggio competitivo che possono guadagnare, l'efficienza operativa migliorata, la scalabilità, l'innovazione, il ritorno sull'investimento potenzialmente elevato, e la capacità avanzata di analisi dei dati.
Inoltre, la transizione verso un'economia sostenibile e a basse emissioni di carbonio rappresenta un'altra area di crescita per il private equity. Gli investitori sono sempre più attenti alle tematiche ESG e cercano aziende che operano in modo responsabile e sostenibile. Le imprese che si distinguono in questo ambito avranno un vantaggio competitivo nell'attrarre capitali di private equity.
Le pratiche ESG si rivelano non solo un imperativo etico ma anche una potente leva strategica. L'adozione di politiche ambientali, sociali e di governance responsabili migliorano l'accesso al capitale, riducono i rischi legali e reputazionali, aumentano l'efficienza operativa e stimolano l'innovazione. Favoriscono la fedeltà dei clienti, attraggono e mantengono talenti, rafforzano le relazioni con gli stakeholder e consolidano la leadership di mercato.
Questi fattori contribuiscono a una strategia aziendale che può generare vantaggio competitivo e valore sostenibile nel tempo.
La sfida della gender diversity
Rientra nel tema ESG anche il fronte della rappresentanza femminile nel settore del private equity, dove c'è ancora molta strada da fare. Attualmente, la presenza delle donne ai vertici nel private equity è limitata, sia in Italia sia a livello globale. Nonostante i progressi in ambito lavorativo, economico e sociale, e le aspettative di pari opportunità delle nuove generazioni, i ruoli di leadership rimangono dominati dagli uomini. In Italia, la situazione è particolarmente allarmante, con pochi fondi che vantano una donna partner e ancora meno con donne in posizioni di Managing o senior partner.
A livello mondiale, il report "Women in Alternative Assets" del 2022 di Preqin mostra che le donne nel private equity ricoprono prevalentemente ruoli di Chief Financial Officer, COO ed Executive Director. La strada verso una maggiore inclusione e diversità di genere nel settore è ancora lunga e tortuosa.
Il valore della diversità di genere
Nella mia esperienza personale, non ho avuto l'opportunità di collaborare con donne partner in fondi di private equity. Tuttavia, sono fermamente convinta che il valore di un'organizzazione risieda nell'armoniosa sinergia tra le competenze femminili e maschili. Puntare esclusivamente su una delle due è sinonimo di una perdita inestimabile. La questione non è meramente femminile: un'azienda che impiegasse solo donne si troverebbe di fronte allo stesso dilemma. È giunto il momento di superare la conta dei generi all'interno delle aziende per concentrarsi piuttosto sulle competenze e le soft skill necessarie al progresso aziendale, indipendentemente da chi le possiede.
Colmare il divario di genere non è un gioco a somma zero, dove l'ascesa delle donne comporta inevitabilmente la caduta degli uomini. Ignorare questa dinamica equilibratrice equivale a tentare il volo con una sola ala, condannandosi a una traiettoria instabile, priva della forza, della direzione e della fiducia che solo un volo bilanciato su due ali può garantire.
L'inclusività è una miniera d'oro di idee, soluzioni e prospettive diverse. Nel mondo della finanza, avere una pluralità di punti di vista è cruciale per affrontare le sfide con approcci innovativi e vincenti. Le imprese che promuovono un maggiore equilibrio di genere sono quelle meglio attrezzate per navigare le complessità del mercato con una visione olistica e strategie di successo.
Il settore del private equity in Italia e in Europa presenta, dunque, prospettive incoraggianti, grazie alle opportunità offerte dall'intelligenza artificiale e dalla transizione verso un'economia sostenibile. Tuttavia, per sfruttare appieno queste opportunità, è fondamentale promuovere una maggiore diversità di genere ai vertici del settore. Le aziende che sapranno valorizzare l'equilibrio tra competenze femminili e maschili saranno quelle meglio posizionate per affrontare le sfide future e generare valore per tutti gli stakeholder. Il private equity ha il potenziale per essere un motore di crescita e innovazione, ma per realizzare pienamente questo potenziale, deve abbracciare l'inclusività e la diversità come veri e propri asset strategici.