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1) Dottoressa Cirillo, i dati sul gender gap a livello nazionale e internazionale, seppur in miglioramento, rivelano l’esistenza di un fenomeno ancora diffuso. Come si traduce questa condizione?
Il tema del gender gap riguarda non solo l’operato di fondi di investimento come FSI, in cui opero, ma tutto il sistema economico-finanziario europeo. Partiamo da un dato significativo: la differenza di retribuzione del 18-20% tra uomini e donne significa che noi donne lavoriamo gratis un giorno alla settimana. Questa disparità si riflette non solo nella remunerazione, ma anche nel tasso di presenza femminile nelle aziende. Secondo Level20, organizzazione no-profit specializzata in gender equality, nel 2024 la presenza femminile nelle aziende è pari al 13%, scendendo addirittura al 5% nelle posizioni senior.
Interventi urgenti sono necessari per risanare questo sbilanciamento di genere, anche a causa del voluntary turnover: condizioni lavorative avverse portano le dipendenti a lasciare volontariamente il lavoro. Le aziende perdono talenti femminili nel percorso di carriera, poiché quando una donna sceglie di avere una famiglia, la maggior parte dell’onere e del tempo dedicato alla cura ricade su di lei. Questo crea un bivio tra il mantenere la propria posizione professionale e il dedicarsi ai carichi familiari.
2) In termini di partecipazione femminile al mercato del lavoro, l’Italia si pone al 28esimo e ultimo posto in Europa. In questo contesto, come FSI supporta e promuove il tessuto imprenditoriale femminile, in un’ottica ESG?
All’interno del mondo finanziario quando si analizza un’azienda, si tende ancora a valutarla basandosi su parametri finanziari della teoria economica classica. FSI ha integrato nei parametri di valutazione l’attenzione per l’imprenditoria femminile. In linea con i valori ESG, il gruppo adotta un approccio differenziato tra imprenditoria maschile e femminile.
FSI, fondo di investimento private equity growth, valuta investimenti in aziende del middle-market a conduzione familiare italiano, fondate da imprenditori. In queste aziende, la presenza femminile è spesso legata a una logica familiare. Tuttavia, nelle aziende di seconda o terza generazione, sono stati adottati modelli più manageriali che integrano e attribuiscono importanza alle professioniste. Vorrei concludere dicendo che ogni volta che nei board, soprattutto in posizioni executive, ci sono delle donne, le aziende tendono ad avere un posizionamento molto solido nel business e risultano attrattive per gli investimenti. Quando l'azienda ha credibilità e una forte componente femminile nei ruoli decisionali, FSI trova tutte le condizioni ideali per supportarne la crescita e portare avanti il proprio impegno.
3) Lei è la responsabile ESG di FSI, un importante gruppo finanziario. Quali iniziative ha implementato o sostenuto per promuovere l'uguaglianza di genere e favorire la crescita professionale delle donne?
In FSI, nell’employer branding, investiamo molto su talent attraction e retention. L’attrazione dei talenti rappresenta la sfida principale poiché, osservando i nostri potenziali stakeholder, emerge la difficoltà di reperire donne che abbiano scelto un percorso accademico nel settore della finanza e del private equity. Questa scarsità rende le poche che intraprendono questo cammino particolarmente brave, motivate e quindi molto contese. La sfida è riuscire ad essere attrattivi per queste risorse limitate.
Per affrontare questa difficoltà, è fondamentale iniziare a lavorare a monte stabilendo rapporti con le università sin dai primi stadi del percorso formativo. In FSI, abbiamo adottato il principio di mantenere un numero di assunzioni pari tra uomini e donne, garantendo le stesse opportunità di crescita. A parità di merito, tendiamo a preferire le candidate femminili per correggere lo squilibrio di genere attuale, che vede una predominanza maschile.
Una volta consolidato l'apparato per l'attrazione dei talenti femminili, è essenziale implementare politiche che supportino il loro percorso di crescita nel tempo. Questo include adeguarsi agli eventi della vita personale, come la maternità. L'azienda deve essere protettiva e predisporre strumenti adeguati per accompagnare le decisioni delle donne.
4) In che modo ritiene che il contributo delle donne possa influenzare positivamente l'aspetto 'S' (Social) delle iniziative ESG?
Le donne, per inclinazione, sono portate al cambiamento, una caratteristica che le rende particolarmente adatte e strategiche in azienda. Integrando la sensibilità femminile nelle decisioni aziendali, garantiamo che tutte le scelte siano orientate al futuro.
Non ho mai considerato le donne come una forza silenziosa relegata a ruoli impiegatizi o di middle management; questa è una visione limitata in cui non mi sono mai rispecchiata. Ritengo che le donne siano naturalmente predisposte a interpretare ruoli di agenti di cambiamento. Sono estremamente agili e sempre orientate verso la trasparenza, la collaborazione e la “fertilizzazione” della cultura aziendale. Questa loro attitudine le rende eccellenti nell'orientare l’azienda verso le sfide del futuro, come la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale e la sostenibilità.
Le rivoluzioni contemporanee rappresentano una straordinaria opportunità, se si comprende come agire. E questo è il contesto ideale per le donne.
5) Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un aumento della presenza delle donne in posizioni di leadership. Quali sono i fattori o le iniziative che ritiene abbiano avuto il maggiore impatto in questo progresso?
La Legge Golfo-Mosca in Italia ha obbligato le corporation e le aziende quotate a includere almeno un terzo del genere meno rappresentato nei loro board, portando a una significativa e qualificata presenza femminile. Dopo dieci anni, molte aziende continuano a seguire questa pratica non solo per obbligo legale, ma per il riconosciuto valore dell’inclusione e della diversità.
FSI ha ulteriormente innovato con il modello GoSE (Governance, Social impact, Environment), ribaltando il tradizionale approccio alla sostenibilità e promuovendo una governance responsabile fin dall'inizio. La cultura aziendale ora considera non solo l’efficacia dei costi, ma anche i costi nascosti e l'impatto ambientale, favorendo decisioni economicamente sostenibili. La presenza delle donne in ruoli di leadership è cruciale per accelerare questi cambiamenti. Con strumenti di monitoraggio adeguati, FSI si impegna a includere pragmaticamente più donne nei board nei prossimi anni.
La strada è tracciata, e con il supporto delle grandi corporation, il futuro dell'inclusione e della sostenibilità è estremamente promettente. La nostra visione è chiara: costruire un ambiente di lavoro equo e sostenibile, dove la diversità di genere non è solo un obiettivo, ma una realtà tangibile che guida il successo aziendale e l'innovazione.