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Anche a Synapta abbiamo letto con interesse il “Report di Clima sull’affidamento di incarichi legali esterni nel settore pubblico” pubblicato da 4cLegal lunedì 27 gennaio. Il motivo di base è molto semplice: l’acquisto di servizi legali è una delle tante forme di “procurement” che coinvolgono la PA, e la raccolta e gestione digitalizzata di informazioni sul processo di procurement nel settore pubblico è la ragion d’essere di ContrattiPubblici.org, il portale gestito da Synapta.
Gli elementi del Report di Clima con i quali abbiamo sentito più “affinità” -e che fondano, in un certo, la partnership in essere tra 4cLegal e Synapta, nata sulla scorta di un’identità di visione manifestata dal Protocollo d’intesa sul Mercato Legale 4.0- sono due:
- il primo è la convinzione, supportata da evidenze ormai abbondanti, che la digitalizzazione del processo di approvvigionamento di servizi (di ogni genere) nel mondo pubblico aiuti in maniera determinante efficienza e trasparenza dello stesso;
- il secondo è la coscienza di trovarsi di fronte a un clima “a due facce” quando si parla di procurement, digitalizzazione e PA. Da un lato, una situazione generale ancora carente, caratterizzata da inerzia e resistenza all’innovazione. Dall’altro, un trend che sta cominciando finalmente a mostrare segni di cambiamento, con una progressione che -seppure agli inizi- promette di poter essere geometrica.
Lo abbiamo scritto la scorsa estate facendo il punto sulla digitalizzazione nella PA in Italia: le classifiche europee ci danno ancora agli ultimi posti in materia (peggio di noi solo Polonia, Grecia, Bulgaria e Romania), ma siamo tra i Paesi che hanno avviato più efficacemente una rincorsa per recuperare terreno. In tema di Open Data (ovvero i dati pubblici che devono essere pubblicati dalle Pubbliche Amministrazioni in maniera che sia facile il loro riutilizzo), ad esempio, l’Italia è stata considerata sino al 2018 un Paese “trend-setter” (e nel 2019 è passata all’8° posto, tra i “best-tracker”, soprattutto per il miglioramento degli altri paesi europei). Significa quattro cose: che le norme in tema di dati aperti sono ormai allo stato dell’arte nel nostro Paese; che stiamo rafforzando un ecosistema di Open Data sviluppato; che lo facciamo instaurando una collaborazione con università e istituti di ricerca; e che la cittadinanza e la comunità sono coinvolti nel processo. L’aspetto su cui siamo più carenti, invece, è quello dell’impatto economico degli Open Data, e questo ci rafforza nel nostro impegno ad alimentare tramite i dati aperti nuovi strumenti di business intelligence.
Come anticipato sopra, digitalizzare il processo di approvvigionamento di servizi della PA e mettere a disposizione le informazioni sul processo stesso e sul suo risultato finale -il contratto che la stazione appaltante stipula con il fornitore- è fondamentale in termini di efficienza e trasparenza del settore pubblico. Cominciamo dal secondo termine, trasparenza, probabilmente più intuitivo: se si sviluppa una cultura amministrativa per cui i dati di tutta la “filiera” del procurement devono essere ordinati e facilmente accessibili (quindi, inevitabilmente, in forma digitale), sarà molto più semplice provare che i beni o i servizi sono stati acquistati ad un giusto rapporto tra la qualità/competenza ricercata e il prezzo richiesto, e -viceversa- molto più difficile nascondere disattenzioni e irregolarità, premeditate o meno.
Ci teniamo tuttavia a sottolineare -e veniamo al termine “efficienza”- che la disponibilità degli Open Data non nasce solamente da volontà di controllo o di un generalizzato scetticismo sulla trasparenza della PA, ma anche da quella di facilitare il processo decisionale degli amministratori (sul procurement come su diverse altre attività). Così come nel privato, anche nel pubblico le organizzazioni che sono “data driven” -cioè prendono delle decisioni sulla scorta di dati- agiscono più in fretta e meglio. Inoltre, imparano di più dai propri errori.
Visto che stiamo scrivendo sul sito di 4cLegal, possiamo usare ContrattiPubblici.org per fare un piccolo esempio sul tema degli “incarichi legali”. Utilizzando il motore di ricerca con queste due parole chiave, sarà possibile avere accesso a una preziosa riserva di informazioni sui contratti che le menzionano all’interno del loro oggetto, a partire dal 2013. Solo per il 2018, possiamo verificare che il mercato complessivo (e stiamo parlando solo nei casi in cui figurano esplicitamente le keyword “incarichi” e “legali”) è di circa 18.500 contratti, per più di 150 milioni di euro di spesa, con frequentissimo ricorso all’affidamento diretto. Individuare un corrispettivo effettivamente “di mercato” per una prestazione intellettuale come un incarico legale costituisce un compito complesso e delicato: avere a disposizione le informazioni accessibili da ContrattiPubblici.org può aiutare l’amministratore di turno a prendere una decisione informata e razionale. Si potranno ricercare contratti che riguardano servizi simili; individuare gli enti che hanno più dimestichezza ed esperienza in materia da prendere come riferimento (o contattare direttamente); prendere confidenza con le formule e le clausole per redigere correttamente i contratti, consultando i documenti relativi.
Senza l’avanzamento del processo di digitalizzazione, tutto questo potenziale rimarrà inaccessibile. La PA continuerà a lavorare in maniera “artigianale” e difforme da area ad area del Paese, con tutte le conseguenze (negative) del caso. Per questo abbiamo definito E-procurement e Open Data come la vera scommessa di questo decennio che inizia. A dire il vero siamo fiduciosi sul fatto che, in breve tempo, non sarà più una “scommessa” quanto una realtà affermata.