03 Aprile 2020

COVID-19: l’emergenza “giuridica” e l’ordine sociale

ANDREA FERRANDI

Immagine dell'articolo: <span>COVID-19: l’emergenza “giuridica” e l’ordine sociale</span>

Abstract

Quando l’emergenza di queste settimane sarà terminata, i rapporti economici (e i contratti che li sottendono), se inadempiuti dovranno trovare una soluzione. Il rischio è trovarsi impantanati in una giungla di reclami ed eccezioni, ricorsi e controdeduzioni con un sovraccarico del sistema Giustizia e un possibile nuovo collasso del sistema. È necessario quindi che tutti gli attori (imprese, associazioni di categoria, operatori del diritto) forniscano il loro contributo per trovare – al più presto - una soluzione condivisa.

***

Lo scenario attuale

Lo abbiamo capito, lo dicono tutti: la crisi economico-finanziaria determinata dall’emergenza Covid-19 è probabilmente la peggiore dal secondo dopoguerra; eppure, in questi giorni di isolamento obbligato non riusciamo a non pensare a quali potranno essere gli scenari che ci attenderanno dopo che l’emergenza sanitaria sarà stata superata.

Navighiamo a vista, tuttavia, e questo pregiudica la nostra capacità di accettare che l’uscita dalla crisi non sarà rapida quanto il suo inizio.

Ed è probabilmente per tentare di mettere ordine nell’incertezza generale che caratterizza l’attuale periodo, che gli interpreti del diritto hanno cercato, sin da subito, di trovare soluzioni tecniche, o comunque di anticipare riflessioni, circa i futuri scenari giuridici.

Non sono infatti mancati, nelle scorse settimane, guide, decaloghi e liste dei rimedi esperibili, nell’immediato e in un prossimo futuro, per mettere in sicurezza i rapporti contrattuali più a rischio per le aziende. Per l’effetto, ormai tutti abbiamo, per così dire, familiarizzato con i concetti di forza maggiore, eccessiva onerosità o impossibilità sopravvenuta, inesigibilità della prestazione e responsabilità dell’inadempimento, mossi dalla necessità di rinegoziare - altra parola d’ordine, di questi tempi - termini e andamento dei rapporti contrattuali pendenti.

Tuttavia, rinegoziare, non è mai cosa semplice, né immediata.

 

I contratti di tutti i giorni e le ripercussioni

Se giustamente oggi l’attenzione è rivolta soprattutto alla sopravvivenza del tessuto produttivo del Paese, non si può non considerare come, alla fine della filiera, esista pur sempre il Consumatore.

E non sarà semplice, proprio per questa categoria in particolare, trovare nei prossimi mesi soddisfazione nei pretesi diritti derivanti da inadempimenti contrattuali, non potendo più, probabilmente, avvalersi delle tradizionali leve economiche per orientare le regole del gioco.

A ben vedere, molti dei contratti che sottostanno alla generalità dei servizi a cui siamo (o meglio, eravamo) abituati come consumatori - dai trasporti, all’intrattenimento, passando per turismo e sport - sono rimasti, negli ultimi mesi, parzialmente se non del tutto ineseguiti, e non è affatto detto che per tutte queste situazioni sarà possibile rinegoziare, ad emergenza rientrata, la misura di quanto è ancora, se del caso, dovuto. Soprattutto se nel frattempo la ripresa non sarà tale da consentire, a chi quel prodotto o servizio lo avrebbe dovuto fornire, di poter recuperare la liquidità utile a rimanere in carreggiata ed affrontare le richieste della parte adempiente rimasta insoddisfatta.

Il rischio è quello di un diffuso ed incontrollato (ma legittimo) appello alla Giustizia da parte di ogni singolo consumatore insoddisfatto.

Le associazioni di categoria, in modo lungimirante, hanno già iniziato a lanciare segnali d’allerta, anticipando le scarse possibilità di sopravvivenza che si prospettano per le realtà medio-piccole, in assenza di sostanziali misure di sostegno diretto da parte dello Stato.

È dunque evidente che la situazione di emergenza sanitaria, ripercuotendosi sui rapporti negoziali “di tutti i giorni” di cui si compone la nostra società, determinerà anche un'emergenza “giuridica”, collegata alla gestione dei rapporti contrattuali del consumatore, rimasti incompiuti, ed alle responsabilità ad essi connesse.

 

L’opportunità di un intervento tempestivo e condiviso

La domanda sorge spontanea, ed è forse rimasta, fin ad oggi, per buona parte inespressa: ci siamo soffermati abbastanza sull’opportunità di coordinare, come per gli altri settori, anche i rapporti giuridici toccati dal fenomeno epidemico, in un’ottica nuova, finalizzata ad una composizione della controversia che consenta di salvaguardare, unitamente all’interesse delle parti del rapporto negoziale - arrivato alla sua fase patologica per ragioni estranee alla loro volontà - anche il tessuto sociale in cui tale rapporto (e le stesse parti) si inserisce?

Del resto, la sicurezza dei traffici - determinante per la ripresa di ogni ciclo economico - è sempre passata per forme di cooperazione più o meno codificate, volte non tanto a cristallizzare le situazioni quanto a rendere prevedibili proprio gli scostamenti tra promesse e fatti, allocandone i relativi rischi e quindi consentendo una programmazione degli investimenti.

Non è forse questa, oggi, una vera e propria esigenza, dettata dalla necessità di contemperare, secondo principi - affatto nuovi - di solidarietà economica e sociale, gli interessi di tutte le parti in causa, indirizzati alla ricostruzione del Paese?

Pare dunque che, se è vero che il peggio deve ancora arrivare, vi sia anche margine per rivedere al meglio le strategie giuridiche per favorire la ripresa, con il contributo responsabile di tutti gli attori.

 

Il presente articolo è stato redatto con la collaborazione di Sara Cancian, avvocato e senior associate presso Andersen Tax & Legal.

 

 

Altri Talks