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Formula 1 e sostenibilità: i progressi attuali
La Formula 1, da sempre sinonimo d’eccellenza ma non di certo di pratiche ESG, sta affrontando un’ importante trasformazione al fine di raggiungere una maggiore sostenibilità complessiva. Secondo il F1 2023 Impact Report[1], il piano di neutralità carbonica per il 2030 ha già prodotto incoraggianti risultati: l’uso di carburanti con il 10% di etanolo bio-rinnovabile ha ridotto le emissioni delle monoposto, mentre diverse misure strategiche, tra cui l’utilizzo di stoviglie e bicchieri riutilizzabili/riciclabili e l’implementazione di nuovi materiali riutilizzabili per la creazione dei F1 Paddock Club, hanno diminuito la carbon footprint del Circus del 13% rispetto al 2018. Anche la logistica ha visto ottimizzazioni, con una riduzione dell’ 83% delle emissioni provenienti dal trasporto su ruota nella tournee europea grazie ai biocarburanti.
La F1 ha inoltre intensificato le attività di diversità e inclusione attraverso “We Race As One”, un progetto che dal 2021 ha offerto oltre 60 borse di studio per ingegneri e piloti provenienti da contesti svantaggiati, portando al 30% l’incremento delle donne nei ruoli tecnici. A tutto ciò si aggiunge l’F1 Academy[2], un programma nato con lo scopo di promuovere giovani talenti femminili e un’iniziativa più ampia (Discover Your Drive), il cui obiettivo ultimo è quello di aumentare la partecipazione nel motorsport delle categorie storicamente sottorappresentate.
Innovazione regolamentare: dal 2026 al 2030
Con il regolamento del 2026, la F1 introdurrà motori più efficienti e alimentati al 100% da carburanti prodotti da fonti rinnovabili, per ridurre le emissioni dell’80%. Questo passaggio rappresenta una svolta rispetto ai combustibili tradizionali. Il prossimo passo verso il 2030 potrebbe includere motori a idrogeno, i quali rappresentano il vero futuro dell’automotive e superano in sostenibilità i propulsori elettrici, la cui produzione dipende, in larga parte, da fonti energetiche e sistemi produttivi ben distanti da practice virtuose. D’altro canto, bisogna rammentare che le monoposto, per quanto rappresentino l’immagine del settore, contribuiscono a meno dell’1% dell’inquinamento prodotto, mentre il trasporto incide per ben il 49%, quindi solo quando queste soluzioni saranno implementate anche nel settore logistico si potranno ottenere dei risultati significativi.
Infine, l’inclusione sociale resterà parte integrante di questi obiettivi, con piani per incrementare del 40% la presenza delle categorie meno rappresentate all’interno del Circus.
Sfide e contraddizioni: un percorso ambizioso e complesso
Nonostante i progressi, il cammino verso il net zero e una maggiore implementazione di sistemi sociali e di governance sostenibili presenta sfide significative. La tecnologia dei motori ad idrogeno, ancora in fase semi-sperimentale, richiede infrastrutture non ancora presenti, mentre produrre carburanti sostenibili su scala mondiale impone investimenti enormi La financial sustainability rappresenta un’altra criticità: l’adozione di tecnologie sostenibili rischia di accrescere il divario tra team con budget diversi, creando disparità competitive nonostante l’introduzione del Budget Cap, una normativa volta a limitare il tetto di spesa disponibile per i vari team. Inoltre, molto resta ancora da fare in tema di governance e trasparenza, in un mondo che vive ancora oggi di zone grigie e di gentleman agreement.
A ciò si aggiungono contraddizioni etiche: nonostante l’impegno per diversità e inclusione, il Circus continua a gareggiare in Paesi dove i diritti umani non sono garantiti, sollevando interrogativi sulla coerenza del messaggio globale, così come evidenziato, ad esempio, dalla ONG Bahrain Center for Human Rights.
In conclusione, la F1 è chiamata a bilanciare valori ambientali e responsabilità sociale, superando i compromessi imposti dall’opportunismo finanziario. Soltanto così potrà essere in grado di tener fede al suo tradizionale ruolo di forza trainante dell’innovazione.