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Cos’è e in cosa consiste il “Forcing another driver off the track”
La Formula Uno, come tutti gli sport, necessita di un’attenta codificazione affinché la pratica sportiva riesca ad esplicarsi nella sua forma fisiologica. Nel caso di specie, essa rientra nel novero, definito dalla dottrina, degli Sport in cui le regole del gioco escludono ogni tipo di contatto fisico e violenza nei confronti degli avversari[1]. Per tale ragione, ogni manovra in grado di ledere un avversario, viene sanzionata attraverso il sistema dettato dall’ International Sporting Code. Questo codice, varato dalla FIA, si pone come fonte di primaria importanza nel contesto dell’automobilismo sportivo. Esso è dotato di svariate appendici, le quali disciplinano una serie eterogenea di materie e spaziano dall’appendice “A”, dedicata all’antidoping, fino all’appendice “Z”, concernente le varie prescrizioni generali dedicate alle diverse regioni FIA.
Nel caso di specie, l’appendice che disciplina la condotta dei piloti è la “L”, denominata :“International Drivers’ License, medical examination, driver’s equipment and conduct”. In essa troviamo l’art. 2, rubricato:” Overtaking, car control and track limits”, dal quale derivano tutte le condotte sanzionabili. Si può parlare di derivazione perché tale articolo non menziona esplicitamente tutte le condotte punibili, bensì si pone quale norma aperta e generale, in cui far confluire tutte le diverse violazioni. Tra le più comuni si rammentano il cosiddetto “Impeding”, il quale consiste nell’intralciare un altro pilota in situazioni nelle quali due vetture non sono in diretta competizione tra di loro, oppure il “Waving”, corrispondente alla violazione della regola per la quale è possibile cambiare traiettoria una sola volta in fase di difesa della propria posizione.
La sanzione su cui però vuole soffermarsi questo articolo è il cosiddetto “forcing another driver off the track”, essa viene comminata quando un pilota, attraverso manovre difensive o offensive costringe un suo rivale ad oltrepassare i limiti della pista (delimitati dalla linea bianca a margine della carreggiata). Tale fattispecie, com’è facile intuire, ha nella sua individuazione dei confini molto labili e cangianti, i quali spesso finiscono per causare difformità di giudizio in episodi alquanto analoghi tra di loro.
Un episodio esemplificativo: Il “caso” Verstappen – Gasly
Al fine di argomentare in maniera chiara quanto esposto in precedenza è bene rammentare un caso accaduto di recente. La violazione in questione è avvenuta durante il GP d’Olanda 2023 tenutosi a Zandvoort. Durante il giro 6, Precisamente in curva 3, il pilota n. 33, durante la fase di sorpasso, ha forzato la vettura n.10 fuori i margini della pista, impedendogli qualsiasi tipo di difesa.[2] L’episodio, di lapalissiana interpretazione e chiaramente ripreso dalle telecamere, ha però un finale del tutto inaspettato. La direzione di gara, in maniera alquanto inspiegabile, non nota neanche l’accaduto ed esso passa totalmente inosservato. A nulla vale l’attenuante che in quel punto della pista, al di fuori del circuito, è comunque presente l’asfalto e non la ghiaia o l’erba, perché in ogni caso (considerando anche le condizioni di asfalto bagnato) tale manovra ha rappresentato una violazione chiara ed inequivocabile della condotta descritta .
La difformità di giudizio e le sue possibili soluzioni
Il caso analizzato nel paragrafo precedente espone in maniera chiara uno dei grandi problemi di cui soffre la FIA: la difformità nel metro di giudizio. Per quanto è opportuno rammentare che in ogni episodio esistono sempre sfumature e che l’essere umano può comunque commettere errori di valutazione, è altrettanto vero che, se questi si presentano con una determinata frequenza e riguardano anche fattispecie di facile risoluzione, ciò può minare in maniera severa i risultati sportivi ottenuti in pista e l’esito dei campionati[3]. Per tale ragione, in luce anche dei mezzi a disposizione dei commissari per valutare gli episodi, non è ammissibile il verificarsi di tali situazioni per tre motivi:
- L’effettivo enforcement dei regolamenti;
- La credibilità dello sport;
- La chiarezza e limpidità dei risultati sportivi.
In limine, risulta doveroso proporre alcune soluzioni capaci di ovviare o quantomeno mitigare il verificarsi di questi episodi. La soluzione a “costo zero”, quella quindi che non richiede alcun tipo di investimento o modifica regolamentare, si può sostanziare nell’implementazione delle comunicazioni con le scuderie attraverso meccanismi più puntuali e tipizzati, capaci di garantire celerità e costanza nelle direttive da seguire e nelle segnalazioni delle violazioni. Misure capaci invece di impattare in maniera più decisa tale circostanze, anche se richiedono investimenti o modifiche regolamentari sono:
- L’implementazione di ulteriori figure deputate alla verifica degli episodi sia dal lato della direzione di gara che dei team con lo scopo di seguire gli onboard dei piloti per evitare che alcuni episodi possano passare inosservati.
- L’introduzione di un sistema paragonabile al “Var” in ambito calcistico e azionabile dalle scuderie 1-2 volte (una per scuderia o una per ogni pilota) per gara, al fine di “forzare” la direzione di gara alla verifica di episodi dubbi che possono passare inosservati.
- Una modifica organica dell’appendice L dell’International Sporting Code”, il cui scopo sia quello di tipizzare e categorizzare le varie infrazioni in modo dettagliato, riducendo così il margine di discrezionalità a disposizione dei commissari.
Concludendo, solo attraverso l’applicazione congiunta, o quantomeno disgiunta, di questa tipologia di misure e approcci è possibile riuscire a porre un argine ad uno dei problemi che da sempre attanaglia il motorsport e che, sul lungo termine, rischia di invertire il trend positivo in cui essa si trova attualmente.