24 Febbraio 2023

No, ChatGPT non sostituirà gli Avvocati, ma è giusto memarci sopra

ANTONIO RAVENNA

Immagine dell'articolo: <span>No, ChatGPT non sostituirà gli Avvocati, ma è giusto memarci sopra</span>

Abstract

ChatGPT è ormai un trend a livello mondiale, come diffuso è lo scetticismo generale che lo accompagna. In questo articolo l'autore ve ne parla con leggerezza e con un pizzico di ironia.

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Quando mi è stato proposto di scrivere un articolo su ChatGPT-3 ho pensato che fosse un’ottima occasione per affrontare in modo diverso un tema oramai affrontato più e più volte, sviscerato forse sotto ogni profilo.

E allora mi sono chiesto…

ChatGPT-3 è un sistema di Intelligenza Artificiale Generativa, sviluppato da OpenAI e addestrato su un’enorme mole di dati.

La dimensione precisa del dataset non è stata divulgata, tuttavia si parla di svariati Petabyte. Per intendersi, un petabyte equivale a un milione di GB.

Per ottenere una risposta dal chatbot strutturata e, quasi sempre, convincente, sarà sufficiente fornire unprompt, ovvero un’istruzione più o meno precisa.

Le risposte si basano sul dataset su cui ChatGPT-3 è stato addestrato, ma la qualità delle stesse non dipende solo dai dati. È influenzata infatti anche dall’architettura della rete neurale, dalle tecniche di machine learning che sono state utilizzate per sviluppare ChatGPT-3 e dalla qualità della preparazione dei dati.

Ad oggi, “conversare” con ChatGPT-3 può risultare a tratti sbalorditivo.

Basti pensare che già nel dicembre 2022 ha superato con successo il Test di Touring.[1]

Intorno a ChatGPT-3 si è così sviluppato un forte clamore e senso d’attesa, che ha fatto sì che da quando ha fatto la sua comparsa online praticamente tutti hanno iniziato a testarne le funzionalità. 

Persino in ambito accademico.

L’Università di Legge del Minnesota, infatti, ha testato le potenzialità di ChatGPT-3 mettendolo alla prova con 95 domande a risposta multipla e 12 domande aperte.

Il test così realizzato è stato inserito tra altri redatti da studenti e corretto dal corpo docente “alla cieca”.

Ebbene, ChatGPT ha passato il test, con una media di C+. Uno studente mediocre insomma, che tuttavia non ha ricevuto nemmeno una bocciatura.[2]

Non è perfetto, ma chi lo è del resto?

Mettendolo alla prova nella stesura di una bozza di atto poi, o anche solo di una clausola, risulta evidente come ChatGPT manipoli il materiale presente all’interno del suo database (o che gli forniamo noi in fase di richiesta), senza tuttavia aggiungere quel “qualcosa in più”, né tantomeno contestualizzando il documento nell’ambito di una strategia più ampia.

Come ha detto il Prof. Jonathan Choi, autore principale della ricerca svolta dall’Università di Legge del Minnesota, in collaborazione con i Professori Kristin Hickman, Amy Monahan e Daniel Schwarcz, “Il potenziale più grande per la professione è che un avvocato potrebbe usare ChatGPT-3 per produrre una prima bozza e rendere la sua pratica molto più efficace.

Delle potenzialità intrinseche dell’Intelligenza Artificiale Generativa, infatti, non hanno tardato ad accorgersene le Law Firm del Magic Circle, in particolare, Allen & Overy.

La Law Firm londinese ha infatti introdotto Harvey, il chatbot sviluppato a partire dall’ultima versione del modello di Intelligenza Artificiale Generativa di OpenAI, utilizzabile per la stesura di prime bozze contrattuali per il settore M&A e di memo per i clienti.

Disponibile per tutti i 3.500 avvocati della Law Firm sparsi in tutto il mondo, potrà essere utilizzato solo con la supervisione di un Avvocato regolarmente iscritto all’Ordine.[3]

Quindi liberi tutti?

Iniziamo a far scrivere la prima bozza a ChatGPT occupandoci solo della revisione?

Non è esattamente così.

Innanzitutto, la versione gratuita di ChatGPT, liberamente accessibile dal sito www.chat.openai.com, può essere utilizzata solo per finalità di sperimentazione.

Per utilizzare ChatGPT per scopi commerciali, è necessario contattare direttamente OpenAI per ottenere una licenza commerciale.

E così, mentre ChatGPT stesso continua a rassicurare gli Avvocati che fanno e rifanno la stessa domanda,sostituirai gli Avvocati?, rispondendo che no, non ruberà il loro lavoro…

… allo stato attuale sembra logico pensare a uno sviluppo di ChatGPT-3, e in generale delle Intelligenze Artificiali Generative, come strumento nelle mani dell’avvocatura.

È quindi plausibile prevedere che l’utilizzo di questi strumenti fornirà un vero e proprio vantaggio competitivo, con clienti alla ricerca dell’algoritmo più performante e dei dati migliori in mano ad esperti tanto della materia giuridica quanto dello strumento in sé.

Non sembra così lontano lo scenario in cui i clienti valuteranno, in fase di selezione del professionista esterno, la maturità della digitalizzazione dello studio legale a cui si rivolgono.

Ma sostituiranno il supporto di un professionista con un chatbot?

Almeno per ora.

[1] Il test, proposto da Alan Touring nel 1950, consente di valutare l’intelligenza di una macchina.

Nel tempo il test si è sviluppato in più varianti. Nella versione semplificata (e più conosciuta) un intervistatore deve dialogare con un soggetto e, a fine conversazione, deve indicare se pensa che si tratti di una macchina o di una persona.

Se la macchina viene identificata - a torto - come persona, avrà passato il test.

[2] https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=4335905

[3] https://www.allenovery.com/en-gb/global/news-and-insights/news/ao-annou…

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P.s. Ho chiesto a ChatGPT-3 di realizzare un meme a tema ChatGPT-3 e Avvocati. Questo è il meglio che ha generato:

Picture of ChatGPT-3 with text Caption:

“When someone asks ChatGPT-3 for Legal Advice”.

A voi le conclusioni.

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