13 Settembre 2024

Recepimento della Direttiva CSRD in Italia: novità e sfide per le PMI

MELANIA MAZZON

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Abstract

Il 10 settembre 2024 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il D.Lgs. n. 125 del 6 settembre 2024, che recepisce la direttiva 2022/2464/EU, nota come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Questa normativa segna un avanzamento verso una maggiore trasparenza aziendale, imponendo obblighi di rendicontazione su temi ambientali, sociali e di governance (ESG). L’adeguamento alle nuove previsioni normative non è solo un obbligo per le imprese, ma una chance per ridefinire il proprio vantaggio competitivo in un mercato sempre più sensibile alle tematiche ESG.

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Nuovi obblighi di rendicontazione di sostenibilità

Il recepimento della CSRD comporta modifiche sostanziali nel quadro normativo italiano, rafforzando gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità. Le imprese che rientrano nel suo perimetro di applicazione dovranno fornire informazioni che consentano di valutare l’impatto delle loro attività sui fattori ESG secondo il principio della doppia materialità; ciò implica la necessità di rendicontare sia l’impatto delle attività aziendali sull’ambiente e sulla società, sia come le questioni ESG influenzano le performance finanziarie. L’obiettivo è garantire informazioni standardizzate, comparabili e affidabili, responsabilizzando le aziende e fornendo agli stakeholder strumenti adeguati per valutarle sotto i profili ESG.
 

Principali novità introdotte dal D.Lgs. n. 125/2024

Rispetto alla bozza sottoposta all’approvazione del Consiglio dei Ministri, già ampiamente commentata dagli operatori del settore, il D.Lgs. n. 125/2024 introduce alcune novità. Quella più rilevante riguarda l’ampliamento della definizione di “piccola e media impresa quotata”, che include le PMI con un numero medio di dipendenti compreso tra 11 e 250, rispetto al precedente range di 50-250. Se queste imprese soddisfano almeno due dei criteri dimensionali previsti, saranno obbligate a partire dall’esercizio 2026 per i report pubblicati nel 2027, con la possibilità di richiedere una deroga fino al 2028, motivandola nella relazione sulla gestione. Inoltre, sono previste sanzioni più severe, di natura interdittiva e pecuniaria, per società di revisione, revisori e responsabili della sostenibilità in caso di violazione degli obblighi di assurance del bilancio di sostenibilità. Tali misure sono progettate per prevenire rischi di greenwashing e rafforzare la trasparenza delle informazioni ESG a beneficio degli stakeholder.
 

Implicazioni per le PMI e opportunità

Il nuovo quadro normativo impone un onere significativo per le imprese italiane, accentuato dalla complessità delle regole e dalla sovrapposizione di metodologie, che possono comportare rischi di sovra-rendicontazione. Inoltre, le nuove norme ampliano la responsabilità degli amministratori, includendo tra le informazioni da rendicontare anche quelle ricevute da terzi appartenenti alla catena del valore. Il decreto stabilisce che, nella valutazione di queste responsabilità, saranno considerate le procedure preventive adottate per mitigare i rischi. In tale contesto, il supporto di consulenti è fondamentale per interpretare le norme e adottare soluzioni efficienti, riducendo i rischi e ottimizzando i sistemi di compliance. La raccolta e il monitoraggio dei dati ESG sono processi complessi che richiedono tempo, risorse e personale qualificato; pertanto, è cruciale avviarli con anticipo rispetto ai termini di adeguamento previsti dalla normativa. Anche le imprese non direttamente coinvolte dalla CSRD dovrebbero avviare questi processi, potendo essere ugualmente chiamate a fornire dati ESG nell’ambito di gare di appalto, progetti di investimento e catene di fornitura. Sebbene i costi di compliance possano essere elevati, questi investimenti dovrebbero essere considerati strategici per non perdere opportunità di business e per affrontare le sfide future, sfruttando le opportunità di un’economia in evoluzione.

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