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Il mio compito, in linea con il mio background, è stato quello di fare ricerca e poi “unire i puntini”: conoscere le norme e gli orientamenti in materia di incarichi legali, confrontarle con i casi di cronaca che ho raccolto battendo per diverse settimane i siti di cronaca nazionali e locali -il risultato di questa attività si sta stratificando nel nostro Osservatorio- e cercare quindi di delineare una prima immagine del clima in Italia in questo ambito.
A prima vista, può sembrare un compito estremamente tecnico, troppo complesso per un non specialista come il sottoscritto. Le complessità, sicuramente, ci sono e sono state debitamente affrontate da un esperto quale è Alessandro Renna, CEO e Founder di 4cLegal. Ma la mia mancanza di una conoscenza specifica ha avuto un senso e un obiettivo preciso: dimostrare che il tema dell’affidamento degli incarichi legali esterni nel settore pubblico (e oltre) è importante e può essere capito e interpretato anche da un “cittadino comune” (per quanto attrezzato con le proprie competenze di Communications Manager e Senior Editor).
Questa idea è stata, io credo, molto azzeccata: la struttura del Report si è delineata rapidamente perché il mio viaggio all’interno di quella che abbiamo definito “l’area grigia” dell’affidamento degli incarichi legali esterni nel mondo pubblico italiano è stato, a suo modo, sorprendente e appassionante. Vorrei isolarne alcuni aspetti.
- La prima cosa che ho, e abbiamo, colto è che i materiali su cui lavorare non mancano di certo: quasi ogni giorno emergono casi in cui le scelte degli avvocati da parte degli enti pubblici e delle società partecipate fanno notizia, molto spesso per criticità e polemiche.
- La seconda intuizione, molto funzionale allo scorrimento del Report, è stata quella di dividere i casi tra “macro” (ossia che coinvolgono grandi enti e/o di portata nazionale) e “micro” (ossia quelli locali).
- Il terzo aspetto, fondamentale, è stato rendersi progressivamente conto che la differenza tra “macro” e “micro” non è una differenza tra “importante” e “non importante”. I macro casi fanno più notizia, ma sono i micro casi che, sommati, costruiscono il grosso “l’area grigia” in cui gli incarichi legali vengono spesso affidati con dabbenaggine. Nella maggioranza dei casi, le disattenzioni sono effettivamente tali: non c’è una aperta volontà di “corruzione” (anche nel senso ampio di questo termine proposto dall’ANAC, discusso nel Report), quanto piuttosto una mancanza di conoscenza e pressapochismo. È questo “malinteso”, tuttavia, che prepara il terreno alla corruzione propriamente detta, di cui diamo conto in alcune istanze a dir poco inquietanti.
- Infine, l’ultimo elemento è stata la realizzazione che norme, orientamenti e digitalizzazione rendono già possibile uscire da ogni ambiguità in maniera agevole. È sufficiente un po’ di buona volontà, e non abbiamo mancato di fornire esempi virtuosi.
Nulla di tutto questo ha richiesto una specializzazione particolare per essere sviluppato (benché io abbia naturalmente imparato e/o affinato diversi concetti strada facendo). È sufficiente la normale sensibilità di una persona di fronte alle domande: con quale ratio viene spesa, ogni anno, in Italia, la grande quantità dei soldi pubblici -quasi 1 miliardo di euro per il solo 2017- impegnata per l’ingaggio di avvocati? Sarebbe giusto spenderla meglio, e come?
Il Report di Clima nasce per rispondere a queste domande, e speriamo susciti dibattito costruttivo sia tra gli operatori del mercato legale sia tra un pubblico più ampio. Buona lettura.