08 Febbraio 2022

Intervista a Jonathan Donadonibus, Project Leader Women Empowerment Advisory Board, The European House – Ambrosetti

REDAZIONE

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Lei è stato il Project leader del Business Advisory Board di Ambrosetti, a supporto della Presidenza italiana del G20 e dell’Agenda per il 2021 per quello che riguarda l’Empowerment femminile. Qual è il suo personale coinvolgimento sul tema, cosa l’ha portata a occuparsi a fondo di empowerment femminile? 

Innanzitutto, credo profondamente nell’uguaglianza dei generi, nella società così come nell’economia. E poi sono per natura contro gli stereotipi. Sulla base di queste personali convinzioni quando mi è stato proposto di occuparmi del tema è stato per me automatico accettare. Man mano che sviluppavamo l’analisi mi sono poi reso conto di quanto grande il problema sia a livello internazionale che italiano. Nel nostro paese, una donna su due non partecipa al mondo del lavoro e questo non implica solo risvolti economici ma anche di natura sociale.

  

Può elencare alcune proposte chiave che il Women Empowerment Business Advisory Board ha formulato per la Presidenza Italiana?

Le proposte, che trovano la loro genesi nel contributo di alcuni dei più importanti board members a livello internazionale, sia uomini che donne, sono raccolte in un manifesto che sintetizza i principi cardine sul quale lavorare. Tra i dieci principi quelli a me più cari sono la necessità di superare gli stereotipi cambiando la percezione del ruolo della donna nella società, investire nelle nuove generazioni anche in termini educativi e favorendo una maggiore partecipazione delle donne nelle discipline STEM, promuovere l’indipendenza economica e infine, ma non per importanza, promuovere una cultura della zero-tollerance verso la violenza nella società così come sui luoghi di lavoro.

 

In che percentuale ritiene applicate le proposte che il Board ha fatto, per quello che riguarda l’Italia? Come si colloca il nostro Paese secondo i vostri indicatori all’interno del G20? 

Difficile rispondere con un dato sintetico. Ciò che è certo è che la Presidenza italiana del G20 dello scorso anno, tramite la Ministra Bonetti, ha posto il tema delle donne al centro della sua agenda. Tutti i tavoli di lavoro hanno affrontato il tema ciascuno con il suo angolo di lettura. Sintomo che qualcosa si sta muovendo. ILO e OCSE stanno supportando energicamente i diversi Paesi membri. In Italia, con l’approvazione del Family Act si è fatto un passo in avanti, soprattutto dal punto di vista della genitorialità e del supporto economico. Ma i veri cambiamenti nel lungo termine si ottengo lavorando sul fronte della cultura ed è li che è necessario investire.

 

Quale inegualità tra i generi o pregiudizio vorrebbe veder cancellato per primo nella nostra società? 

Semplice. Una donna che lavora, che ha ambizioni di carriera, non è necessariamente una cattiva mamma. Questo è lo stereotipo che deve necessariamente essere abbattuto, soprattutto tra le stesse donne. Credo che, trovando ciascuna il giusto equilibrio, le due cose possano coesistere senza alcun problema.

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