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Le vaccinazioni: tra diritto alla salute e consenso informato
L’analisi degli aspetti critici della questione vaccinale prende atto del rapporto e del bilanciamento di interessi legati da una parte alla tutela del diritto alla salute[1], sancito dall’art. 32 della Costituzione, e dall’altra al consenso informato e a una completa ed esauriente divulgazione delle informazioni precedenti la somministrazione del vaccino da parte degli operatori sanitari (il counselling vaccinale)[2].
Nei Paesi con i maggiori indici di sviluppo si sono registrati problemi legati a fattori che hanno indebolito i programmi di immunizzazione, come la mancanza di sensibilizzazione e di informazione, spesso alla base del fallimento delle strategie di vaccinazione. Infatti, proprio la mancanza di una giusta divulgazione delle informazioni relative alle pratiche vaccinali è stata una delle principali concause del fenomeno inerente al calo delle coperture vaccinali registrato negli ultimi tempi nel nostro Paese.
Sul punto si è espresso anche il Comitato nazionale di bioetica, secondo il quale «è un dato allarmante che la diminuzione della copertura vaccinale ha determinato un sensibile aumento dei casi di morbillo in tutto il mondo» e che in Italia «nel 2014 sono stati segnalati ben 1.686 casi, ovvero il numero più alto in Europa. Ciò ha portato la stessa Oms a richiamare esplicitamente l’Italia a prendere provvedimenti al riguardo».
Andrew Wakefield: una ricerca priva di fondamento
Tale situazione affonda le sue radici nei risultati di una ricerca, poi rivelatasi completamente priva fondamento, condotta dal medico inglese Andrew Wakefield e dai suoi collaboratori, i quali intravedevano l’esistenza di un nesso pertinenziale tra la vaccinazione trivalente e l’autismo[3]. Le affermazioni rese da Wakefield, sulla possibile esistenza di un nesso fra la trivalente e l’autismo, non hanno fatto altro che generare allarme e paure nell’opinione pubblica con la conseguenza di favorire la diffusione delle contestazioni alle vaccinazioni che negli ultimi venti anni il web ha alimentato sia negli Stati Uniti che in Europa, generando un clima di sfiducia tra i giovani genitori (e in alcuni casi anche tra gli operatori sanitari) e creando delle ripercussioni sulla salute pubblica e sulla riduzione delle coperture vaccinali[4]. Ulteriore conseguenza a tutto ciò è stato il fenomeno della corsa all’indennizzo da presunto danno vaccinale come evidenziato da una sentenza del Tribunale di Rimini[5] di pochi anni fa, che ha riconosciuto un nesso causale tra vaccinazione trivalente e autismo.
Vaccini e autismo: nessun nesso causale
La teoria della sussistenza di un nesso causale tra la trivalente e l’autismo è stata esclusa anche dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione che, nella sentenza 16 giugno 2016, n. 12427, ha respinto il ricorso presentato da una madre, in qualità di amministratrice di sostegno di un ragazzo che aveva sviluppato la patologia autistica, contro il Ministero della Salute, chiamato in causa dalla domanda di indennizzo in base alla legge 210 del 1992 che assegna un «ristoro economico» in favore delle persone danneggiate in maniera «irreversibile» da trasfusioni, vaccinazioni obbligatorie ed emoderivati[6]. Nello specifico tale pronuncia prendeva le mosse dal rigetto di una istanza di risarcimento danni che il ricorrente deduceva di aver subìto per effetto della vaccinazione contro morbillo, rosolia e parotite; sia in primo che in secondo grado il ricorso veniva rigettato sulla base dell’assenza del nesso causale tra la vaccinazione e l’autismo da cui il ricorrente risultava affetto. La questione, giunta al vaglio della Suprema Corte, è stata esaminata punto per punto e poi respinta. In primis, la Cassazione ha considerato attentamente tutte le competenze tecniche dei consulenti incaricati, caratterizzate dal concorso di distinte, ma integrate professionalità, comprendenti soprattutto lo studio del disturbo del c.d. spettro autistico. Ed è proprio sulla scorta di quelle deduzioni tecniche elaborate che in secondo grado si è chiarita ampiamente l’assenza di nesso causale tra le vaccinazioni e l’insorgenza del disturbo.
L’esclusione del nesso causale tra la profilassi vaccinale e l’autismo è stata, altresì, oggetto di una recente decisione dei giudici della Cassazione, la sentenza n. 18358 del 25 luglio 2017. Nella vicenda in esame un bambino manifestava una forma di encefalopatia con sindrome autistica che, a parere del ricorrente, si era manifestata a seguito della somministrazione della vaccinazione antipolio. Il consulente medico incaricato dai Giudici, in ambedue i gradi di merito, ha escluso il nesso di causalità tra l’inoculazione e la patologia, ritenendo che non fosse ipotizzabile una correlazione con alcuna causa nota in termini statisticamente accettabili e probanti, sostenendo, inoltre, che, pur potendo avere un ruolo la predisposizione genetica, non esistevano comunque studi epidemiologici definitivi che consentissero di porre in correlazione la frequenza dell’autismo con quella della vaccinazione antipolio. Nonostante ciò, il ricorrente aveva lamentato che il consulente tecnico e la Corte territoriale avevano disconosciuto la sussistenza del nesso causale tra la patologia ascritta al minore e la subita vaccinazione antipolio. La Corte di Cassazione ha precisato che la censura costituiva un «mero dissenso diagnostico» che si traduceva in un’inammissibile critica del convincimento del giudice chiudendo l’esame del caso ad essi sottoposto, con la negazione di ogni correlazione tra la patologia da cui era affetto il bambino e la vaccinazione somministrata.
[1] E. Ferrari, Diritto alla salute e prestazioni sanitarie tra bilanciamento e gradualità, in Le Regioni, 1991, p. 1513 ss.; R. Balduzzi, La legge n. 419 del 1998 recante delega per la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale: prime considerazioni d’insieme, in Sanità pubblica, 1999, p. 165.
[2] M. Gangemi, P. Elli, S. Quadrino, Il counselling vaccinale: dall’obbligo alla condivisione, Torino, Edizioni Change, 2006.
[3] A.J. Wakefield et al., Ileal-lymphoid-nodular hyperplasia, non-specific colitis, and pervasive developmental disorder in children, The Lancet, Volume 351, Issue 9103, 1998, pp. 637-641. Nel 1998 Wakefield aveva pubblicato su The Lancet il contestatissimo studio sulla correlazione vaccini-autismo. In seguito, nel 2010, lo studio fu ufficialmente ritirato a causa di «violazioni etiche» e «scarsa comunicazione dei conflitti di interesse finanziari» del suo autore e Wakefield fu radiato dall’Ordine dei medici inglese. Numerosi studi clinici condotti successivamente hanno dimostrato che non esiste alcun legame tra vaccini e autismo. Sul punto si veda anche A. Jain et al., Autism occurrence by MMR vaccine status among US children with older siblings with and without autism, in The Journal of American Medical Association, 2015; 313 (15), pp. 1534-1540.
[4] G. Gemma, Impatto negativo degli umori popolari sul diritto alla salute (Intervento al convegno A.I.C. “La scienza costituzionalistica nelle transizioni istituzionali e sociali”, Roma, 6-7 novembre 2015), in Osservatorio costituzionale, 2, 2016, pp. 2-6.
[5] Ut supra, § 4.
[6] Corte Cass., sez. lav., 16 giugno 2016, n. 12427.