16 Luglio 2022

Sostenibilità e innovazione, un binomio imprescindibile per lo sviluppo di un sistema Paese

ALESSANDRO GIAUME

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Abstract

È indiscutibile la relazione esistente tra sostenibilità e innovazione, nel momento in cui si voglia considerarne gli impatti nella creazione di modelli di business che assicurino uno sviluppo competitivo a livello di “sistema Paese”. 

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La sostenibilità per concretizzarsi non può che attingere a piene mani ai concetti che hanno caratterizzato e caratterizzano lo sviluppo di una innovazione concreta e democratica, ovvero una innovazione che possa rappresentare un momento di crescita e di progresso per tutti.

Questo naturalmente comporta la necessità di trattare l’argomento da un punto di vista complessivo, con una visione olistica e con l’obiettivo di rendere sistemici i processi che ne derivino.

La digitalizzazione e l’automazione dei processi a cui abbiamo assistito con l’avvento della quarta rivoluzione industriale, hanno sicuramente delineato una possibile direzione di sviluppo, tesa in primis a innalzare il livello di produttività delle catene produttive, aumentando di fatto la capacità di essere competitivi sul mercato globale e in generale migliorando il posizionamento complessivo del sistema Paese.  

I processi di innovazione sono quindi alla base della capacità di mantenere e migliorare uno standard qualitativo che è parte integrante della definizione stessa di sostenibilità, in relazione a tutti e tre i parametri che la caratterizzano: impatti ambientale e sociale, governo della profittabilità complessiva. 

In questo senso va letta la necessità di adeguare le competenze alle mutate condizioni di lavoro: una strategia che la tenga in considerazione e ne preveda una via di soluzione deve essere parte integrante di questa visione olistica, proprio perché non è pensabile considerare progresso una innovazione che distrugga posti di lavoro senza crearne di nuovi o che abbia un impatto sociale o ambientale che non sia considerato parte integrante della visione e del purpose complessivo della stessa.

Ma concretamente come possiamo pensare di ricomprendere nei processi produttivi, ormai altamente digitalizzati, elementi inclusivi nei confronti di una sostenibilità complessiva? Alla base di un movimento abilitante nei confronti di questa concezione di innovazione dobbiamo porci l’obiettivo di affrontare un cambio di mentalità e di visione.  

L’innovazione digitale richiede necessariamente, per ottenerne i massimi risultati, un approccio end to end. Da questo emerge la necessità di estendere il più possibile quella parte di, o l’intera, catena del valore impattata dalla digitalizzazione e conseguentemente anche di quello strato di popolazione che da questa catena del valore è impattata.    

La tecnologia può certamente rappresentare una chiave di lettura in termini di accelerazione della presa di coscienza, ma non può prescindere dal mantenere alta la guardia sulle ricadute che un’adozione non ragionata della stessa potrebbe avere sugli aspetti più legati allo strato sociale.

Un uso non attento della tecnologia potrebbe favorire l’insorgenza di nuovi fenomeni di “digital divide”, soprattutto in relazione alla digitalizzazione di servizi rivolti al cittadino, anche in considerazione del fenomeno d’invecchiamento che la popolazione sta subendo.

Così come un impiego non governato correttamente di soluzioni di intelligenza artificiale può creare importanti fenomeni di bias, precludendo di fatto l’accesso a servizi di base o evoluti a cittadini il cui status non sia letto correttamente (leggi libero da pregiudizi) dagli algoritmi.

Anche in questo caso si tratterebbe di discriminazioni contrarie ai principii stessi della sostenibilità, potenzialmente oggetto di rivalse e class action nei confronti dei brand responsabili di aver provocato eventuali sperequazioni.

In questo senso possiamo immaginare che le tre componenti proprie della sostenibilità rappresentino una sorta di “agente di controllo” nei confronti di quelle progettualità che implichino innovazione sistemica.

Utilizzo di fonti di energia non rinnovabili, impatti sociali non consoni, sistemi di governance non consistenti con la tipologia di risultato atteso, sono solo alcuni esempi di come l’innovazione oggi debba rendere conto alla sostenibilità, cercandone il “blessing” costante e, rappresentandone un aspetto abilitante allo stesso tempo, non debba mai perdere contatto con la stessa.

In questo senso innovazione e sostenibilità sono destinate a rappresentare sempre di più un circolo virtuoso che da un lato diventi parte integrante di ogni strato organizzativo nelle aziende in modo naturale e spontaneo e dall’altro rappresenti il purpose delle pubbliche amministrazioni nel perseguire il benessere e l’eguaglianza sociale.

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