***
La storia
Il caso Senna è legato indissolubilmente al Gran Premio di Formula 1 di San Marino, tenutosi all’Autodromo di Imola nel weekend del primo maggio 1994.
Esso viene considerato come uno dei più nefasti della storia dell’automobilismo sportivo. Già nel Venerdì infatti, giorno dedicato alle prove libere, si era verificato un incidente che aveva visto un giovane pilota di nome Barrichello infrangersi contro le barriere e riportare, per fortuna, diverse ferite non fatali[1]. Gli avvenimenti però presero una piega ben peggiore quando durante le qualifiche del Sabato, a causa di un incidente, perse la vita il trentaquattrenne pilota austriaco Roland Ratzenbergher. Ciò non fu altro che l’amaro prologo di quanto si verificò il giorno successivo in gara.
A causa di un incidente in partenza restarono feriti diversi spettatori e successivamente durante una sosta diversi meccanici. L’evento più nefasto di quel weekend però è sicuramente ravvisabile in quanto avvenuto al sesto giro, quando uno dei più celebri piloti di sempre, Ayrton Senna, si schiantò, perdendo la vita, in una delle prime curve chiamata Tamburello. Questa serie di eventi furono così drammatici da spingere la FIA e la FOM a rivedere l’intero regolamento tecnico al fine di implementare la sicurezza per evitare il ripetersi di tali tragedie[2].
Le conseguenze
Quanto accaduto non ebbe ripercussioni soltanto dal punto di vista sportivo, ma bensì creò una vera e propria crisi internazionale tra Federation Internationale de l’Automobile e ordinamento Italiano. Questo in quanto, nei giorni successivi, fu aperto un procedimento per concorso in omicidio colposo nei confronti di alcuni dei dirigenti della scuderia Williams, in cui Senna era pilota, del responsabile FIA per la sicurezza dei circuiti che, per quel Gran Premio, era Roland Bruynseraede ed infine per alcuni rappresentanti della SAGIS, società che gestiva l'Autodromo.
Quanto elencato precedentemente potrebbe sembrare nient’altro che un atto dovuto da parte dello Stato, ma bisogna ricordare che sia lo Statuto FIA, ma soprattutto il Regolamento Sportivo della Formula 1, considerano da sempre i loro eventi come International Restricted Competition[3]. Con tale terminologia si intende, non soltanto che queste competizioni debbano rispettare i regolamenti FIA, ma anche che ogni evento (quindi anche gli incidenti) che si verifichi durante lo svolgimento di tali manifestazioni, debba essere giudicato sotto l’egida dei regolamenti FIA. Quest’ultimi ovviamente non hanno nessun tipo di norma che possa essere adatta a situazioni come quella presentata precedentemente. Ciò comporta che anche un incidente mortale avvenuto in circostanze atipiche, come quello occorso a Senna, vada considerato semplicemente quale incidente di gara, senza approfondire fino in fondo la vicenda. Ciò cozza bruscamente con l’art.112 della nostra Costituzione che prevede l’obbligo dell’esercizio dell’azione penale da parte del Pubblico Ministero. Quest’ultimo deve attivare la macchina processuale ogni qualvolta venga a conoscenza di una notizia di reato e in questo caso, essendo il Gran Premio trasmesso in diretta televisiva, era inevitabile che tale evento causasse una risposta da parte dello Stato.
La frattura tra questi due sistemi è ben evidenziata dalle parole dette ai tempi da uno dei Team Principal dell’epoca, Flavio Briatore, il quale arrivò a minacciare un boicottaggio dei Gran Premi italiani nel caso si fosse arrivati a delle condanne per la morte di Ayrton Senna. Nonostante emerga in modo lapalissiano come tale conflitto, prima normativo e poi politico, sia stato capace di generare frizioni tra due sistemi che spesso si considerano quasi non comunicanti, alla fine è stata la Federazione a “sottomettersi” alle norme statali al fine di far luce su quanto accaduto. Ciò almeno in apparenza, considerando che il processo, ricolmo di omissioni ed incertezze, è iniziato nel 1996 e si è concluso solo nel 2007 con l’assoluzione, per non aver commesso il fatto, di tutti gli imputati, eccetto uno, per il quale è stata adottata la formula del “non doversi procedere” essendo considerato il reato a lui ascritto estinto per prescrizione[4].
Le Conclusioni
È agevole infine, constatare come sia inevitabile che due ordinamenti diversi possano, in caso di contatto, arrivare a collidere. Questo evento diviene ineludibile soprattutto in circostanze come quelle che si sono verificate con il caso Senna, in considerazione soprattutto del fatto che tale evento si sia verificato sul suolo nazionale. Va sottolineato che in tali momenti tendono a prevalere le pretese, come in questo caso, paventate dagli ordinamenti nazionali, essendo essi capaci di imporre in modo più marcato le loro decisioni. Ciò non delegittima comunque la potestà spettante alle FSI, ma sarebbe più opportuno affermare che essa finisce per essere “compressa” temporaneamente, al fine di riespandersi successivamente. Bisogna infine ricordare che in queste circostanze spesso le FSI preferiscono agire attraverso pressioni politiche più che con atti processuali, ed è proprio ciò che le caratterizza maggiormente alla luce dell’attuale contesto internazionale.
[1] Il giovane pilota brasiliano riportò una frattura al setto nasale, tagli alla bocca, un braccio rotto, una costola incrinata ed una leggera amnesia.
[2] Per un approfondimento sul punto: I. Parkes, Ayrton Senna: The one positive from Senna's death has seen safety improvements prevent any further deaths in F1 20 years on, Indipendent, 2014.
[3] Art. 5.2, F1 Sporting Regulations, 2018.
[4] Per un approfondimento sul processo e il suo svolgimento cronologico consultare:
http://www.ayrtonthemagic.com/pages_ita/ayrtonilpilota/incidente/proces…