24 Gennaio 2020

Vita da praticante, un mestiere per ricchi

GIUSY TUCCI

Immagine dell'articolo: <span>Vita da praticante, un mestiere per ricchi</span>

Abstract

Il Decreto del Ministero della Giustizia n. 70 del 2016, pubblicato in G.U. il 19 maggio dello stesso anno, contiene le disposizioni definitive su come deve svolgersi la pratica forense. Questo periodo di formazione, con durata di 18 mesi, è obbligatorio per l’accesso all’esame di abilitazione d’avvocato.

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I primi passi 

Vorrei dare un consiglio ai neo-laureati ed ai laureandi che sono prossimi ad entrare nel mondo della pratica forense: nessun allarmismo.
Sappiamo che le informazioni e le indicazioni che le nostre università ci danno in merito a quello che, per la stragrande maggioranza dei giuristi, costituisce un passaggio obbligatorio del proprio percorso professionale, se non inesistenti, sono comunque poche e spesso anche confuse.
Il post laurea del futuro avvocato prevede lo svolgimento di un tirocinio presso uno studio legale. Si è innanzi ad una prima scelta, ovvero in quale ramo dello svariato mondo del diritto specializzarsi. La procedura è stata modificata di recente dal Decreto del Ministero della Giustizia n. 70 del 2016, pubblicato in G.U. il 19 maggio dello stesso anno, che contiene le disposizioni definitive su come deve svolgersi questo periodo obbligatorio di formazione. Il praticantato ha una durata di 18 mesi e non più di due anni come previsto dalla normativa precedente. La data di inizio coincide con la delibera del Consiglio dell’Ordine nella quale viene accolta l’istanza d’iscrizione al registro dei praticanti. Il tirocinio può essere interrotto per motivi di salute, adozione, assistenza ai prossimi congiunti, maternità o paternità.
Dal 3 giugno del 2016 i laureandi possono accedere al tirocinio già dall’ultimo anno di università, anticipandone quindi l’inizio, dovendo dar prova di frequentare lo studio legale per almeno 12 ore settimanali. Gli studenti che intendono sfruttare quest’opportunità possono quindi svolgere il primo semestre di tirocinio in concomitanza con la conclusione del percorso universitario, a patto che siano in regola con gli esami di profitto previsti dal proprio piano di studi e che abbiano conseguito i crediti universitari richiesti in diritto civile, diritto processuale civile, diritto penale, diritto processuale penale, diritto amministrativo, diritto costituzionale e diritto dell’Unione europea.
La pratica forense può essere svolta presso un avvocato iscritto all’Ordine da almeno 5 anni, presso l’Avvocatura dello Stato per non più di un anno o in un altro paese europeo per non più di sei mesi.

 

La prima udienza 

Il primo giorno in un’aula di Tribunale è come il primo amore, non si dimentica. Ti ritrovi in un’aula dai colori freddi, avvocati che si salutano, parlano tra loro e ti linciano con lo sguardo, o meglio, hai la convinzione che stiano guardando proprio te. In quell’istante è più che normale avere la sensazione di essere inadeguati, impacciati e di non avere le giuste conoscenze giuridiche.
L’aspettativa è di stare per assistere al discorso storico di Denzel Washington nel film Philadelphia ed invece addio sogni di gloria!
Per quanto il nostro sistema possa tendere ad una trattazione orale, il tutto si limita, nei fatti, ad uno scambio di battute che sono già scritte nel verbale di udienza ed il giudice concede a malapena agli avvocati la facoltà di riepilogare i fatti, prima di disporre il successivo rinvio. Nonostante questo, per la prima volta si riesce a concretizzare quello che si è studiato durante il percorso universitario.

 

La giornata tipica del praticante

Durante la giornata il praticante ha diversi compiti da svolgere in Tribunale. La mattina è necessario armarsi di pazienza. Tra i vari compiti che gli spettano ci sono le lunghe ore di fila davanti alle cancellerie. La comunicazione che avviene tra il giovane giurista ed il cancelliere è esattamente come quella che avviene tra il cane e il gatto, difficile da comprendersi.
Il pomeriggio viene trascorso in studio. Si leggono con attenzione fascicoli nei quali anche una virgola può fare la differenza. Il futuro avvocato non potrà avere soddisfazione più grande di quella che si prova nell’aver studiato nei minimi dettagli un caso e scriverne poi un atto. Il rispetto dei termini deve diventare il tuo miglior amico.
Se si è fortunati e se si sta svolgendo la pratica forense con un dominus generoso, il praticante si troverà ad avere i primi rapporti di fiducia con i propri assistiti ed in questo momento si comprende realmente cosa significa essere degli avvocati. Per la prima volta i tuoi problemi diventano secondari.

 

Il famoso rimborso spese

Ci si potrà chiedere se, nell’arco di tutto il periodo della pratica, il tirocinante abbia diritto ad ottenere un qualche compenso per l’attività svolta presso lo studio professionale o, comunque, la realtà lavorativa prescelta. Ebbene, l’attività di tirocinio professionale non determina di diritto l’instaurazione di un rapporto di lavoro subordinato, né di natura occasionale e, di conseguenza, non si può parlare di retribuzione. Tuttavia, per quanto tristemente molti non vi si siano adeguati, la nuova normativa in materia stabilisce il diritto per il tirocinante ad un rimborso spese di importo massimo pari ad € 800,00, circostanza consolante visto che molti devono sostenere notevoli spese per i trasporti e che, comunque, l’attività lavorativa prestata non è certo di entità irrilevante.
Per un giovane laureato potrebbe essere un incentivo ad impegnarsi ancora di più in questo percorso di formazione, a non gettare la spugna e di conseguenza anche il suo dominus sarà più soddisfatto del suo operato. Inoltre, chi vuole intraprendere questa carriera spesso è bramoso di approfondire le proprie conoscenze, frequentando corsi e master, ma se la famiglia non può permettersi di pagare ancora ulteriori studi, cosa dovremmo fare? Incatenare le nostre ambizioni?
Il gradino di una scala non è mai stato concepito per riposare, ma solo per tenere il piede di una persona quanto basta a consentirgli di mettere l’altro un po’ più in alto (cit. Thomas Henry Huxley).

 

Conclusioni

Vietato mollare! I diciotto mesi di praticantato sono lunghi, a volte difficili, ma sono quelli che ti formano umanamente e professionalmente. Ci saranno mesi di sconforto in cui sarà difficile delineare la strada che si sta percorrendo, ma ci sono giorni in cui tornerai a casa a testa alta e con il vento a tuo favore per aver vinto un processo che hai seguito fin dall’inizio e per la conseguente gratitudine degli assistiti.

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