21 Marzo 2019

In attacco o in difesa: il dilemma dell’avvocato

MARIO ALBERTO CATAROZZO

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Abstract

Facciamo un’analisi dell’ultima puntata del Legal Talent di 4cLegal Academy dove il tema è se sia meglio giocare in attacco o in difesa nella professione legale.

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Cosa si intende per attacco o difesa? Forse dovremmo partire da qui. Una volta inerpicati su questo sentiero giuridico-filosofico, potremmo anche trovare la risposta al miglior atteggiamento da tenere nella vita.

Se per attacco intendiamo aggressività, piuttosto che impulsività, è facile trovare la risposta: no, meglio di no certamente. Anche perché chi è aggressivo o invadente non è amato nel contesto sociale, in quanto vissuto come una minaccia e quindi sul lungo periodo si troverà da solo a gestire la professione. Questo scenario lo si trova molto più spesso di quanto si possa credere negli studi legali ed è trasversale al piccolo studio boutique, dove il dominus impera, come negli studi d’affari, dove il managing partner o il founder usano lo scettro e si preoccupano di tenersi ancorati al trono conquistato. Costoro saranno costretti ad una vita professionale forse di apparente successo verso l’esterno, ma di reale solitudine, perché non si fidano di nessuno e sanno che lo stile utilizzato prima o poi si ritorcerà contro, quindi non possono rilassarsi un minuto. Anche con i clienti la situazione non apparirà rosea sul lungo periodo. Al cliente, infatti, piace sicuramente un atteggiamento sicuro e deciso del proprio consulente, ma non altrettanto un atteggiamento spavaldo che mette soggezione.

Se per attacco, invece, intendiamo osare, proattività, decisionalità, allora le cose cambiano. Chi esercita la professione nel 2019 non può certo restare a guardare cosa fanno i competitor, oppure vivere di timori in un mercato che cambia quotidianamente, che si avvia a fare i conti con l’intelligenza artificiale e con la rivoluzione che da qui a poco introdurrà la rete 5G nel settore industriale e dei servizi. Aspettare, procrastinare, risparmiare, chiudersi non porterà nulla di buono, quindi giocare in difesa non aiuterà a vincere la partita della competizione.

Affrontare il futuro e le sue sfide in modo vincente vuol dire avere consapevolezza dei propri obiettivi, saper mappare la realtà in cui si opera, saper selezionare accuratamente i compagni di viaggio, il team, e saper pianificare azioni strategiche. Oggi ci vuole strategia, non si può più lasciare al caso il proprio successo. Per questo, chi si affida al passaparola dovrebbe porsi domande se e quanto ancora funzionerà. Parliamo del passaparola vecchia maniera, quello dove non si faceva altro che cercare di essere competenti, sperando poi che il nome faccia la sua parte e porti clientela. Quel passaparola, sarà sempre più diluito in un mondo fatto di big data e di relazioni digitali. Quel passaparola già viaggia sul web e a breve viaggerà solo sul web. Il web, come sappiamo, ha un alfabeto tutto suo e dinamiche proprie. Che fare, dunque? Stare a guardare o agire e cercare di creare quel futuro che sta arrivando, invece di aspettarlo per reagire ad esso?

Nell’ultima puntata in onda in questi giorni del Legal Talent, la domanda è proprio questa: giocare in attacco o in difesa? Giocare di previsionalità, spinti dall’intuito e dalla energia, oppure stare a guardare lo scenario che si presenta e poi agire? Se aspettare è propedeutico a prepararsi bene, allora ci siamo; se invece è attendere per timore di fare, allora può diventare pericoloso.

Sicuramente in gioco c’è anche il carattere di ciascuno, certo è che meglio sbagliare facendo che rimanendo passivi. Meglio le carte ficcarsele, che tenersele in mano e i giocatori di poker questo lo sanno bene.

Lasciamoci con quanto amava ripetere Abram Lincoln: “Se mi chiedessero di abbattere un albero in otto ore, sei le passerei ad affilare l’accetta”. Questo non vuol dire giocare in difesa, ma affilare gli strumenti che ci serviranno in attacco prima di partire. Saggio e strategico.

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