20 Gennaio 2025

Il contratto di lavoro tra impresa e dirigente: le clausole e i patti da valutare per tutelare l’Impresa e il Manager

BARBARA MASSERELLI

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Abstract

La figura del dirigente si colloca a un livello apicale nell’organigramma aziendale e assume particolari responsabilità strategiche. Il rapporto contrattuale tra un’impresa e un dirigente è spesso disciplinato da patti specifici, che integrano la disciplina generale del lavoro subordinato dirigenziale, che consentono una corretta gestione del rapporto e riducono il rischio di controversie future. Per redigere un contratto “su misura” è però necessario avere ben chiaro l’obiettivo da raggiungere, il bene da tutelare, delle varie fasi del rapporto di lavoro. In questo breve intervento forniremo una panoramica su alcune clausole che mirano a fidelizzare il rapporto con il dirigente.

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Entry Bonus

La clausola di Entry Bonus, o anche sign-on bonus, prevede l'erogazione di un bonus iniziale a favore del dirigente al momento dell’assunzione o dell'ingresso in azienda.

Si tratta di un incentivo economico volto:

  • ad attrarre lavoratori qualificati di alto profilo, rendendo la proposta di lavoro più interessante rispetto a quella di altre aziende;
  • a compensare il dirigente per eventuali perdite economiche legati al cambio di lavoro (es. stock options, bonus, o benefit non maturati presso il precedente datore di lavoro, o indennità da mancato preavviso pagata per cessare il rapporto velocemente) per passare al nuovo incarico;
  • a ricompensare il dirigente per l’assunzione di un rischio legato al cambio di lavoro.

L’importo e la modalità di riconoscimento sono oggetto di negoziazione individuale. In genere, l’importo è stabilito in base al livello del ruolo, alle responsabilità e alle esigenze del mercato varia anche la modalità di pagamento.

 

Il patto di stabilità

Il patto di stabilità è una clausola che obbliga il dirigente a mantenere il rapporto di lavoro con l’azienda per un periodo di tempo prestabilito, salvo particolari circostanze (es. giusta causa), a fronte di specifici benefici concessi dall’impresa. Il patto di stabilità ha come obiettivi la fidelizzazione del personale, disincentivandone il turnover, il ritorno degli investimenti sostenuti dall’impresa per selezionare, formare e inserire un dirigente ed ottenere la stabilità gestionale, che è cruciale per il buon funzionamento.

La durata del vincolo deve essere ragionevole e proporzionata all’interesse aziendale tutelato. L’azienda può offrire uno o più vantaggi al dirigente in cambio del vincolo, ad esempio un percorso di formazione.

In caso di cessazione anticipata del rapporto, per dimissioni del dirigente o per recesso da parte dell’impresa legato ad un grave inadempimento - il dirigente è tenuto a versare una somma a titolo di risarcimento (penale per l’inadempimento), che deve essere proporzionata e non può configurarsi come una forma di coercizione o limitazione della libertà contrattuale.
 

Il patto di retention

Il patto di retention è un accordo stipulato tra l’azienda e il dirigente che prevede l'erogazione di un bonus per incentivare la permanenza del dipendente in azienda per un periodo di tempo specifico o fino alla conclusione di uno specifico lavoro o progetto. Questo tipo di contratto è utilizzato principalmente per trattenere figure chiave, incentivando il dipendente a rimanere in azienda e quindi garantire la stabilità.

Se il dirigente lascia volontariamente l'azienda prima della scadenza del periodo di retention, potrebbe perdere il diritto al bonus o doverlo restituire (nel caso l’abbia già percepito).

Anche se la finalità è simile, il patto di stabilità e il patto di retention sono diversi: il primo ha un carattere vincolante e prevede un obbligo formale per il dipendente di rimanere in azienda per un certo periodo, pena il pagamento della penale e del risarcimento del danno; il secondo è un incentivo a rimanere in azienda, ma non vincolante, che premia la permanenza in azienda e che non viene pagato se il rapporto termina prima del termine stabilito.
 

Il patto di riservatezza

Il patto di riservatezza è una clausola contrattuale che vincola il dirigente a mantenere la segretezza su tutte le informazioni confidenziali e strategiche acquisite durante il rapporto di lavoro, sia durante che dopo la cessazione dello stesso.

Questo patto è particolarmente utilizzato per i dirigenti, che spesso hanno accesso a dati rilevanti, strategie aziendali, progetti futuri e know-how cruciale per il successo dell’impresa.

Le informazioni soggette a riservatezza possono includere strategie aziendali e commerciali, dati finanziari e contabili, elenchi clienti e fornitori, progetti di ricerca e sviluppo, proprietà intellettuale e segreti industriali e, più in generale, tutte le informazioni che non siano di dominio pubblico o acquisibili da fonti esterne all’azienda.

Il dirigente sarà quindi tenuto ad evitare la comunicazione e la divulgazione di informazioni confidenziali a terzi non autorizzati, ad utilizzare le informazioni aziendali esclusivamente per le finalità legate all’esecuzione del proprio lavoro ed a restituire o distruggere i documenti e i supporti contenenti dati riservati al termine del rapporto di lavoro.

Il patto può essere limitato al periodo di lavoro oppure estendersi oltre la cessazione del rapporto; in quest’ultimo caso, il vincolo deve essere limitato nel tempo (di solito, da 1 a 3 anni) e proporzionato all’interesse da tutelare.  Non è obbligatorio prevedere un compenso.

La violazione del patto può comportare il risarcimento dei danni subiti dall’azienda, il pagamento delle eventuali penali previste nel contratto; se la violazione della riservatezza è avvenuta in costanza di rapporto, il dirigente è sanzionabile anche con il licenziamento in tronco (senza preavviso).
 

Il patto di clawback

Il patto di clawback consente al datore di lavoro di correggere o richiedere indietro i bonus o gli incentivi concessi a un dipendente, al verificarsi di determinate circostanze come, ad esempio:

  • quando si rilevano errori nella quantificazione dei risultati o nel calcolo del bonus;
  • quando il dirigente ha posto in essere comportamenti scorretti del dirigente, come violazioni delle regole aziendali o azioni fraudolente, al fine di raggiungere i risultati.

La clausola, da inserirsi nell’accordo con il quale vengono definiti gli obiettivi, mira a tutelare l’impresa da errori e prevenire comportamenti illegittimi. Per essere valido, il patto deve individuare con chiarezza le ipotesi che permettono il ricalcolo, per evitare decisioni arbitrarie.

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