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I fatti
Quanto accaduto durante il primo GP dell’Arabia Saudita entrerà di diritto nelle pagine più iconiche della storia della F1. Sicuramente, quanto verificatosi, riporta alla mente epiche battaglie come quelle avvenute a Suzuka tra Prost e Senna nel 1989 e 1990, le quali rappresentano alcuni dei momenti più alti (e al contempo più bassi), della storia della categoria apicale del motorsport.
Prima di passare ad un’analisi sulle decisioni dei commissari e sulla loro bontà, risulta doveroso approfondire, almeno in via indicativa, le risultanze fattuali che sono state poi poste alla base delle varie statuizioni.
Tutte le decisioni analizzate hanno come protagonisti i due piloti che si contendono il mondiale: Max Verstappen (vettura n.33), pilota Red bull e Lewis Hamilton (vettura n. 44), pilota Mercedes. Meritano di essere citati principalmente i fatti accaduti al giro 10, nel quale, a causa di un incidente, è intervenuta dapprima la safety car, salvo poi esporre, giustamente, la bandiera rossa. Di tal episodio merita menzione il comportamento tenuto da Valtteri Bottas, compagno di squadra di Hamilton, il quale ha rallentato deliberatamente al fine di agevolare il compagno e la scuderia.
Secondo episodio da menzionare è sicuramente quanto accaduto alla ripartenza, dove in curva 1, Hamilton ha accompagnato Verstappen ai margini della pista, manovra alla quale il numero 33 ha risposto sfruttando il circuito oltre i suoi limiti, nonché restituendo pan per focaccia in uscita della stessa curva. Da tale comportamento è scaturita una penalità che, essendo stata di nuovo sospesa la gara a causa di una collisione multipla, è stata comminata alla successiva ripartenza, dopo aver assistito ad una comunicazione tra la direzione gara e la scuderia austriaca che non ha precedenti nella storia della F1.
Va infine menzionato l’episodio culmine di tale gara, che si è verificato al giro 37, nel quale, a causa di quanto verificatosi al giro 36, viene chiesto a Verstappen di cedere la posizione al pilota n.44, il quale però, non avvisato, rimane (in modo alquanto singolare) stupito dalla manovra del pilota che lo precede, a tal punto da tamponarlo.
Le decisioni dei commissari
Prima di entrare nel merito è d’uopo svolgere un’ultima premessa su lavoro svolto dai commissari. Il loro operato risulta in gran parte corretto per quanto riguarda i provvedimenti presi in occasione delle due sospensioni di gara e dei provvedimenti attuati nei confronti del pilota olandese.
Detto questo però bisogna entrare nel merito del resto della questione dove, alla luce delle risultanze emerse, si palesano più di alcune criticità. Innanzitutto, risulta non comprensibile come la manovra effettuata dal pilota finlandese (citata precedentemente), in palese contrasto con il dettato dell’art. 27.4 delle F1 Sporting Regulation[1], non sia neanche stata notata, alla luce della volontarietà del gesto che risulta palese dal contesto in cui si è esplicata. Successivamente bisogna porre l’accento sulla decisione riguardante il comportamento tenuto da Verstappen durante la prima ripartenza. A tal riguardo risulta impossibile citare una decisione, visto che tale scelta è stata presa in un modo del tutto innovativo e inedito per quanto concerne il ruolo dei commissari. Si è infatti potuto assistere a quello che, alla luce del dialogo reso pubblico, si può tranquillamente definire come un gentleman agreement nel quale è stato chiesto a Red bull di accettare una proposta, in cambio di evitare ulteriori investigazioni. Il che, per quanto apprezzabile dal punto di vista dei modi con il quale tale dialogo si è svolto, sicuramente non si confà al carattere autoritario ed imparziale che la federazione dovrebbe mantenere visto il ruolo a lei spettante. Merita però di essere ricordato che, per quanto inedito ai più, questo tipo di dinamiche sono sempre esistite, con la sostanziale differenza che erano conosciute solo dagli addetti ai lavori. A ragione di tale considerazione, non si può che fare un plauso a questo tentativo di disclosure che sta avvenendo in F1.
Bisogna infine affrontare quanto accaduto alla curva 27 nel giro 37. Viene chiesto a Max Verstappen di cedere la posizione alla luce dell’ennesimo taglio curva effettuato precedentemente, gli viene altresì chiesto di farlo in modo “strategically”, quindi cercando di ottenere il minor svantaggio possibile. Così il n.33 decide di rallentare vistosamente in vista della zona DRS, sapendo di poter poi superare facilmente il suo rivale. Quest’ultimo non avvisato in radio e vedendo il pilota della Red bull decelerare, decide di adottare una strategia antitetica a quella che un qualsiasi normale pilota attuerebbe, non sceglie di superare, ma bensì aspetta timoroso, fin quando, a causa di una frenata del pilota che lo precede, finisce per tamponarlo. La decisione degli steward a riguardo è contenuta nel documento 45, il quale pone in capo a Verstappen una violazione del celebre art. 2 lett. E del capitolo IV dell'appendice L dell'International Sporting Code[2]. Tale decisione risulta sacrosanta, in ragione dei dati in possesso degli stewards[3], ma sicuramente non esaustiva ai fini della fattispecie sin qui considerata. In questo documento infatti è presente un atteggiamento che si può definire paternalistico nei confronti del pilota inglese il quale, viene scusato per il fatto che non fosse a conoscenza della scelta di cedere la posizione comunicata da Red bull al n. 33 e che fosse ragionevole che non volesse superarlo, vista la prossimità della zona DRS. A tal riguardo, bisogna rammentare, che le comunicazioni radio vengono ascoltate da tutte le scuderie e consequenzialmente, la mancata comunicazione pilota-muretto, è solo ed unicamente responsabilità della scuderia del pilota inglese e non può assolutamente fungere quale causa di giustificazione. Inoltre, le scelte di opportunità svolte dal n.44 di non superare il suo rivale non sono di certo rilevanti ai fini regolamentari, essendo legate ad un elemento psicologico che, se fosse tangibile e avesse rilievo, porterebbe alla sistematica disapplicazione del regolamento.
Risulta quindi lapalissiano come sarebbe stato opportuno punire entrambi i piloti per il loro comportamento, il n.33 per la violazione precedentemente citata e il n.44 per la violazione dell’art.2 lett. D, capitolo IV, appendice L, dell’International Sporting Code.
Spunti di riflessione ed opportunità
Alla luce di quanto esposto sarebbe adeguato che la federazione, in nome delle altissime competenze e qualità dimostrate in svariate occasioni, iniziasse ad utilizzare un metro maggiormente uniforme, in grado di garantire, da un lato una certezza giuridica sul funzionamento e l’applicazione dei regolamenti, dall’altro permetta a chi assiste a tali competizioni di comprendere ciò che accade e il metro di giudizio. Sarebbe inoltre opportuno effettuare scelte che possano aprioristicamente evitare situazioni conflittuali, ad esempio, la scelta di costruire un circuito come Jeddah, con vie di fuga in cemento, non può che causare problemi inerenti il rispetto dei track limits e creare situazioni ambigue. Ciò risulta surreale in situazioni come questa, alla luce della possibilità di poter costruire un circuito da zero, potendolo quindi adattare alle esigenze del Circus, cosa che non è avvenuta.
Meritano infine menzione alcune dichiarazioni svolte da personaggi di spicco della federazione, i quali hanno dichiarato:” Nella Federazione Internazionale abbiamo i migliori al mondo. Parliamo di uomini straordinari, dei quali bisogna assolutamente fidarsi, dal momento che loro hanno in mano dati che nessun altro ha a disposizione. Gli spettatori, invece, sono dei complottisti, e lo sono anche per colpa di chi racconta questa Formula 1, che lo fa in maniera arrogante e non competente, e mi dispiace”[4].
Bisognerebbe ricordare che è impossibile mettere in dubbio le altissime competenze che gli uomini della federazione posseggono, ma altresì non è opportuno porle quali baluardo di infallibilità. I commissari, restano uomini e possono dunque prendere decisioni non corrette. In limine, risulta davvero poco gradevole appellare la linfa vitale del circus (gli spettatori) come complottisti, considerando che, come dichiarato, non hanno a disposizione tutti i dati e che quindi devono affidarsi a quanto viene loro mostrato e sta alla federazione assolvere tal compito, in modo tale che ogni decisione risulti il più chiara, comprensibile.
[1]L’art.27.4, F1 Sporting Regulation, FIA, 2021, il quale recita: “At no time may a car be driven unnecessarily slowly, erratically or in a manner which could be deemed potentially dangerous to other drivers or any other person”.
[2] Art. 2, lett. E, capitolo IV, appendice L, International Sporting Code, FIA, 2021; il quale recita: “It is not permitted to drive any car unnecessarily slowly, erratically or in a manner deemed potentially dangerous to other drivers at any time”.
[3] Si fa riferimento alle riprese video, nonché ai dati di telemetria che indicano il comportamento tenuto in pista dal pilota n.33, elencati nel documento 45.
[4] Ci si riferisce alle parole pronunciate da Emanuele Pirro in una sua recente intervista.