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Le peculiarità della Formula Uno
La Formula Uno rappresenta il vertice indiscusso dell’automobilismo sportivo. La competizione è così agguerrita e serrata che finisce spesso per essere risolta grazie a decimi o addirittura millesimi di secondo. Tale differenza può scaturire da due fattori:
1.La bravura del pilota;
2.Le qualità della vettura utilizzata per competere.
Il secondo fattore, quasi sempre, finisce per rivelarsi quello più determinante. Partendo da quanto appena affermato, risulta abbastanza chiaro come sia necessario innovare e sperimentare in questo ambito, con lo scopo di agguantare anche un solo millesimo che, alla fine, potrebbe rivelarsi quello decisivo.
Per riuscire in tale obbiettivo le scuderie arrivano a spendere fino a 400 milioni all’anno per la creazione delle monoposto e per il loro R&D. Ciò potrebbe indurre a pensare che i brevetti in tale contesto risultino determinanti, al fine di proteggere le proprie creazioni dagli altri competitors, ma così non è. In questo mondo pieno di idee innovative i brevetti potrebbero inoltre garantire un entrata economica attraverso la fruizione di tali tecnologie, dietro corrispettivo, da parte degli altri team coinvolti.
Nonostante ciò i brevetti in Formula Uno sono quasi inesistenti e ciò è legato principalmente ad una ragione. La Formula Uno rappresenta un universo altamente dinamico ed in costante evoluzione, in cui da un anno all’altro possono avvenire grandi stravolgimenti e quindi, come affermato da G. Dundas: «By the time a patent reaches grant, the technology to which it relates may be virtually obsolete at the top level[1]».
L’inefficacia dell’attuale contesto normativo
Ma come si può quindi far in modo che tali tecnologie restino secretate?
Dal punto di vista internazionale la soluzione soggiace nel Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights[2] il quale prevede nell’articolo 39[3], un sistema che permette alle persone fisiche e giuridiche di impedire che informazioni sensibili legalmente sotto il loro controllo vengano divulgate, acquisite o utilizzate da altri senza il loro consenso, contravvenendo alle corrette pratiche commerciali.
Non è possibile però ritrovare previsioni analoghe nell’International Sporting Code, codice che detta le regole valide anche per la Formula Uno. L’unica previsione che può essere latamente assimilata a quanto espresso nel TRIPS è l’ultima fattispecie di natura generale prevista dall’art.151, la quale prevede che ogni condotta fraudolenta o contraria agli interessi del motorsport vada considerata quale violazione dell’ISC. Tale fattispecie ovviamente non si adatta in modo specifico al contesto in questione e ciò ha portato forti problemi applicativi.
Le possibili soluzioni
In un contesto come quello precedentemente delineato, nel quale i brevetti sembrano non poter garantire in tempo la protezione dei segreti commerciali e nel quale manca inoltre un framework normativo, la chiave di volta non può che scaturire da un analisi del problema stesso. Tra le principali soluzioni proposte tre sono quelle meritevoli di maggiore attenzione:
1. Richiedere contratti di lavoro molto restrittivi per quanto riguarda lo spionaggio industriale;
2. Proibire l’utilizzo dei segreti commerciali nella Formula Uno;
3. Definire chiaramente quali possano essere i parametri “fisiologici” dello spionaggio automobilistico e quali invece travalicano tale limite[4].
Svolgendo però un analisi più approfondita è chiaro come la seconda soluzione proposta, per quanto sembri apparentemente la più ragionevole, sia invece economicamente troppo onerosa e di difficile realizzazione per una federazione sportiva internazionale che non ha nessuna conoscenza in materia. Un sistema del genere finirebbe inoltre per creare, attraverso una continua corsa alla registrazione, un vero e proprio monopolio sullo sport da parte delle case che per prime possono aver raggiunto e registrato le loro idee innovative. Ciò contrasterebbe con la primordiale essenza della Formula Uno che vede la competitività e l’abilità degli uomini, sia tecnica che in pista, quale fulcro su cui poggiarsi. Detto ciò, la soluzione migliore non può che sostanziarsi nella creazione di un framework normativo ben delineato, che vada a conglobare in sé sia contratti lavorativi maggiormente particolareggiati (per evitare fughe di notizie dall'interno), sia norme ben precise sulla fruizione e la disposizione di tali tecnologie. Ciò consentirebbe attraverso il minimo sforzo economico il maggior risultato possibile.
[1] G. Dundas, Patents: A driving force in Formula One, Reddie & Grose, 2015.
[2]Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights è un accordo internazionale del 1994, siglato dalle nazioni appartenenti al World Trade Ogranization con lo scopo di stabilire regole universalmente riconosciute a favore della protezione e del riconoscimento della proprietà intellettuale.
[3] L’Art.39, sez.7 rubricato , rubricato “Protection of Undiscosed information” enuncia che:« Natural and legal persons shall have the possibility of preventing information lawfully within their control from being disclosed to, acquired by, or used by others without their consent in a manner contrary to honest commercial practice so long as such information: is secret in the sense that it is not, as a body or in the precise configuration and assembly of its components, generally known among or readily accessible to persons within the circles that normally deal with the kind of information in question; has commercial value because it is secret; and has been subject to reasonable steps under the circumstances, by the person lawfully in control of the information, to keep it secret».
[4] S. Lakhani, Trade secrets and industrial espionage in formula one motorsports, p.239, Denver Journal of International Law and Policy, 2018.