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Daniela Condò, in qualità di Segretario del Master Anticorruzione dell’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" e in qualità di avvocato lei è una persona doppiamente qualificata per commentare il Protocollo d’intesa sul Mercato Legale 4.0. Tra le varie parole chiave del documento -digitalizzazione, professionalità, tracciabilità e trasparenza, apertura e concorrenza- ce n’è una in particolare che vuole commentare?
Scegliere una sola parola tra quelle è impossibile: anche se sono diverse tra loro, sono comunque tutte parole collegate. Però è proprio questo collegamento lo spunto positivo del Protocollo, e spingo oltre il discorso dicendo che quello che mi piace del documento è che suggerisce un concetto di etica -in questo caso nel mercato legale- che non è solo il puro e semplice rispetto delle regole, ma uno sforzo di integrità più ampio. Vedo un parallelismo con il concetto di “corruzione”, e quindi “anticorruzione”, su cui lavoriamo noi a Tor Vergata -introdotto anche dal Piano Nazionale Anticorruzione. Si basa sulla convinzione che non ci sia necessariamente bisogno di entrare nel penale per “corrompere” l’ambiente in cui si lavora, e soprattutto ledere la fiducia del rapporto tra le istituzioni e i cittadini (o, nel privato, le imprese e i clienti). Basta una semplice mancanza di trasparenza.
C’è invece qualcosa che non ha trovato nel Protocollo, o che enfatizzerebbe di più?
Nel nostro Master stiamo lavorando molto sul conflitto di interessi, un tema che non è ancora affrontato adeguatamente in maniera normativa. Penso che anche nel contesto del Protocollo potrebbe essere inserito in qualche forma un riferimento. Dietro a un comportamento “corruttivo”, infatti, c’è sempre un conflitto di interessi che impatta il rapporto fiduciario tra cittadini e politica. Potrebbe essere la base per una collaborazione futura tra noi e 4cLegal.
Parliamo del nesso tra digitalizzazione e anticorruzione, o tra digitalizzazione ed etica pubblica -un tema che abbiamo esplorato ampiamente anche al Convegno “Lotta alla corruzione: volontà, metodi, strumenti” che abbiamo organizzato insieme al CNEL lo scorso 8 ottobre. Nella vostra prospettiva a che punto siamo?
Nello sviluppo delle ormai 5 edizioni del Master il tema ha acquisito sempre più evidenza. La digitalizzazione dei processi della PA è un punto fondamentale e strategico perché consente un miglior livello di trasparenza. Dare un giudizio sintetico è difficile, perché ci sono Amministrazioni più proattive che investono e altre molto ferme. In linea generale, ad esempio, su municipalizzate e ASL c’è molto da lavorare. Bisogna fare pressione per fare dei passi avanti concreti. Quello che posso dire è che dobbiamo assolutamente evitare che “digitalizzazione” faccia rima con “burocratizzazione”. Bisogna far sì che l’adozione del digitale snellisca determinati procedimenti invece che appesantirli ulteriormente.
Pensa che il Protocollo d’intesa sul Mercato Legale 4.0 potrebbe essere un buon oggetto di formazione, o quanto meno di discussione, al Master Anticorruzione?
Assolutamente sì, c’è un modulo sul tema della trasparenza in cui una riflessione sul Protocollo potrebbe essere ospitata agevolmente vista la sostanziale identità di vedute su principi e processi operativi di base. Il Protocollo è un documento che è stato costruito “dal basso”, con un’iniziativa spontanea e una pratica che si avvicina di molto a quella del buon “lobbying” di cui parliamo nel Master. Infine, il Protocollo ha un focus sia implicito che esplicito sull’inserimento dei giovani nel mondo dell’avvocatura (è stato redatto anche con l’aiuto dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati, ndr), e questo naturalmente si sposa bene con i nostri giovani studenti.