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Paolo, una prima domanda su come hai vissuto la proposta di partecipare a un Legal Talent: ti è parsa singolare o stravagante l’associazione di questo tipo di format al settore legale?
Per me è stato assolutamente normale: da tempo ritengo che il giurista d’impresa debba saper comunicare e affrontare le sfide in un modo nuovo, potremmo dire “smart”. La funzione legale deve necessariamente “svecchiarsi”, in tutte le sue forme: dal funzionamento della Giustizia fino al modo in cui avvocati e professionisti si approcciano al mercato. Un cambiamento che non può prescindere da un nuovo modo di concepire i legali in azienda che, a mio avviso, devono essere proprio i primi a rinnovarsi, perché nel business precorrere i tempi è fondamentale.
Cosa si chiede a un giovane che vuole entrare nel vostro ufficio legale? L’essersi messi in gioco in un talent potrebbe essere uno spunto di maggior interesse per un profilo junior?
Aspirare ad essere parte dell’Ufficio Legale di STEF vuol dire in sintesi essere competenti e curiosi. La capacità di analisi è fondamentale, ma va sempre coniugata con quella concretezza che si richiede al giurista d’impresa. Ovviamente nel CV le competenze linguistiche (in particolare francese e inglese per la stessa natura aziendale) sono fondamentali.
Al di là di un CV “attraente” sulla carta, certamente il modo migliore per scegliere un buon candidato è quello di vederlo all’opera. In questo senso il talent è un osservatorio privilegiato: offre una vetrina che permette di guardare in azione il giovane, facendo emergere ulteriori spunti sulla sua capacità di affrontare le problematiche aziendali con cui quotidianamente ci confrontiamo.
Infine, tre consigli che vuoi dare ai finalisti per affrontare al meglio la prova con Stef e in generale l’esperienza dell’Academy.
Andare dritti al punto senza girarci attorno, essere agili nell'ambito di un approfondimento mirato e infine essere propositivi.